Testimoni Luglio Agosto 2022 pp. 5-8
Dal 2 al 20 maggio 2022, nella cornice del lago di Nemi – castelli romani – abbiamo celebrato il LIX capitolo generale dell’Ordine dei Ministri degli Infermi (Camilliani).
Hanno partecipato 56 religiosi capitolari, provenienti da 19 diverse nazioni, padri (54) e fratelli (3), e nella maggior parte visibilmente giovani.
L’evento del capitolo generale è stato preceduto ed accompagnato da un clima di attesa, in modo particolare dopo la morte prematura del nostro superiore generale p. Leocir Pessini (24 luglio 2019) e con due anni di ritardo rispetto alla scadenza sessennale ordinaria (2 maggio 2020) a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia da Covd-19.
Le nostre aspettative erano strettamente connesse con le finalità principali di ogni capitolo nel contesto della vita consacrata: esaminare lo stato dell’Ordine; promuovere il continuo rinnovamento e la vitalità spirituale ed apostolica, preservando il patrimonio spirituale e carismatico ed analizzando i principali problemi e sfide; eleggere il superiore generale e i membri del governo generale.
Il tema del capitolo è stato: Qual è la profezia camilliana oggi? Scrutando il passato, vivendo il presente, camminando con speranza verso il futuro. Su questa cornice tematica si erano articolati anche i capitoli locali e provinciali in previsione dello svolgimento del capitolo generale nel 2020.
Questa traccia di fondo è stata poi arricchita dagli incontri, via zoom, organizzati durante la pandemia tra la consulta generale e i superiori maggiori e dagli incontri pre capitolari svolti nei mesi di maggio 2021 e ottobre 2021, sempre via zoom, tra tutti i religiosi capitolari divisi per gruppi linguistici. Inoltre si è voluto tener conto anche del più recente magistero di papa Francesco sui temi della custodia del creato e dei migranti.
Gli incontri pre capitolari, raccogliendo una diffusa domanda emersa nei capitoli provinciali, avevano assunto lo slogan Più Ordine, meno Provincia declinato poi attorno a quattro cespiti particolari: la collaborazione interprovinciale; la formazione specialistica camilliana (alla luce della chiusura dell’istituto accademico di teologia pastorale sanitaria – Camillianum); l’espansione missionaria in prospettiva interprovinciale; la Governance dell’Ordine nel mutato contesto degli equilibri della geografia camilliana.
Gli argomenti sono stati poi raccolti e sistematizzati utilizzando il classico metodo del vedere, giudicare, agire o, detto diversamente, del riconoscere, interpretare, scegliere. I primi due momenti di questo discernimento sono dedicati all’analisi storica e del presente mentre il terzo momento si è configurato come l’ambito più profetico e programmatico con decisioni concrete sulla base delle riflessioni e delle mozioni presentate.
Guardare al passato con gratitudine. Da dove veniamo? Il passato che è in noi!
Nella nostra secolare storia di consacrazione camilliana di cui siamo depositari e custodi e responsabilmente impegnati a conoscerla e a implementarla, abbiamo individuato alcuni elementi fondamentali (valori, realtà, sfide …) che sono stati segni profetici in quell’epoca storica particolare e che continuano ad avere forte risonanza nella nostra contemporaneità.
I nostri confratelli del passato, ad imitazione del nostro fondatore san Camillo, soprattutto nei momenti difficili dell’Ordine, sono stati uomini abitati da una profonda fede che li portava ad abbandonarsi in Dio e a compiere scelte coinvolgenti o azioni al limite del comprensibile. Questa solida prospettiva di fede ha continuato ad alimentare la ‘prima’ e ‘sorgiva’ profezia camilliana: l’intuizione di san Camillo di raggruppare una compagnia di uomini pii e dabbene che per amor di Dio servissero i malati. È attorno a questo nucleo carismatico e spirituale incandescente che l’Ordine nel corso dei secoli, ha risposto alle fibrillazioni centrifughe della storia, riaffermando il valore dell’unità.
In un contesto sociale sempre più diffusamente autoreferenziale che rischia di minare la qualità della nostra consacrazione (identità e carisma), riaffermiamo la necessità di una formazione iniziale e permanente che conduca ad interpretare i nostri voti religiosi alla luce della categoria della fraternità, che ci è stata provvidenzialmente consegnata e testimoniata fin dagli albori della fondazione dell’Ordine: obbedienza come capacità partecipativa di mettere al centro il progetto comune e non il proprio Io; povertà come corresponsabilità e comunicazione dei beni spirituali e materiali; castità come fonte di amicizia, generatrice di tenerezza, come capacità relazionale che mentre ci si lascia interpellare dalle sfide che vengono da fuori, allo stesso tempo interroga l’ambiente comunitario stesso.
