GALLERIA FOTOGRAFICA TESTO DELLA CRONACA IN FRANCESE
di p. Pietro Magliozzi
ASSEMBLEA STRAORDINARIA DELLA FAMIGLIA CAMILLIANA LAICA INTERNAZIONALE, un passo avanti di speranza per il laicato camilliano
Roma, 14-19 ottobre 2018
La casa delle Ancelle dell’Incarnazione di Villa Primavera a Roma ha ospitato questo incontro internazionale della FCL che ha visto sorprendentemente 25 nazioni presenti (alcune per la prima volta, come Pakistan e Nuova Zelanda) con 62 rappresentanti (27 assistenti spirituali e 35 presidenti e laici); erano presenti personalità che hanno dato risalto all’incontro come gli ex Padri Generali Angelo Brusco e Frank Monks, così come le due ex presidenti internazionali della FCL Isabel Calderon e Rosabianca Carpene, tre Padri Provinciali camilliani: P. Eduardo Morante (Perù), P. Rosario Messina (Siculo-Napoletana) e P. Alfred György (Austria, Ungheria). Era presente il P. Jesus Ruiz, ex responsabile internazionale della FCL e i due attuali animatori della FCL internazionale: P. Laurent Zoungrana e Marie Christine Brocherieux con tutta la Commissione generale della FCL (Maria Bako, Giosuè Sparaccino e Anita Ennis).
I partecipanti, arrivati la notte del 13 ottobre, hanno iniziato a conoscersi e il 14 si sono recati in Piazza San Pietro per partecipare alla canonizzazione di 7 santi tra cui spiccavano il Papa Paolo VI e Mons. Oscar Arnulfo Romero. Un pranzo e la visita alla chiesa madre della Maddalena ha dato quel tocco camilliano per iniziare in uno spirito proprio tutti i lavori.
Il lunedì 15 ottobre il P. Generale Leo Pessini, nonostante fosse ricoverato da 43 giorni e provato dalla “fragilità della natura umana”, è riuscito a partecipare all’inizio dei lavori come previsto dal programma dando il benvenuto ai partecipanti e centrandosi su tre concetti: 1-Pentecoste: fare comunione nella diversità; 2-Discernimento: saper fare silenzio per interiorizzare i contenuti e fare le scelte più opportune per prendere le giuste decisioni; 3-Futuro: vederlo sempre con speranza in ogni scelta adottata.
Arnaldo Pangrazzi, con la sua solita verve ha moderato l’incontro e presentato tutti i partecipanti. Nell’introduzione ha presentato l’identitá dei laici della FCL come: i portatori del carisma fino alle periferie del mondo, come il volto della presenza e della speranza accanto a chi soffre e come il modello del Buon Samaritano.
La Prima conferenza è stata quella di P. Leo Pessini, P. Generale dei Religiosi Camilliani dal 2014 sul tema: Chiamati alla santità nella mia realtà: Papa Francesco e l’esortazione: “Gaudete et exsultate”. Dopo aver introdotto il concetto di santità come “il saper fare cose ordinarie in modo straordinario incarnando un aspetto del Vangelo”, P. Leo è passato a commentare le 8 beatitudini perché i santi sanno come testimoniare questi atteggiamenti evangelici incarnandoli nella loro vita; tra queste beatitudini, originale è stato il suo commento alla beatitudine legata alle lacrime e quella legata alla persecuzione; “certe realtà misteriose – ha detto P. Leo – solo si vedono quando gli occhi sono lavati dalle lacrime” e, saper difendere la Chiesa dalla persecuzione della calunnia e della falsità con San Michele arcangelo è una beatitudine più che mai attuale. Il dialogo successivo alla conferenza si è concluso con il concetto che beatitudine o santità è vivere la felicità e la creatività nonostante tutto o, come diceva Santa Teresa di Calcutta “vedere in profondità il positivo che gli altri non vedono”.
