Cronaca della quinta conferenza CADIS a Bangkok

Quest’anno (novembre 2018), il Camillian Pastoral Care Center di Bangkok, ha nuovamente ospitato il quinto incontro di formazione e di valutazione dei responsabili e dei partner della Fondazione CADIS. Il tema del meeting è stato: Bangkok Leadership Conference.

Provenienti da 13 diverse nazioni, i 36 partecipanti (religiosi, laici e partner) hanno riflettuto per sei giorni (12-17 novembre 2018) sul tema: Servant Leadership: Looking Back unto our Past, Facing the Challenges of the Present and Projecting our Desired Future Situation in the Service of the Service of the Most Vulnerable Communities. Il tema è stato poi articolato in tre diversi ambiti: cambiamento climatico, leadership secondo lo stile del servire e ricerca dei fondi.

Il giorno 12 novembre è stato dedicato alla riflessione e all’analisi delle cause del cambiamento climatico e sulle sue conseguenze: The science of climate change and its impacts. La relatrice, dott.ssa Monthip Sriratana, ha proposta una presentazione altamente dettagliata sulla scienza del cambiamento climatico e sui suoi impatti. Ha aperto la sua relazione definendo chiaramente i cambiamenti climatici come uno stato di eventi causati dalle attività umane che determinano dei rischi significativi – e in molti casi – stanno già influenzando una vasta gamma di sistemi umani e naturali.

Questa definizione è spiegata dal fatto innegabile che la terra sta diventando sempre più calda: questo innalzamento della temperatura terrestre è un dato supportato da uno studio scientifico sviluppato negli ultimi tre decenni. La relatrice ha proseguito presentando altri indici che spiegano l’entità massima dei cambiamenti climatici e la gravità del loro impatto: temperature più elevate, condizioni climatiche estreme, siccità, livelli crescenti di anidride carbonica, innalzamento del livello del mare, insicurezza alimentare e molti altri.

A meno che non intraprendiamo azioni immediate, questi effetti climatici negativi continueranno a intensificarsi, diventando sempre più costosi e dannosi – in termini economici e di risorse ambientali ed umane – e influenzeranno sempre più l’intero pianeta. La regione asiatico-pacifica rientra tra le aree maggiormente esposte a disastri naturali di vario genere che ogni anno uccidono migliaia di persone e provocano distruzione e danni economici – spesso colpendo simultaneamente vari paesi. Ridurre il rischio di catastrofi significa quindi combinare un’azione concertata a livello locale e nazionale attraverso un’efficace cooperazione regionale.

Uno sforzo concertato di collaborazione da parte di diversi gruppi – organizzazioni governative e non governative – è urgente per poter elaborare piani di lavoro efficaci e duraturi per mitigare l’impatto dei cambiamenti climatici.

L’attività mattutina (giornata del 12 novembre) è stata arricchita da una discussione interattiva tra la relatrice e i partecipanti finalizzata ad una loro migliore comprensione dell’impatto dei cambiamenti climatici.

Nel pomeriggio, p. Aris Miranda ha presentato la Mission & Vision ed il piano strategico di CADIS International. Nella sua presentazione ha segnalato i diversi passaggi della genesi e dello sviluppo di CADIS e i suoi significativi risultati e sviluppi fino ad oggi.

I giorni 13-15 novembre sono stati dedicati al ritiro spirituale sull’Enciclica Laudato si’, attorno al tema: Duc In Altum. To go beyond what is already there: Prophecy and Hope. Nella prima giornata la riflessione si è snodata attorno alla missione della leadership, secondo lo stile del servire. Il predicatore, Monsignor Broderick Pabillo, vescovo ausiliare di Manila (Filippine), ha evidenziato i due aspetti principali della nostra missione:

  • il modo-stile in cui viviamo come religiosi;
  • il servizio che offriamo; il tipo di lavoro che realizziamo.

