“Maria!”… “Rabbunì!”. Nel giardino della Risurrezione viene ripreso quel dialogo e quel dolce passeggiare di Dio con le sue creature umane che il peccato aveva tragicamente interrotto. È l’alba del “primo” giorno, del tempo della grazia; è l’inizio di una speranza nuova germinata sull’albero della croce. Maria Maddalena sta, desolata, davanti al sepolcro vuoto; cerca il corpo del suo Signore e piange perché non sa dove trovarlo. A partire dagli antichi Padri della Chiesa e del monachesimo fino ai poeti e ai mistici dei nostri giorni, la figura di questa donna del Vangelo, “di questa prigioniera d’amore” (J. Ibañez Langlois) è sempre stata cara al popolo cristiano e continua a risvegliare nei cuori il desiderio di cercare il Signore crocifisso e risorto, per cantare la gioia di ritrovarlo, anzi di essere da lui ritrovati, chiamati per nome e assicurati della sua perenne presenza.
Ma chi fu veramente Maria Maddalena? Fino a non molti anni fa, in lei si facevano confluire i lineamenti di tre differenti personaggi femminili ricordati nel Vangelo. Era innanzitutto individuata nella peccatrice anonima che, entrata all’improvviso nella sala del sontuoso banchetto allestito dal fariseo Simone, osò gettarsi ai piedi di Gesù, lavarli con le sue lacrime e asciugarli con i suoi capelli. Sulle sue labbra sant’Efrem, pone questa toccante preghiera: “Io sono una pecorella smarrita del tuo gregge; fammi entrare nel tuo ovile, o mio Salvatore”.
Era poi anche identificata in Maria di Betania, sorella di Lazzaro e di Marta: la donna della contemplazione e della gratuità, icona della perfetta discepola seduta ai piedi del Maestro, attratta dal suo fascino, tutta protesa all’ascolto della sua Parola. Secondo il racconto evangelico, pochi giorni prima della Passione, durante l’ultimo pasto ospitale offerto a Gesù dagli amici di Betania, fu lei a versare sul capo del Maestro il prezioso unguento di nardo profumato. Un gesto biasimato da Giuda, ma da Gesù ritenuto profetico “in vista della sua sepoltura”. Sant’Ambrogio commenta: “Gesù gradì non tanto l’unguento, quanto l’amore; accolse la fede, lodò l’umiltà. Anche tu, se desideri la grazia, accresci l’amore; versa sul corpo di Gesù la fede nella risurrezione, il profumo della Chiesa, l’unguento della comune carità… Colui che è profondità di ricchezza non vuole denaro, ma gratitudine. Noi impariamo da questa donna l’importanza di quella parola dell’Apostolo: ‘Ma dove sovrabbondò il peccato, ha sovrabbondato la grazia’. Essa riconobbe il peccato, e attirò la grazia”.
Infine Maria Maddalena viene propriamente riconosciuta in quella donna di Magdala che, dopo essere stata liberata da sette demoni, si unì al gruppo delle altre pie donne – Cleofa, Susanna, Giovanna, l’altra Maria… – che costituivano il servizievole seguito di Gesù nel corso della sua vita pubblica. Queste generose discepole seguirono il Maestro fino al Calvario, anzi, fino al sepolcro, e là (secondo il racconto evangelico di Matteo e di Luca) furono le prime ad incontrarlo risorto e ad adorarlo. Secondo il Vangelo di Giovanni, poi, Maria di Magdala meritò di vedere per prima il Signore risorto. Già nel III secolo Ippolito di Roma descriveva così l’incontro con lui presso il sepolcro: “Eva ormai non si nasconde più, ma cerca di stringere con tutte le sue forze l’albero della vita. O meraviglioso capovolgimento: Eva diviene apostola!”. Gli fa eco, nel IV secolo, uno dei più grandi Padri della Chiesa orientale, Gregorio di Nissa: “Poiché a causa di una donna era avvenuta la separazione da Dio, era ben giusto che la prima testimone della risurrezione fosse una donna, affinché la catastrofe seguita alla disobbedienza fosse riscattata dalla fede nella risurrezione”.
Oggi – come gli esegeti ci indicano e come la liturgia ci fa pregare – solo in questo personaggio del Vangelo bisogna riconoscere e venerare la vera santa Maria Maddalena. Ma, a bene considerare, bisogna ammettere che le tre figure evangeliche avevano realmente, al di là delle differenze, un unico volto, come scrisse bene il cardinale de Bérulle nel XVII secolo: “Maria Maddalena: la sua pazienza è amore, il suo deserto è amore, la sua vita è amore, la sua croce è amore… Non vedo altro che amore in lei; non vedo altro che Gesù nel suo amore; non vedo altro che Gesù e amore nel suo deserto”.