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La seconda conferenza del lunedì è stata data da Rosa Bianca Carpene, Missionaria Cristo Speranza, ex presidente della FCL internazionalle sulla vocazione laicale e il carisma camilliano. Si è fatto un excursus dalla vocazione laicale in generale alla vocazione laicale camilliana a quella della Famiglia Camilliana Laica. Il laico cristiano è una presenza e un segno di appartenenza al “popolo santo di Dio”, e questo coinvolge tutti, perché tutti entriamo nella Chiesa come laici con il Battesimo; la carità ci distingue più fortemente come laici nel carisma camilliano attraverso un servizio “completo” al malato e con una visione del malato come “luogo della misericordia di Dio”. Per vivere questa vocazione laicale camilliana di carità integrale e mistica serve una formazione specifica. Il lavoro di gruppo (per gruppi linguistici) ha riflettuto sul senso di essere famiglia camilliana laica oggi nel mondo e nella Chiesa. In molti è risultato che Camillo oggi sarebbe andato alle periferie e avrebbe prediletto gli ultimi con uno sguardo e una creatività simile alla carità samaritana.
La successiva conferenza l’ha data Lucy Maldonado, infermiera, membro della FCL dell’Ecuador sul tema: Carisma camilliano in hospice e cure palliative. I dati epidemiologici dimostrano la necessità di lavorare in questo settore: 10,9 milioni di nuovi casi di cancro all’anno, l’80% diagnosticati in fase avanzata e 60 milioni di persone all’anno o muoiono o vivono con sofferenza fisica e non hanno accesso né a terapia del dolore né ad accompagnamento. Per questo l’OMS ha scritto che ognuno deve avere il diritto alle cure palliative. A questo bisogno ha risposto l’Hospice di Quito (FECUPAL) nato nel 2014 e che ha assistito fino ad oggi 924 persone; non si tratta, come dice P. Alberto Redaelli, il fondatore dell’Hospice, di aiutare a ben morire, ma a vivere pienamente fino all’ultimo momento questa vita, dono di Dio, usando tutto ciò che si ha a disposizione: la parola, la mano, lo sguardo, il sorriso, il tono di voce, così come faceva San Camillo che arrivava a baciare le mani, i piedi e le piaghe dei suoi malati. P. Pangrazzi a sintetizzato l’intervento con la frase che interpella tutti a un grande lavoro di sensibilizzazione: “gli uomini dell’occidente vivono come se non dovessero mai morire e muoiono come se non avessero mai vissuto”. Il lavoro per gruppi linguistici è stato molto profondo e si è focalizzato nel plenario su come accompagnare i non credenti. P. Brusco ha fatto notare che l’obiettivo di San Camillo era sempre, per credenti e non credenti, la “salvezza”, però data in un modo personalizzato ed adeguato.
Il martedì 16 ottobre, secondo giorno dell’Assemblea, è stata iniziata con P. Angelo Brusco, P. Generale tra il 1989 e il 2001 sul tema: La relazione della FCL con l’Ordine camilliano e con la Chiesa. Iniziando con una storia del ruolo del laicato nei documenti ufficiali dell’Ordine camilliano, è arrivato fino allo statuto della FCL del 2001. P. Brusco ha mostrato come il punto di discussione, fino ad oggi, è stato sempre il rapporto tra religiosi camilliani e laici, una collaborazione che ha avuto un cammino di crescita nel tempo e sempre di più si è vista la sinergia o reciprocità tra religiosi e laici nel dare e ricevere, negli scambi di opinioni e di progetti, nella fraternità e arricchimento reciproco. Nei lavori di gruppi linguistici c’è stata concordanza sul tema che nel momento attuale si è passati da una esplicita o implicita opposizione tra religiosi e laici a un rispetto, aiuto e disponibilità reciproca, però non si è arrivati ancora alla valorizzazione e riconoscimento attivo dei laici da parte dei religiosi. Ci sono alcuni religiosi che valorizzano moltissimo la FCL e la fanno crescere, però altri che mantengono ancora un atteggiamento clericalista e individualista con i laici mantenendo le distanze. È emerso dal continente americano, inoltre, un’idea originale che è regionalizzare la FCL nominando un animatore per il continente che possa animare le FCL nazionali, possa favorire la comunicazione tra loro e con la commissione centrale e tutto ciò per far crescere e sviluppare più rapidamente la FCL d’America. Si è ricordato che solo in America del sud la FCL conta più di 650 membri formati. P. Brusco ha concluso invitando a tentare di formare una Gioventù camilliana, proponendo esperienze ricche in umanità pur rinunciando alla continuità del lavoro.