Riferendosi alla storia della chiesa, ha sottolineato che la vita religiosa è nata come movimento di protesta contro una ‘forma’ di chiesa che si era conformata troppo alla società in generale. La vita consacrata era stata pensata per essere una “contro-società” all’interno della chiesa stessa. Per questo, ispirandosi del pensiero di Thomas Merton, mons. Pabillo ha aggiunto che i religiosi sono chiamati ‘fuori’ dal mondo per vivere una vita radicalmente diversa dall’umanità in generale, quindi sono ben posizionati per vedere il presente dal punto di vista di Dio e per discernere i segni dei tempi.

Citando il santo papa Giovanni Paolo II ha sottolineato che la vita consacrata dovrebbe diventare la proclamazione di un modo di vivere alternativo a quello del mondo e della cultura dominante. Lo scopo della vita consacrata è la conformità al Signore Gesù nella sua totale donazione, affinché ogni persona consacrata sia chiamata ad assumere lo spirito, il cuore, lo stile di vivere, il modo di pensare e di agire, il modo di essere e di amare di Cristo stesso.

Per raggiungere questa ‘forma di vita’ i religiosi ‘terapia di Dio per la Chiesa’ sono chiamati ad assumere alcune funzioni basilari nella chiesa e per la chiesa di oggi.

FUNZIONE INNOVATIVA

Aiutare la chiesa ad uscire da posizioni centrate esclusivamente sulla spiritualità e sulle opere della missione per tracciare nuove opere secondo le coordinate della sensibilità e dell’amore di Gesù per creare nuove sinergie con i bisogni dei tempi.

RUOLO CORRETTIVO o SHOCK THERAPY

Impegno costante per rendere vivibile il Vangelo in una società consumistica per non essere cooptatati dal mondo, innaffiando questa realtà mondana con il seme del Regno di Dio. I religiosi devono sconvolgere la cosiddetta visione equilibrata della storia, spostando la chiesa da prospettive e posizioni stagnanti verso nuovi orizzonti, verso innovativi punti di vista ed inedite situazioni.

TESTIMONIANZA DI VITA COMUNITARIA

Le comunità religiose sono dei luoghi di prova per realizzare delle autentiche comunità cristiane. La loro esperienza di comunione deve essere un chiaro segno che la nostra fede cristiana può creare comunità in cui pace, giustizia, condivisione e amore non sono solo ‘parole vuote’ ma ‘realtà autenticamente vissute’.

UN MESSAGGIO CHIARO PER TUTTI: LA ‘QUESTIONE-CRISTO

I religiosi devono offrire un chiaro richiamo dell’intimo legame tra l’essere cristiani e la sequela di Cristo. Esiste un drammatico bisogno di questa coerenza credente, dal momento che ci sono molti cristiani ‘senza-Cristo’, in giro. La vita consacrata deve testimoniare che dare la propria vita per Cristo può riempire la propria esistenza, offrendole gioia e significato!

Una rinnovata spiritualità profetica, per una nuova ri-partenza, esige:

  • un costante approdo alla Parola di Dio (sacra Scrittura, insegnamento della chiesa, carisma);
  • lo spirito di discernimento per leggere i segni dei tempi;
  • l’audacia e la radicalità nel proclamare la volontà di Dio, con parole ed opere;
  • la speranza infallibile, grazie alla fiducia in Dio, vissuto fortemente come Signore della propria storia.

Dopo queste considerazioni sulle sfide della vita consacrata nella chiesa di oggi, monsignor Pabillo ci ha introdotti nell’orizzonte dell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco attraverso una lettura panoramica dei sei capitoli che la compongono, focalizzandosi sulla domanda fondamentale che costituisce il cuore del documento stesso: ‘Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, alle nuove generazioni che stanno crescendo?’ (LS 160).

Con uno studio sistematico dei diversi paragrafi dell’enciclica, siamo stati guidati verso questa conclusione: questo messaggio di papa Francesco costituisce una chiamata forte alla conversione.