Santa Maria Maddalena, ancor più che essere un esempio di vita penitente, è dunque il modello di una vita consacrata totalmente alla ricerca appassionata del Signore. Non desistendo dal desiderare e dal cercare Gesù, pur dopo averlo visto morire di una morte infame e aver sentito il peso di un enorme masso chiudere il suo sepolcro, questa donna dimostra come l’amore vero non abbia misura e mai si stanchi, perché non è un semplice sentimento naturale, ma è quell’amore che Cristo stesso infonde nel cuore dei credenti amandoli per primo fino all’estremo sacrificio: è lo stesso amore divino, lo Spirito Santo. Sospinta da questo amore Maria Maddalena, sul finire della notte, si mette alla ricerca del suo Signore che le è stato strappato, lo cerca tra le lacrime, nel gemito: “A lei che amava” commenta san Gregorio Magno “non bastò lo sguardo dato una volta sola, perché la forza dell’amore intensifica l’impegno della ricerca. Cercò dunque una prima volta, ma invano; perseverò nella ricerca e le fu dato di trovare. Avvenne che il desiderio, per l’attesa, si intensificò e così poté incontrare l’oggetto delle sue ricerche… Gesù le dice: ‘Maria!’. Dopo averla chiamata con il termine ‘donna’ senza essere stato da lei riconosciuto, la chiamò per nome, come per dirle: ‘Riconosci colui dal quale sei riconosciuta’.
All’uomo perfetto viene detto: ‘Ti conosco per nome, ti conosco non come qualcuno che scompare nella massa, ma in modo tutto speciale’. Maria, chiamata per nome, riconosce il Creatore e subito gli dice: ‘Rabbunì’, Maestro, era lui che ella aveva cercato all’esterno e dal quale era stata interiormente guidata nella ricerca”. Nell’incontro con il Risorto, Maria ritrova dunque anche se stessa nella propria vera identità; infatti cade immediatamente ai piedi di Gesù chiamandolo anch’essa per nome: Rabbunì. Lo riconosce suo Maestro e si riconosce sua discepola. Ed ecco che mentre cerca– come la sposa del Cantico – di stringerlo a sé, egli le addita la sua nuova missione: “Va’ dai miei fratelli”. Sapendo ormai che Gesù può essere veramente incontrato nella fede, ella si avvia con il cuore traboccante di emozione, impaziente di portare a tutti la stupenda notizia. Ormai “Maria piangeva di soavissima gioia, la rugiada le copriva il capo, e i suoi capelli si diramavano al sole della gloria”.
Nella storia dell’arte: la mirofora
Maria Maddalena, nel corso dei secoli, è stata raffigurata principalmente in quattro modi: anzitutto è spesso ritratta come una delle mirofore, le pie donne che la mattina di Pasqua si recarono al sepolcro portando gli unguenti per il corpo del Signore. Fra loro la Maddalena è riconoscibile per il fatto che, a partire dalla fine del Medioevo, viene raffigurata con lunghi capelli sciolti, spesso biondi: questo fa capire che gli artisti, secondo una tradizione affermatasi in Occidente (e non condivisa nell’Oriente cristiano), la identificavano con la donna peccatrice che aveva asciugato i piedi di Gesù con i propri capelli. I capelli lunghi sono quindi un’allusione a questo intimo contatto e alla condizione di prostituta: le donne per bene non andavano in giro con i capelli sciolti.
La penitente
Nell’arte del tardo Medioevo Maria Maddalena compare anche come penitente perché secondo una leggenda ella era una grande peccatrice che, dopo la conversione e l’incontro con il Risorto, era andata a vivere come romitessa nel sud della Francia, vicino a Marsiglia, dove annunciava il vangelo: il culto della Maddalena penitente ha affascinato molti artisti, che l’hanno considerata il corrispettivo femminile di Giovanni Battista. In genere viene raffigurata con abiti simili a quelli del Battista oppure è coperta solo dai capelli. La bellezza esteriore l’ha abbandonata, il volto è segnato dai digiuni e dalle veglie notturne in preghiera, ma è illuminata dalla bellezza interiore perché ha trovato pace e gioia nel Signore. La statua della Maddalena penitente di Donatello, scolpita per il Battistero di Firenze, è un autentico capolavoro.
L’addolorata
Sovente la Maddalena è ritratta anche ai piedi della croce: una delle opere più significative è un piccolo pannello di Masaccio (esposto a Napoli) nel quale la Maddalena è ritratta di spalle, sotto la croce, le braccia protese a Cristo, i lunghi capelli biondi che cadono quasi a ventaglio su un enorme mantello rosso: un’immagine di forte drammaticità.
Si pensi anche al celebre gruppo scultoreo di Niccolò dell’Arca, nel quale fra le molte figure la più teatrale è proprio quella della Maddalena che si precipita con la forza di un uragano verso il Cristo morto».
Chiamata per nome
Vi sono inoltre molte raffigurazioni dell’incontro con il Risorto: esemplari e magnifiche sono quelle di Giotto, nella Cappella degli Scrovegni, e del Beato Angelico nel convento di san Marco. Maria Maddalena ha vissuto un’esperienza di salvezza profonda per opera di Gesù: quando si sente chiamata per nome in lei si accende il ricordo dell’intera storia vissuta con Lui: c’è tutto questo nell’iconografia della scena che chiamiamo “Noli me tangere”.
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