Sono iniziate a questo punto le testimonianze di alcuni membri presenti della FCL: la prima è stata Mary del Kenia, ha seguito Daisy del Brasil.
Nel pomeriggio del secondo giorno ha esposto il laico Gregoire Ahongbonon, un padre di familia e meccanico di auto proveniente dalla Costa D’Avorio, oggi laico aggregato all’Ordine camilliano che ha fondato in Togo, Benin, Costa D’Avorio e Burkina Faso decine di centri per malati mentali con la spiritualità camilliana. Un uomo semplice e che chiede solo preghiere per sé, cosciente che tutto ciò che ha fatto è regalo e ispirazione di Dio. Gregoire si definisce un “Gesù tra i malati”. La sua relazione si è intitolata: San Camillo de Lellis, salute mentale e reintegrazione dall’esclusione sociale. Tutto è iniziato, come sempre, dopo una crisi esistenziale in cui Gregoire ha ricevuto nel 1982 la grazia di andare a Gerusalemme e lì ha sentito la sua vocazione a servire i poveri in carcere, poi i bambini orfani di strada, poi i lebbrosi e nel 2010 i malati di mente che saranno il suo specifico fino ad oggi. Gregoire ospita oggi 250 persone e le aiuta comprando i farmaci e poi ridandogli un nome, una dignità, l’amore, un lavoro, la libertà (perché nel loro paese li incatenano a un albero o li mettono in gabbia) e, soprattutto, facendogli recuperare la fede in un Dio che continua a amarli (quando gli stessi genitori li avevano abbandonati). Per questo Gregoire ha ricevuto molto aiuto e riconoscimenti dai Camilliani e da organismi internazionali, è continuamente chiamato a parlare a psichiatri e associazioni di volontariato in Europa e Africa. P. Monks e P. Messina hanno raccontato storie toccanti in cui si vede la fede e il coraggio di quest’uomo che da solo ha realizzato miracoli di carità. La cosa più sorprendente che Gregoire insegna al mondo della psichiatria è che il 70% dei malati che lui riceve nei suoi centri rientra in famiglia, oggi 60.000 persone che sono state ricoverate da lui stanno conducendo una vita normale e lavorano, naturalmente continuando a prendere i farmaci. Qual è il segreto e la cura per Gregoire? il farmaco, l’amore e la fiducia nel malato, senza avere paura di lui, incatenandolo. Gregoira ridà speranza a questo tipo di malati che nessuno sa come trattare, umanamente parlando, malati che rappresentano l’epidemia del secolo XXI, i più numerosi e difficili da trattare. Per le ricadute, Gregoire propone un incontro tutti i sabato con essi per un’educazione sanitaria, un momento di ritiro spirituale e si concentra sin dall’inizio con un lavoro forte sulla famiglia che rappresenta una causa prioritaria dell’infermità.
