Messaggio del Presidente CADIS International fr. José Ignacio Santaolalla Sáez, MI
Il 4 ottobre celebriamo San Francesco d’Assisi, patrono dell’ecologia, e celebriamo la chiusura del Tempo del Creato. Una chiusura che, però, apre molte porte: quelle della riflessione per continuare a diffondere l’incoraggiamento di Papa Francesco oltre questo tempo liturgico.
Il tema che ci ha accompagnati questo anno, “che la giustizia e la pace scorrano”, ha messo in luce in modo ancor più chiaro l’emergenza climatica ed ecologica che stiamo vivendo. È solo l’unione di tutti i popoli del mondo che può portare un vero cambiamento. Si tratta di una vera conversione ecologica (cambio della mentalità secondo la volontà di Dio), modificando gli stili di vita e di consumo nella prospettiva dell’ecologia integrale e della sostenibilità.
CADIS immagina la pienezza della vita in una comunità eCon-resiliente, che significa una comunità che ha raggiunto la pienezza della resilienza e la conversione ecologica, attraverso interventi compassionevoli, competenti e coordinati. Come ci ricorda Papa Francesco, tale conversione “implica pure l’amorevole consapevolezza di non essere separati dalle altre creature, ma di formare con gli altri esseri dell’universo una stupenda comunione universale”. (Laudato Si’, 220).
Ed è con rinnovato impegno che, proprio oggi, ci prepariamo ad accogliere la nuova enciclica di Papa Francesco che si caratterizza come un’esortazione apostolica nello spirito della Laudato Si’, rinnovando il panorama della cura della nostra casa comune.
La scienza ha recentemente evidenziato l’aggravarsi delle sfide ecologiche globali, esacerbate dal nuovo panorama economico, politico e socio-ambientale all’indomani della pandemia globale di COVID-19.
A peggiorare ulteriormente le cose, le continue guerre turbano in modo tragico la pace, innescano l’afflusso di rifugiati e minano gli accordi internazionali sull’ambiente.
La crisi climatica globale è evidente: temperature record, collasso artico-antartico, siccità estreme, tempeste, incendi, perdite di vite umane e danni. Nonostante l’urgenza, le decisioni internazionali tardano a diventare un concreto e collettivo impegno.
La crescente urgenza richiede una risposta sia per preservare l’ambiente sia per aiutare le vittime di questa ingiustizia.
Quest’anno, il 4 ottobre ci prepariamo ad accogliere la nuova esortazione di Papa Francesco dal titolo “Laudate Deum”, come prosieguo della Lettera Enciclica Laudato Si’. Come dichiara lo stesso Papa Francesco “è necessario schierarsi al fianco delle vittime dell’ingiustizia ambientale e climatica, sforzandosi di porre fine all’insensata guerra alla nostra casa comune, che è una guerra mondiale terribile, quella. Esorto tutti voi a lavorare e pregare affinché essa abbondi nuovamente di vita.
Con rinnovata passione, il Santo Padre torna a parlare di conversione ecologica e propone di “trasformare i nostri cuori, i nostri stili di vita e le politiche pubbliche che governano le nostre società”.
Dal punto di vista umano e spirituale, Papa Francesco si sofferma sulla “cultura dell’abbandono” che ferisce tutti. Nella quotidianità, infatti, “c’è una cultura dell’usa e getta che è sempre in atto, manca l’educazione a usare le cose che restano, a rifarle, a sostituirle nell’ordine dell’uso comune delle cose. E questa cultura dell’usa e getta si ripercuote anche sulla natura”. Da qui l’urgenza di tornare a un uso corretto della natura: “Oggi l’umanità è stanca di questo uso improprio della natura e deve tornare sulla strada del buon uso della natura. E come usiamo la natura, una parola che può sembrare strana, direi: dialogo con la natura, dialogo” (cf. Vatican News, 26 settembre 2023).
Mentre concludiamo questo periodo liturgico della Tempo del Creato, siamo invitati a iniziare e a dare il via ad azioni significative che porteranno alla costruzione di una comunità ecologicamente resiliente e colpita da disastri. In primo luogo, dobbiamo superare i nostri peccati ecologici, ossia le azioni e i comportamenti che danneggiano l’ambiente e distruggono gli ecosistemi. Pensiamo prima alle conseguenze delle nostre azioni sugli altri e poi su noi stessi. L’interconnessione di tutte le forme di vita e la responsabilità di prenderci cura della Terra sono un nostro sacro dovere. In secondo luogo, denunciamo i gravi debiti ecologici delle istituzioni politiche e degli attori economici che distruggono l’equilibrio tra le risorse ecologiche che un Paese consuma e la capacità dei suoi ecosistemi di rigenerare tali risorse e di assorbire i rifiuti generati in nome dello sviluppo, a scapito delle nazioni meno sviluppate dove le loro risorse vengono estratte in modo sconsiderato. Il modo per perseguire queste azioni è la conversione ecologica – una “trasformazione di valori, credenze e pratiche, che incoraggia gli individui, le comunità e le società ad adottare stili di vita sostenibili e a riconoscere il valore intrinseco della natura”.
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