Una conversione a diversi livelli: conversione ecologica (LS 217); conversione individuale; conversione comunitaria.

Tale cambiamento radicale esige il cambiamento dello stile di vita e di volontà politica. Per raggiungere questo scopo è necessario adottare e promuovere alcuni specifici atteggiamenti:

  • gratitudine e gratuità;
  • riconoscimento che il mondo è un dono amorevole di Dio;
  • imitare la generosità di Dio nel sacrificio di sé e nell’impegno delle buone opere;
  • consapevolezza amorosa che non siamo indipendenti dal resto del creato (comunione universale);
  • creatività ed entusiasmo nel risolvere i problemi del mondo;
  • gratitudine per le opportunità che la vita ci offre;
  • essere spiritualmente distaccati da ciò che possediamo;
  • non soccombere alla tristezza per ciò che ci manca;
  • prendersi cura dell’ambiente, perché tutto ciò che esiste è inter-connesso.

È necessario maturare la consapevolezza che esiste un solo universo, una casa comune, condivisa da tutte le creature che provengono dalla medesima fonte ‘divina’ e abbiamo di un solo cuore con il quale amare Dio, gli altri esseri umani e l’ambiente.

Monsignor Pabillo ha concluso i tre giorni di riflessione con una chiamata urgente alla santità, sottolineando il fatto che c’è un grande desiderio nelle persone di essere santi. Per questo la chiesa deve presentare le diverse figure di santità al popolo di Dio, come modelli di riferimento.

Il cammino verso la santità si sostanzia di questi elementi:

  • la preghiera: non c’è santità senza una vera vita di preghiera;
  • l’eucaristia domenicale. Essa è essenziale per una vita cristiana veramente informata e coerente;
  • il sacramento della riconciliazione. Il sacramento della penitenza è il modo ordinario per vivere il perdono e la remissione dei peccati gravi commessi dopo il battesimo;
  • il primato della grazia. La preghiera ci radica nella verità del primato di Cristo e in unione con lui, arricchendo ed alimentando la vita interiore ed il desiderio di santità;
  • l’ascolto della Parola di Dio. Non c’è preghiera né santità senza un rinnovato ascolto della Parola di Dio.

I segni di santità nel nostro mondo di oggi saranno:

  • perseveranza, pazienza e umiltà;
  • gioia e un senso dell’umorismo;
  • coraggio e passione nella vita di preghiera e nell’esperienza della vita di comunità.

Dal 15 novembre (pomeriggio) fino al 17 novembre (mattina), i partecipanti hanno avuto l’opportunità di imparare – con l’assistenza della dott.ssa Usha Menon – i principi fondamentali della raccolta fondi nel mondo umanitario, sviluppando il tema Resource Mobilisation for Humanitarian & Development Interventions.

Durante questi due giorni, la dott.ssa Usha, con metodi teorici e pratici, ha fornito i principi guida e le qualità del fundraiser, sottolineando l’importanza della comunicazione con tutti gli attori coinvolti (i donatori e partner), evidenziando la necessità di avere una visione, una missione e degli obiettivi da raggiungere.

La conferenza di Bangkok è stata l’occasione in cui il team executive di CADIS ha potuto incontrare i responsabili di CADIS delle diverse province e i partner (HADFAFI, FADV, SECSI, FARDEC, RTRC), creando dei momenti di riflessione, di valutazione e di condivisione per una migliore organizzazione della vita e delle attività di CADIS, rinforzando il rapporto con i propri collaboratori.

Tutto ciò è avvenuto in un’atmosfera di grande operatività ma è stato soprattutto una preziosa occasione di condivisione di esperienze e di conoscenza reciproca per lo sviluppo di CADIS, per una sempre più qualificata cura delle vittime dei disastri e delle persone vulnerabili.

GALLERIA FOTOGRAFICA