Suor Riccarda Lazzari, Ministra degli Infermi, è stata la prima relatrice del terzo giorno il mercoledì 17 ottobre, con il tema: La Madonna, Salute dei malati, nella mia vita come Laico/a camilliano/a. La conferenza ha toccato le più alte profondità del Mistero teologico di Maria. All’inizio si è presentata la nuova mariologia più cristologica ed ecclesiologica (la salvezza viene attraverso Gesù e Gesù viene attraverso Maria) rispetto all’anteriore più devozionistica e di puri privilegi autonomi di Maria. Quindi Sr Riccarda ha insistito sul tema del Mistero della salvezza che ci comprende e non che si comprende o che io comprendo, un Mistero rappresentato dal silenzio di Maria e che rappresenta un itinerario di cinque tappe nella vita di Maria: l’Annunciazione, la Visitazione, il Natale, Cana, la Croce. In ognuno di queste tappe si è mostrato il significato teologico come evento di grazia per la vita del cristiano e il significato per il mondo della salute e per ciascun camilliano laico o religioso. L’Annunciazione m’insegna a sentirmi chiamato personalmente a dare vita e salute al mondo. La Visitazione m’insegna la diakonia della carità ai malati. Il Natale m’insegna a vedere la vita come storia d’amore, come accoglienza di un dono. Cana m’insegna la sollecitudine compassionevole verso i malati e i loro familiari. La Croce m’insegna la compassione silenziosa, dignitosa e solenne, il sapersi fermare accanto alle persone che vivono il Venerdì santo sapendo che seguirà la Pasqua. La conferenza si è spostata poi sul tema della “donna”, riflessa in Maria, e il genio femminile con tutte le sue virtù (non dimenticando San Giuseppe al suo lato) e si è conclusa con Maria Madre della speranza e fonte della consolazione, una espressione bellissima del Mistero della salvezza. Nelle domande successive si è ribadita l’importanza di non fermarsi al devozionismo classico su Maria, né sulle conoscenze nozionistiche, ma nell’entrare nel Mistero con Lei e poi pregare il Mistero, arrivare all’intelligenza del Mistero e dargli spazio abbondante nella nostra vita.
Le testimonianze che sono seguite sono state quelle di Angela dall’Austria, di Rebert un ragioniere da Haiti, di Magda dal Perù, di Guillermina dalla Tanzania, di Veronica infermiera dal Cile, di Michel assitente sociale dall’Australia, di Laurent un dottore dal Burkina.
Laurent Zoungrana, Vicario Generale dell’Ordine e Assistente internazionale della FCL ha dato la conferenza dal titolo: Essere camilliano e samaritano nel mondo di oggi. P. Laurent ha iniziato sull’identità dell’essere camilliani che consiste nel vivere pienamente il carisma e poi ha fatto un commentario patristico della Parabola del Buon Samaritano. Ha applicato ciò a Camillo e quindi ai laici camilliani come testimoni dell’amore misericordioso di Dio e promotori di salute. In un felice paragone ha rappresentato la locanda come la Chiesa, “clinica di malati e non cerchia di perfetti” (come dice il Papa) e l’albergatore come i camilliani che con competenza si occupano del malato. Il Buon Samaritano è Gesù e i due denari lasciati sono i Sacramenti e la Sacra Scrittura offerti dalla Chiesa. P. Pangrazzi ha integrato i contenuti del relatore con altri che mostrano come la parabola è ancora aperta e ci interpella in molti altri aspetti facendoci molte domande sul nostro modo di curare il malato. Le domande dell’assemblea hanno sottolineato i rischi e i pericoli di assistere certe categorie di malati e la risposta è stata che il quarto voto ci invita a lanciarci di più e non avere paura di servire sempre e dovunque il malato bisognoso, perfino la notte.