L’esercizio del quarto voto di servire i malati anche a rischio della propria vita. Il percorso storico effettuato dall’Ordine ci consegna una pluralità di espressioni del quarto voto: dalla cura degli appestati all’assistenza dei malati negli ospedali e nelle case; dalle opere nostre, alle missioni, alle opere sociali, alla riflessione sul senso della malattia, della sofferenza e della morte. La vita e la testimonianza dei confratelli martiri della carità, morti assistendo gli infermi soprattutto nel periodo delle pestilenze ed epidemie, traccia una scia luminosa di compassione, tenerezza, audacia e santità.
Vivere il presente con passione. A che punto ci troviamo? Conoscere il presente per viverlo meglio.
A partire dalla nostra percezione della vita sociale ed ecclesiale che interpella oggi il nostro carisma e le nostre scelte di vita, abbiamo cercato di identificare nel presente della vita dell’Ordine (opere e attività di ministero, vista spirituale, attività formativa, esercizio del quarto voto …), elementi di vita concreta e situazioni immediate di luce e di ombra, incertezze, perplessità e speranza.
Maggiore senso ecclesiale. Sta maturando la consapevolezza che il carisma dato a san Camillo per il bene dei malati è un dono alla chiesa, per la chiesa, da vivere nella chiesa e nel mondo: sono in atto, in tutto il mondo camilliano, forme concrete di collaborazione con i pastori e le istituzioni diocesane, con le comunità cristiane locali, sempre nella prospettiva di valorizzare il nostro carisma, per la promozione della salute integrale dei malati e per la formazione degli operatori sanitari.
“Se vogliamo offrire alla gente un buon “ospedale da campo”, dove chi è ferito possa incontrare e sentire la vicinanza e la tenerezza di Cristo, se vogliamo questo, non possiamo fare a meno del carisma di San Camillo de Lellis. Sta a voi dare mani, piedi, mente e cuore a questo dono di Dio, perché continui a suscitare le opere di Dio nel nostro tempo” (papa Francesco ai membri del capitolo generale, 16 maggio 2022). Queste ‘aspettative alte’ che la chiesa nutre verso il nostro carisma, se da un lato ci gratificano, dall’altro devono essere uno stimolo continuo a formulare con intelligenza e creatività, nuove proposte di qualità ad-intra (la nostra formazione) e ad-extra (i beneficiari nel mondo della malattia e della salute).
Nuove espressioni del nostro carisma. Come nel passato, cosi anche oggi notiamo come il carisma continua a rimodularsi e a riplasmarsi in espressioni di sempre maggiore attualità pratica (intervento sociale per una salute integrale a favore delle ‘nuove & antiche’ povertà, cure palliative, hospice, assistenza domiciliare, costruzione di resilienza comunitaria (CADIS), sviluppo integrale (Salute & Sviluppo) e riflessiva (centri di formazione e di umanizzazione). Un’attenzione maggiore forse sarebbe da offrire per le nuove forme di dipendenza.
Multiculturalità da integrare e sviluppare verso un’autentica interculturalità. La collaborazione tra le province offre l’opportunità di intraprendere cammini affinché le nostre comunità siano sempre più comunità interculturali, dove la diversità arricchisce e non irrigidisce la vita comune.
Collaborazione con i laici. Ultimo in ordine di tempo, il recente raduno della famiglia camilliana laica (ottobre 2018) ha messo in evidenza come i laici siano attratti dal carisma camilliano e si impegnino con determinazione a viverlo con gioia. Questa novità comporta per noi religiosi l’impegno ad offrire loro fraternità, spiritualità e formazione.
Vita spirituale. Le ombre che oscurano il futuro, generano non solo malessere ma anche un profondo bisogno — sana inquietudine! — per convertire e sostanziare la vita spirituale. I programmi di formazione permanente possono continuare ad accompagnare i religiosi nel loro itinerario umano e di consacrazione.
Abbracciare il futuro con speranza. Dove stiano andando? Realismo e speranza.
La collaborazione interprovinciale è una sfida provvidenziale che può contribuire ad aumentare, nei singoli religiosi, il senso di identità e di appartenenza all’Ordine, colto nella sua prospettiva globale. Tale collaborazione istruisce un rinnovato senso di corresponsabilità per ogni membro di ogni provincia dell’Ordine, chiamato a costruire il Regno del Signore, nel superamento della logica di subordinazione delle realtà più giovani o dotate di meno risorse, rispetto a quelle più strutturate e con una autentica disponibilità al dialogo e alla condivisione degli intenti e dei progetti di cooperazione.
Prendere atto dello sviluppo demografico del nostro Ordine, che ne individua, già oggi, un profilo “post-europeo’ , significa da un lato rinforzare, per tutti, la conoscenza delle nostre origini e delle nostre fonti storiche e carismatiche che sostanziano la nostra stessa identità di Ordine, ma dall’altro lato, è necessario, nella cura del percorso della formazione, coltivare una maggiore sensibilità alla interculturalità. Non si improvvisa la vita comune tra persone abitate da sensibilità culturali diverse.
