San Camillo e l’Assunta: quando fidarsi di Dio produce grandi meraviglie

Oggi – 15 agosto – come credenti e come comunità di credenti, celebriamo la solennità dell’Assunzione di Maria al Cielo. Un festa cara alla nostra tradizione cristiana. L’Assunzione della Madonna ci ricorda non solo che la morte Tiziano Vecellio " Assunta", Santa Maria Gloriosa dei Frari, Venezianon è l’ultima parola sulla nostra vita, ma che la terra non ci basta!

L’inquietudine del nostro cuore chiede di essere saziata anche da grossi “bocconi” di cielo: o meglio siamo chiamati a portare un po’ di cielo in terra, per testimoniare concretamente il nostro impegno per l’avvento del Regno di Dio.

Maria assunta in cielo, corpo e anima“: Maria è una donna, una persona precisa, con la drammaticità della sua storia.
E’ assunta in cielo”: Maria è presa, innalzata, introdotta “in cielo”, termine mitico per indicare il mistero di Dio. Dunque Maria è il termine di un atto di Dio, che la ama, la afferra e la innalza per renderla partecipe del suo infinito Amore. E Maria è assunta in cielo, “corpo e anima”: non è solo il suo spirito, la sua anima, è lei, Maria, in tutta la sua concretezza umana personale.
Maria assunta in cielo, in corpo e anima” vuol dire che questa donna si è lasciata talmente amare, da un Amore che la dimensione della vita storica non può esaurire; vuol dire che in lei la morte significa raggiungere l’intimità più profonda con l’Amore.
In Maria, nella sua esperienza, si apre così l’orizzonte per la comprensione di quel “senso” che l’uomo non cessa di cercare ma che trova solo quando, credendo l’Amore, comincia a gustare i meravigliosi scenari aperti dalla scienza.
La pagina del Vangelo di Luca (Lc.1,46-55), il Magnificat, descrive in modo mirabile l’esperienza di Maria che trova il suo compimento in lei “assunta in cielo”.
Maria è una ragazza che ha creduto all’Amore: credere, affidarsi all’Amore è il senso fondamentale dell’esistenza umana. Ogni attimo della vita è una scelta: vivere per sé o vivere amando. Chi crede, ama: chi ama si affida. A chi si affida? All’altro che ha di fronte. Ma come è possibile affidarsi se non credendo che, ogni “altro” fragile è solo il BV_Maddalsegno, il simbolo di un “Altro” al quale solo ci si può affidare totalmente?.
Il Magnificat ci descrive tutto il cammino della fede di Maria: la sua vita è di una drammaticità senza pari. Ha imparato a credere l’Amore di Colui che è con chi si affida a Lui, con chi è umile, debole. Ha imparato a gustare l’Amore con il suo cuore di donna, con la sua sensibilità, con il suo corpo di donna, ha sperimentato che cosa significhi portare nel suo grembo un figlio, partorirlo, tremare per lui, soffrire il dolore più atroce: la morte, il momento della più grande fragilità, non può essere l’abbandono da parte di Colui che è l’ “Amore fedele”, ma l’abbraccio senza più veli. In Maria si illumina il senso della vita: nel suo corpo di donna che ha creduto l’Amore, Dio rivela che tutto è bello, quando tutto è Amore.

Questa festa è cara anche alla nostra tradizione camilliana. Di seguito offriamo alla vostra riflessione uno stralcio – tratto dalla Vita di San Camillo di S. Cicatelli – che ricorda proprio l’intuizione fondativa dell’Ordine che Camillo ebbe, alla vigilia di tale festa mariana. Come Maria, anche Camillo si è lasciato amare e si è fidato dell’amore provvidente di Dio. Un augurio ed un insegnamento anche per noi …

Buona festa a tutti …

P.Gianfranco Lunardon

P.Sanzio Cicatelli,Vita del P.Camillo de Lellis

Del primo pensiero c’hebbe Camillo

d’instituir la Compagnia.

CAP. XVII

“Ritrovandosi adunque Camillo nel sudetto stato di Mastro di casa, cresceva ogni giorno  piu in lui la charità verso l’infermi del suo Hospidale , pensando sempre come all’altezza di questa santa virtù, oltra tutte la visione di san camillo de lellis gandolfil’altre potesse pervenire. Sopra tutto haveva loro grandissima compassione del patir che solevano tal volta fare per conto de’ serventi mercennarij, particolarmente quando essendo chiamati la notte non rispondevano, ne correvano ad aiutargli, pensando non esser visti da nessuno.

Ma lui piu delle volte vigilando à posta si metteva nascostamente frà i letti d’essi infermi, overo sentendogli dal suo camerino chiamare vi correva subito lui riprendendo poi aspramente i serventi, sottrahendogli anco il cibo per penitenza. E con tutto che detti huomini mercennarij fussero tenuti da lui cosi vigilanti, nondimeno pur si accorgeva che non procedendo quella lor servitù da vero amore, ma solamente dalla mercede, spesso al debito loro con detrimento de poveri mancavano. Stando adunque egli una sera verso il tardi (che poteva  essere un’hora di notte) nel mezzo dell’hospidale soprapreso da queste considerationi gli  venne il seguente pensiero.

Ch’à tale inconveniente non si poteva meglio rimediare che con liberare essi infermi da mano di quei mercennarij et in cambio loro instituire una Compagnia d’huomini pij, e da bene, che non per mercede, ma volontariamente e per amor d’Iddio gli servissero con quella charità et amorevolezza che sogliono far le madri verso i lor proprij figliuoli infermi. Sovenendogli anco in questa prima intelligenza che detti huomini pij (acciò fussero per tali conosciuti dalla Città) potevano portar alcun segno ne’ vestimenti, come a dire una Croce, o altra simil cosa. Ritornato poi in se dalla sudetta consideratione propose col divino aiuto di voler esser lui quello c’haveva da dar principio alla detta opera, volendo impiegarci tutte le sue forze per farla riuscire.

Occorse questo a Camillo l’anno 1583 76. che fù l’undecimo del Pontificato di Gregori xiij. intorno alla santissima Assuntione di Maria sempre Vergine d’Agosto. Nel qual primo pensiero (che fù poi come una sbozzatura dalla quale N.S. Iddio cavò la Religione) non pensò egli di far altro ch’una semplice Compagnia di secolari  quasi dell’istessi serventi più charitativi per il suo proprio hospidale di S. Giacomo. Non havendo alhora pensato nulla di far Religione, ne d’uscir dall’hospidale, ne di raccommandar l’anime, ne di servir gli appestati, ne di visitar gli incarcerati. Alle quali cose tutte andò poi S.D. M.ta pian piano distendendo, e sollevando quel suo primo e semplice pensiero secondo vidde ch’a poco a poco s’andava allargando le capacità del suo intelletto.”

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