Aris Miranda, consultore generale, con Emilia e P. Manuel Zongo, religioso camilliano del Burkina, responsabili di CADIS (International Camillian Disaster Service) hanno fatto una bellissima sintesi del lavoro fatto in tema di disastri collettivi a partire dal 2000 (con la CTF) e dal 2015 (con la CADIS): in Indonesia, India, Pakistan, Haiti, Nepal, Sierra Leone, Kenia, Austria. Negli ultimi 20 anni l’ONU conta 4 miliardi di persone ferite dai disastri collettivi e i dati sono molto più drammatici nei paesi poveri, segno di un’ingiustizia flagrante. La CADIS fino a oggi ha coinvolto a 1500 persone volontarie (molto più laici che religiosi), ed ha assistito a 130.000 vittime di disastri. Le domande del gruppo sono state tante ed hanno mostrato un’istituzione camilliana che inizia con l’aiuto materiale (10.000 Euro per partire), per passare all’accompagnamento specifico psico-socio-spirituale che è molto apprezzato dalla Caritas internazionale (su cui i Camilliani di Tres Cantos in Spagna stanno scrivendo un libro) e dalle diocesi vittime dei disastri, perfino dai mussulmani (in Pakistan). L’altra originalità del CADIS è il programma a lungo termine per ridare resilienza alle intere comunità vittime di disastri; non bastano pochi mesi per recuperare una comunità, ma tempi più lunghi e così si preparano le comunità a fronteggiare future catastrofi; a questo proposito un Vescovo di Haiti disse che non aveva mai visto una comunità così forte, resiliente e piena di vincoli di solidarietà come quella che aveva ricevuto l’intervento di CADIS. P. Aris ha concluso invitando a pubblicizzare questo lavoro pienamente camilliano e partecipare ognuno con la sua competenza o avere in ogni Provincia camilliana una formazione di base sui traumi come fanno già India e Filippine. In una catastrofe in Indonesia dove un Vescovo irlandese ha aiutato materialmente le vittime della tragedia e poi è andato a vedere personalmente l’esito dei suoi aiuti, egli ha testimoniato che il programma più efficace di tutti era quello dei camilliani perché lavoravano a lato delle vittime e perché sapevano coordinare tutti gli altri interventi.
Frank Monks ha aperto il giovedi 18 ottobre con la conferenza: La sfida di vivere le beatitudini nella società secolare. L’ex Generale ha mostrato come il secolarismo è avanzato in questi ultimi 30 anni in modo vertiginoso nel suo paese, Irlanda, per questo essere efficaci oggi nella missione evangelizzatrice è molto diverso dal compiere un buon ministero (secondo le categorie classiche). Siamo di fronte a una crisi di fede (la fede cattolica vista come una lingua straniera per i giovani) e a un futuro di incertezza (un pluralismo di centinaia di religioni e spiritualità) che intepella. L’aborto è molto di più che un dibattito sulla vita, sposta l’attenzione su dove nascono le scelte morali del soggetto e sulla sua libertà, sul significato dell’autorità religiosa e morale, sull’obbedienza o meno a questa autorità; nella Chiesa esistono vari tipi di cattolici (praticanti, emozionali, nominali, ostili al cristianesimo) e i praticanti-coerenti sono una piccolissima minoranza. Con che atteggiamento porsi di fronte a questa situazione di secolarismo? primo, come pellegrini in ricerca, in movimento, in dialogo e in ascolto con le scelte degli altri, e secondo, in stato di conversione continua dove scelgo di rimanere in questa Chiesa e Ordine, entrambi peccatori e santi, continuando a sperare e a vivere la carita, indipendentemente dagli effetti sugli altri, fedeli alla propria coscienza. Volenti o nolenti dobbiamo andare verso il futuro. Guardare il lato positivo di questa situazione, vederla come un’opportunità, pensare che in una società secolarista che mette in dubbio perfino l’esistenza di Dio, la nostra testimonianza di carità camilliana è un segno ancora più luminoso; essere ciò che siamo, come camilliani, colpisce tutti, anche i non credenti; non si parte più dall’imporre la preghiera o invadere territori non nostri ma di mostrare i frutti della nostra carità, e di sentire il privilegio di stare accanto ai malati. Un racconto di un caso di conversione di una ragazza entrata in una setta, ha mostrato che chi l’ha convertita è stato il visitare i malati.
