Cover: Incontro del Superiore Generale, dei Consultori e dei Superiori Maggiori dell’Ordine camilliano a Taiwan: nella foto, in visita alla casa di accoglienza per giovani con disabilità (Lotung, 21 giugno 2018)
UN OCCHIO LUMINOSO E UN OCCHIO TENEBROSO
di Mons. Slađan Ćosić
Incaricato d’Affari a.i. della Nunziatura Apostolica in Cina
Riunione dei Superiori Maggiori dei Camilliani – Lotung, 22 giugno 2018
Omelia della S. Messa (cfr. Letture: 2 Re 11,1-4.9-18.20; Salmo 131; Matteo 6,19-23)
Caro P. Leocir Pessini, Superiore Generale dei Camilliani,
Cari Superiori provinciali, Caro P. Giuseppe,
Vorrei ringraziarti cordialmente per l’invito a presiedere questa Celebrazione Eucaristica, e per l’opportunità di incontrare i Superiori provinciali della grande famiglia di San Camillo, guidati dal vostro Superiore Generale. Vi saluto fraternamente con l’augurio che questa Celebrazione sia occasione per rafforzare la vostra comunione, come pure per rinnovare il vostro impegno missionario e pregare gli uni per gli altri.
Il Vangelo di oggi è diviso in due brevi parti, nelle quali Gesù ci offre due semplici lezioni, molto importanti per la nostra vita cristiana e per il nostro ministero religioso e sacerdotale. Proviamo a vedere, brevemente, queste lezioni di vita, prendendo in mano il testo.
In un primo momento, il Signore ci da’ un consiglio: «Non accumulate per voi tesori sulla terra» [Mt 6,19]. È un consiglio molto semplice, di prudenza: non perdere tempo nell’accumulare quello che non serve a niente! Sono tre, in particolare, i tesori della terra dai quali Gesù ci mette in guardia a più riprese [cf. Papa Francesco, Omelia del 20 giugno 2014].
Il primo tesoro è l’oro, i soldi, le ricchezze. Certo, questi mezzi possono anche servire per fare tante cose buone; anzi, sono utili e necessari per portare avanti tante opere buone a favore degli altri. Tale è stata, tra l’altro, l’esperienza della vostra famiglia religiosa in Taiwan ed altrove: grazie appunto ai soldi, sia propri che dei bene-fattori, nel corso degli anni, avete realizzato opere grandiose. Gesù, sono convinto, è ben contento di un tale uso di questo tesoro della terra. Tuttavia, il Signore ci avverte di un vero pericolo, e cioè, di accumulare le ricchezze al punto che ci rubino l’anima e ci facciano mettere le nostre speranze su un tesoro che non serve.
Nel ritiro spirituale ai preti nel 2016, Papa Francesco disse: “Il nostro popolo perdona molti difetti ai preti, salvo quello di essere attaccati al denaro. E non è tanto per la ricchezza in sé, ma perché il denaro” – ha spiegato il Papa – ci fa diventare amministratori e funzionari, quindi, attaccati al signore-denaro, ma senza la gioia di servire il vero Signore.
Il secondo tesoro di cui parla Gesù è la vanità, cioè cercare di avere un prestigio, di farsi vedere. Anche questo tesoro non serve, finisce presto. Infatti, come disse Papa Francesco, il prete che non si guarda da queste tentazioni, prima o poi, diventa lupo e non pastore, quindi cerca di approfittarsi del gregge per se stesso, anziché imitare il Buon Pastore nella sua donazione di sé per il suo gregge e nel suo servizio per il popolo di Dio.
Il terzo tesoro che Gesù indica come inutile e pericoloso è l’orgoglio, il potere. Una realtà evidenziata nella prima lettura tratta dal secondo libro dei Re, dove si legge la storia della crudele regina Atalia, che dopo 7 anni al potere, fu «uccisa con la spada nella reggia» (2 Re 11,20). Succede, a volte, che un superiore religioso vede il suo mandato come “potere” sugli altri e non come un servizio per gli altri. Tali superiori, una volta finito il loro mandato, rimangono isolati, finiscono nell’anonimato.