Questo solido ed improcrastinabile impegno alla interculturalità si edifica anche e soprattutto attraverso una rinnovata dimensione fraterna nella comunità vissuta come esperienza di famiglia. L’autoreferenzialità può essere convertita solo nella profonda convinzione che “è preferibile a livello valoriale e più fruttuoso a livello testimoniale, arrivare alla meta insieme che ‘per primi’, ma da soli”. Questa unità e fraternità profetiche aiuteranno soprattutto i giovani in formazione a crescere nel senso di identità e di appartenenza alla ‘famiglia dell’Ordine’.
Una buona comunicazione formale e informale all’interno dei diversi cespiti dell’Ordine (tra religiosi, tra comunità, tra province, a livello gerarchico, …) risulta essere il lievito che fa fermentare la condivisione e la stima reciproca, oltre che essere occasione per un successivo scambio pratico di idee, di progetti, di risorse.
La vita spirituale richiede maggiore impegno e profondità per essere sempre meno devozionale e sempre più incarnata. Nel ministero occorre riscoprire la presenza ‘fisica e continuativa’ accanto al malato. A questo proposito, si rinnova l’appello affinché i candidati alla vita camilliana, siano impegnati in modo continuativo anche nell’esercizio ‘pratico’ del nostro carisma, come parte costitutiva della loro formazione iniziale. Queste rinnovate necessità spirituali e ministeriali dovrebbero essere anche il focus di una più articolata offerta di formazione permanente.
Il quarto voto ha polarizzato, da sempre, la vita dei nostri confratelli e la vita delle loro comunità. In epoca più recente – metà del XX secolo – la spinta propulsiva del servizio radicale, unita al desiderio di mantenersi in permanente tensione di risposta all’attualità della sfida dei nuovi bisogni dei malati, ha spinto lo sguardo dell’Ordine ad aprirsi alla missio ad gentes con il focus sempre ben centrato su: la malattia, l’accompagnamento dei morenti (hospice), la fragilità, il bisogno di salute (opere sanitarie qualificate), la tutela dei diritti e della giustizia sanitaria (lo stigma sociale dell’HIV), la crescita di comunità resilienti di fronte ai disastri naturali e non-naturali (Camillian Task Force e Camillian Disaster International Service); ad integrare in modo sinergico la spiritualità dei laici (Famiglia Camilliana Laica) e della Famiglia Carismatica Camilliana; ad approfondire il mistero del dolore alla luce della salvezza operata da Gesù e delle potenzialità dell’humanum attraverso l’intelligenza della fede e della riflessione (centri di formazione, di pastorale e di umanizzazione del mondo della salute e della malattia).
La Governance
Tra le novità che abbiamo sperimentato in questo capitolo generale, per rendere più consapevole e partecipativo il discernimento in vista dell’elezione del nuovo governo generale, c’è da segnalare la consultazione effettuata tra tutti i religiosi professi solenni dell’Ordine a modo di “elezioni primarie non vincolanti”, per facilitare la successiva elezione del superiore generale e dei consultori generali da parte dei delegati al Capitolo Generale.
L’obiettivo è stato quello di offrire ai delegati capitolari elettori una ‘rosa’ di nomi di possibili candidati quale risultato delle preferenze dei religiosi di tutto l’Ordine. Questa consultazione previa ha permesso di ampliare la visione dei capitolari ed essendo di carattere assolutamente non vincolante, non ha pregiudicato in nessun modo la legittima elezione in sede di capitolo generale.
Tale proposta è stata discussa nei mesi precedenti con tutti i superiori maggiori dell’Ordine e in sede capitolare è stata presentato, discusso ed approvato il regolamento di tale consultazione.
La consultazione realizzata, durante il capitolo generale, tramite una piattaforma di voto online che ha garantito la sicurezza e la segretezza della preferenza personale di ogni singolo religioso, ha visto la partecipazione di oltre il 50% dei religiosi professi solenni.
Brace sotto la cenere
Da questa rapida sintesi del nostro percorso capitolare emerge una certezza: c’è molta vita nella nostra ‘vita consacrata’. Ignorare tutto quello di evangelico che c’è nella vita consacrata camilliana sarebbe ignorare l’azione dello Spirito che continua a soffiare e ad operare attraverso molti confratelli. Tutto ciò ci parla di vita e non di morte o, se si preferisce, di una potatura, perché la nostra vita camilliana continui a dare frutti e frutti in abbondanza (cfr. Gv 15,1-2).
Sotto la cenere, che possiamo constatare e osservare, c’è ancora molta brace, c’è vita evangelica e carismatica.
Le difficoltà e lacune, che abbiamo constatato, lungi dall’essere una sconfitta, devono essere assunte come un kairòs che ci chiama, convoca e sfida a passare dal buono al meglio!
Gianfranco Lunardon
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