Hanno dato testimonianza della loro esperienza di vita camilliana Michelle degli Stati Uniti, Giosuè Sparaccino della Provincia Siculo Napoletana, P. Mashtak del Pakistan, incardinato in Indonesia, il rappresentante del Benin e del Kenia, e successivamente Ruby delle Filippine, Asia del Pakistan.
La relazione successiva è stata quella di Isabel Calderon, prima presidente internazionale della FCL sul tema: Vivere il carisma camillliano con fedeltà e creatività. Dopo essere partita dalla sua esperienza vocazionale e come ha conosciuto i camilliani attraverso una crisi (elemento in comune a tutti i partecipanti che hanno dato la loro testimonianza), ha mostrato quelle che per lei sono le 11 principali sfide del carisma camilliano nel mondo della salute di oggi. La prima è scegliere dove investire più forze, se nell’ospedale o nel domicilio, la seconda la formazione in pastorale della salute, la terza è la promozione di vocazioni al volontariato camilliano, la quarta, le cure palliative, la quinta, come moltiplicare i centri di ascolto e la relazione d’aiuto in un mondo di solitudini sempre più sofferte, la sesta è come accompagnare la morte e il lutto, la settima è l’umanizzazione dei centri di salute, l’ottava è come aiutare i familiari e gli operatori della salute con le unità di accompagnamento spirituale ecumeniche in ospedale, la nona è fare opzioni preferenziali per i più esclusi nella società dello scarto, la decima è la pedagogia della salute (promozione e prevenzione) e l’ultima le emergenze collettive. Questo elenco non esurisce i bisogni esistenti ha detto Isabel, però mostra quanto il nostro carisma è ricco e pieno di ambiti di lavoro da sviluppare. Un intervento ha raccontato un’esperienza miracolosa di accompagnamento camilliano fatto con amore a un caso di Alzheimer a Palermo, una dodicesima sfida del mondo di oggi.
Le successive testimonianze sono state quelle di Witold Ryka di Polonia e P. Denis della Nuova Zelanda. L’incontro è terminato con un’assemblea generale per elaborare un messaggio dei membri dell’Assemblea all’Ordine, per fare la valutazione finale dell’incontro e proiettarsi alla prossima assemblea internazionale che sarà nel 2021 a Mottinello in Italia del nord. Questa sarà preparata da un incontro a Roma dei superiori maggiori con i presidenti delle FCL nel 2020. Marie Christine Brocherieux, Maria Bako, Giosuè Sparaccino, Anita Ennis e P. Laurent Zoungrana hanno ringraziato e dato alcune spiegazioni.
Il Venerdì 19 tutto il gruppo è andato in pellegrinaggio a Bucchianico e Manoppello condividendo una Messa, celebrata dal P. Zoungrana e un pranzo squisito nell’Istituto Nicola D’Onofrio di Bucchianico e passando una meravigliosa giornata piena di spiritualità camilliana. Il Sabato 20 ottobre nella mattina tutti si sono salutati per ritornare alle loro rispettive sedi di apostolato.
L’incontro è stato un’integrazione di momenti spirituali (le preghiere della mattina, la Messa del pomeriggio dove si integravano e si alternavano le varie lingue), momenti di formazione e aggiornamento, momenti relazionali di condivisione lasciati molto alla spontaneità e ai momenti dei pasti e del riposo che hanno fatto di questi 5 giorni un’esperienza significativa e molto arricchente e che dà speranza nella forza e nella libertà del laicato oggi. Questi sei giorni sono stati un vissuto intenso che riporta con una nuova carica i 62 partecipanti nei luoghi e nelle sfide della vita quotidiana a costruire un mondo della libertà e della verità dell’amore, un mondo dove sia presente la mistica della carità camilliana, un mondo della salute più umano.
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