Al contempo, il Signore ci consiglia: «Accumulate invece per voi tesori in cielo» [Mt 6,20]. Per poter accumulare questi tesori occorre un cuore libero, che viene riempito di vere ricchezze che non vengono rubate, pertanto, un cuore sempre luminoso, che da’ la piena gioia e felicità.
Mi sembra di poter dire che Gesù parla della possibilità di scrivere la vita in base alle proprie e libere scelte. Come religiosi, sacerdoti e missionari avete liberamente scelto di lasciare vari tesori di questa terra per trovare quelli del cielo. Il vostro lasciare, sull’invito di Gesù, ha arricchito la vostra vita, che ora ha una nuova prospettiva, ed ha generato in voi l’unico vero modo di vivere la vita, che è quello di Dio, vale a dire, passare dal farsi guardare al guardare, ovvero dall’egoismo all’amore. Questo sì che è un tesoro per sempre.
Come superiori delle vostre rispettive comunità vi siete riuniti per trovare le risposte più appropriate alle domande che riguardano la vostra famiglia religiosa. Alla luce di quanto ho detto finora, vorrei farvi una domanda, che vale ugualmente per me, e cioè: Quanto ‘investiamo’ nella nostra anima e nella ricerca del tesoro inestimabile che Dio ha piantato nel nostro cuore? La nostra vera ricchezza è ogni secondo che dedichiamo all’interiorità, al silenzio, alla meditazione e alla preghiera, perché ci aiutano a realizzare ciò che siamo. Se noi non ci realizziamo come sacerdoti, religiosi e missionari, nessuna opera materiale da noi realizzata non potrà mai colmare il cuore di coloro che il Signore ha affidato alla nostra cura pastorale. Il loro cuore, così come il nostro, è fatto per l’infinito, per il Cielo e solo la ricchezza spirituale aiuta a conquistarlo e a saziarlo.
Pertanto, resta urgente l’invito di Gesù di verificare continua-mente a che tesoro è attaccato il nostro cuore, come pure di avere forza di scatenarlo, se è incatenato, perché diventi libero, luminoso e ci dia la felicità dei servi di Dio.
In un secondo momento, Gesù chiarisce la differenza tra un occhio luminoso e un occhio tenebroso [cf. Mt 6,22-23]. L’occhio è luminoso quando è pieno di luce divina, cioè di Dio, e vede le cose della terra solo come un mezzo per praticare la carità cristiana e quindi per essere ancor più vicino a Dio, ai fratelli e a sé stesso. Un religioso, sacerdote e missionario che ha un occhio luminoso, vive una vita semplice e si abbandona pienamente a ciò che il Signore gli dona e vuole da lui. D’altra parte, l’occhio è tenebroso quando il male contagia il cuore che vede le cose della terra come il suo Dio. Un religioso, sacerdote e missionario con un occhio tenebroso è ceco spiritualmente, centrato sul proprio ego, manca di buon senso e di buone intenzioni.
Venendo da varie parti del mondo, siete testimoni che lo sguardo buio di cui parla Gesù è quanto mai attuale: quante persone incontriamo che hanno uno sguardo tenebroso, pensieri malvagi, ragionamenti sbagliati. San Giovanni Paolo II disse che i discepoli di Cristo non possono mai essere osservatori passivi ed indifferenti di fronte a tali persone e situazioni, ma cercare di trasformare sia le persone che la realtà che le circonda. E ciò si fa parlando appunto di quello che abbiamo visto ed ascoltato da Gesù (cf. Atti 4,20), vale a dire, di tesori di lassù che non periscono, ma durano oltre il tempo, e riguardano sia il nostro corpo, sia la nostra anima.
Inoltre, il mondo di oggi si trova dinanzi alla crisi che si manifesta nelle sue molteplici sfaccettature. La crisi più grave e seria dell’uomo contemporaneo è crisi di soprannaturale, Cielo, Dio, verità, giustizia, misericordia. È crisi di orizzonte eterno verso il quale camminare. Quindi, una crisi che spaventa, ma che noi non dobbiamo temere; anzi, dobbiamo affrontarla, prendendo più a cuore e seriamente la missione che la Chiesa di oggi ci affida, vale a dire: dare ad ogni uomo, e soprattutto ai giovani, occhi di Cielo, che vedono Dio al centro di tutto.
Nel suo discorso agli studenti della Dillard University, Denzel Washington, famoso attore americano, disse:
“Put God first! Put God first in everything you do. Everything that you think you see in me. Everything that I have accomplished. Everything that you think I have – and I have a few things! Everything that I have is by the grace of God. Understand that: it’s a gift! […]. I have travelled the world, and I have spoken to millions of people. But that’s not the most important thing, the success that I had. The most important thing is that I have been detected, I have been directed, I have been corrected. I have kept God in my life and it has kept me humble. I didn’t always stick with God, but He has always stuck with me. So, stick with Him in everything you do. If you think you want to do what you think I have done, then do what I have done – and stick with God.”
Chiarendo la differenza tra un occhio luminoso e un occhio tenebroso, Gesù ci chiede di osare ad investire sempre di più nelle cose di Dio che veramente contano. A noi, a volte, sembra un investimento rischioso, ma per il Signore è un ottimo affare perché fatto nella prospettiva dell’eterno.
Come ben sappiamo, tutto ciò che l’uomo vuole realizzare, lo deve fare con il duro lavoro: nulla viene da se stesso. Tuttavia, se il lavoro è onesto, giusto, santo, doveroso, Dio sempre vi mette la sua benedizione.
Che il Signore vi faccia veri partner nel Suo lavoro di salvezza, vi sostenga nella trasmissione dei tesori che durano per sempre, e benedica l’opera da voi compiuta. Che il nostro occhio sia sempre luminoso, pieno di Dio, e manifesti in modo autentico e chiaro la bellezza della nostra anima e la grandezza del nostro amore per le cose di Dio e per il bene degli altri.
RADUNO DEL SUPERIORE GENERALE, DEI CONSULTORI E DEI SUPERIORI MAGGIORI DELL’ORDINE A TAIWAN
Insieme in Asia per conoscere il passato, per celebrare il presente e per scrutare il futuro, per ri-motivare lo spirito missionario camilliano
Alcune note introduttive di religioni etiche, socio-culturali, storiche e asiatiche provenienti dalla Cina (18 giugno 2018) di Leocir Pessini – Superiore Generale
Leggi il testo in ITA – EN – POR – FR
- Verbale dell’incontro del giorno 18 giugno 2018
- Verbale dell’incontro del giorno 19 giugno 2018
- Verbale dell’incontro del giorno 20 giugno 2018
- Verbale dell’incontro del giorno 22 giugno 2018
Leggi qui la “Breve storia della Missione Camilliana in Cina e Taiwan” di p. Giovanni Rizzi
CADIS
Assam: soccorso medico di emergenza alle vittime dell’alluvione – CADIS
Il 13 giugno 2018 gli stati di Assam, Manipur, Mizoram e Tripura nell’ India nordorientale si sono nuovamente trovati sommersi dall’acqua a causa delle forti piogge che hanno colpito oltre 650.000 abitanti di 921 villaggi di 21 distretti. L’inondazione è causata principalmente dalle rotture degli argini di Assam che hanno un disperato bisogno di rinforzo. Inoltre la costruzione di molte dighe e l’invasione dilagante delle rive del fiume e delle zone umide, oltre alla mancanza di un adeguato drenaggio, non fanno che peggiorare le cose.
Ad oggi, i dati del governo hanno registrato 12 morti negli stati di Assam (5) e Manipur (7). Le morte sono dovute a inondazioni e frane. In Assam, i distretti più colpiti sono Karimganj, Hailakandi, Cachar, Karbi Anglong e Golaghat. Nel solo stato di Assam, la popolazione totale colpita è di 448.495 persone di 673 villaggi con 5 morti segnalate. Lo stato di Assam è il più colpito da questo alluvione.
Caritas India e CTF Volunteers for Humanitarian Action dopo aver interagito con le comunità hanno valutato e rilevato i bisogni più urgenti di 26 villaggi, che in questo momento sono i seguenti: cibo e acqua, kit medico e igiene. CTF India sta mobilitando la sua squadra medica per condurre 35 campi medicinei distretti di Karimganj e Hailakandi dal 28 giugno all’8 luglio 2018.
CADIS International fa appello alla tua generosità per aiutare e sostenere i nostri campi medici. Il budget totale richiesto per questo intervento di soccorso medico è di 12.820,00 euro. Puoi inviare il tuo contributo al seguente conto corrente:
INTESTATARIO: Fondazione Camillian Disaster Service International – CADIS
INDIRIZZO: Piazza della Maddalena, 53 – 00186 Roma
BANCA: DEUTSCHE BANK
IBAN: IT13T 03104 03202 00000 08402 70
BIC-SWIFT: DEUTITM1582
INDIRIZZO: Largo di Torre Argentina, 4, 00186 Roma
Ti ringraziamo in anticipo per il tuo grande supporto e generosità. Per favore, tieni le nostre squadre di soccorso medico di emergenza nelle tue preghiere. Vi terremo aggiornati sugli sviluppi sul campo. Possa il buon Dio tenerti sempre nel suo cuore e per l’intercessione di San Camillo de Lellis, che tu possa sempre godere della benedizione della salute.
Leggi anche l’Intervista a p. Frank A. Monks – ex superiore generale dell’Ordine
DELEGAZIONE DI TAIWAN
Il giorno 29 Giugno presso la Nunziatura di Taipei si sono svolte le celebrazioni per il quinto anniversario di Papa Francesco. P.Didone,Matteo ,Michelini e Felice hanno partecipato al momento di preghiera.
Il giorno 29 Giugno presso la Nunziatura di Taipei si sono svolte le celebrazioni per il quinto anniversario di Papa Francesco. P.Didone,Matteo ,Michelini e Felice hanno partecipato al momento di preghiera.
Il 2 Luglio il nostro chierico Vietnamita ,Giuseppe Khanh, ha ricevuto gli ordini minori del Lettorato e Accolitato.
«Volgendo un attento sguardo al vostro Popolo, che si è distinto fra gli altri popoli dell’Asia per lo splendore della sua millenaria civiltà, con tutta la sua esperienza sapienziale, filosofica, scientifica e artistica, mi piace rilevare come, specialmente negli ultimi tempi, esso si sia anche proiettato verso il raggiungimento di significative mete di progresso economico-sociale, attirando l’interesse del mondo intero. (…) In questo contesto, in cui siete chiamati ad operare, desidero ricordarvi quanto il Papa Giovanni Paolo II ha sottolineato con voce forte e vigorosa: la nuova evangelizzazione esige l’annuncio del Vangelo all’uomo moderno, con la consapevolezza che, come durante il primo millennio cristiano la Croce fu piantata in Europa e durante il secondo in America e in Africa, così durante il terzo millennio una grande messe di fede sarà raccolta nel vasto e vitale continente asiatico.
«“Duc in altum” (Lc 5, 4). Questa parola risuona oggi per noi, e ci invita a fare memoria grata del passato, a vivere con passione il presente, ad aprirci con fiducia al futuro: “Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e sempre!” (Eb 13, 8)». Anche in Cina la Chiesa è chiamata ad essere testimone di Cristo, a guardare in avanti con speranza e a misurarsi — nell’annuncio del Vangelo — con le nuove sfide che il Popolo cinese deve affrontare».
Dalla lettera del Santo Padre Benedetto XVI ai vescovi, ai presbiteri e alle persone consacrate e ai fedeli laici della chiesa cattolica nella Repubblica Popolare Cinese – 27 maggio 2007
Il nostro recente raduno del superiore generale e dei consultori con i superiori maggiori dell’Ordine è stato l’occasione provvidenziale per ritornare nell’isola di Formosa – Taiwan e per incontrare la vostra affascinante storia personale, il vostro impegno missionario di evangelizzazione e di cura, le vostre preoccupazioni e i vostri sogni.
Il tema di fondo che ci ha fatto convergere da tutto il mondo verso Taiwan – Insieme in Asia per conoscere il passato, per celebrare il presente e per scrutare il futuro, per ri-motivare lo spirito missionario camilliano – può rappresentare una solida traccia per ripercorrere anche il significato ed il valore degli incontri personali e comunitari che ho vissuto nei giorni 13-17 giugno 2018, insieme a p. Gianfranco Lunardon, segretario generale dell’Ordine.
(Taiwan – Lotung, 13-17 giugno 2018)
PROVINCIA SICULO-NAPOLETANA
Quest’ anno, la festa di San Camillo, celebrata nella comunità di Acireale (Catania), sarà preceduta da una missione camilliana inteparrocchiale che vedrà coinvolte sei comunità parrocchiali e circa 30 ‘missionari’: 5 camilliani, 10 religiose Ministre degli Infermi, 2 religiose Figlie di San Camillo accompagnate da 4 giovani provenienti da Roma, 2 missionarie degli infermi ‘Cristo speranza’ e 6 postulanti camilliani. Con questa iniziativa si vuole dare risalto ai 150 dalla morte della Beata Maria Domenica Brun Barbantini e che vede coinvolte, in prima linea, le tre religiose Ministre degli Infermi presenti nella comunità di Acireale.
I confratelli della provincia siculo-napoletana condividono la gioia per la professione religiosa solenne di Dario Malizia (Acireale, 16 luglio 2018). L’occasione sarà l’evento conclusivo dell’Anno Vocazionale Provinciale (2017-2018) vissuto da tutti i religiosi della provincia camilliana.
CASORIA
Weekend vocazionale a Ospedale Camilliani Casoria…momenti di preghiera, catechesi, fraternita e visita ai malati sull esempio di san camillo di Camillo De Lellis
DELEGAZIONE della TANZANIA
I confratelli della provincia tedesca – delegazione di Tanzania – condividono la gioia per l’ordinazione sacerdotale – Dar Es Salaam, 7 luglio 2018 – di due confratelli camilliani: Paschal Mapendo e Raymond Mukhotya.
PROVINCIA del BENIN-TOGO
Medard Aboué, il giorno 26 giugno 2018, presso la Pontificia Università Lateranense – Roma – ha discusso brillantemente – summa cum laude – la sua tesi di dottorato in teologia, con la specializzazione in teologia pastorale, dal titolo “Pastorale de la Sante dans le contexte des Religions traditionnelle Africaines. Le cas du Vodun au Benin”.
PROVINCIA NORD ITALIANA – GIORNATA DELLA FRATERNITÀ
Il 12 giugno 2018, il segretariato provinciale per la formazione ha proposto di arricchire la tradizionale festa della fraternità, con un progetto culturale/artistico inerenti la scoperta, per alcuni aspetti davvero inaspettata, della presenza dei Camilliani a Bergamo, con una visita guidata alla ‘memoria’ camilliana nella bergamasca e soprattutto alla chiesa di S. Marco che conserva affreschi e bassorilievi camilliani.
Pastorale giovanile vocazionale camilliana
Le immagini del Weekend di fraternità camilliana della Provincia del Nord Italia dal tema “La carità non avrà mai fine” (1 Cor 13, 8a) e tenutosi nella nostra casa di spiritualità di Piossasco (TO). Ben 12 sono stati i giovani che hanno partecipato. Che il Signore, per l’intercessione di san Camillo, possa illuminare i loro passi!
Le immagini della festa di San Camillo della “Fraternità San Camillo” di Piossasco (To). Durante la festa Suor Teresa Martino ha ricordato la figura del nostro confratello Fratel Ettore Boschini.
PROVINCIA ROMANA – BUCCHIANICO
Domenica 1 luglio 2018, alle ore 19.00, presso il Santuario San Camillo in Bucchianico si è svolta una solenne celebrazione per l’apertura del Giubileo nel 60mo anniversario della costruzione della Cripta e l’arrivo del Simulacro del Santo (6 luglio 1958). La Penitenzieria Apostolica ha concesso l’indulgenza, alle solite condizioni, per quanti visiteranno il Santuario in questo anno di Grazia.
La celebrazione è stata presieduta da S.E. Mons. Giuseppe Sciacca, segretario del supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.
16 Giugno 2018 – “Villa Sacra Famiglia” Roma
Celebrazione Liturgica nel «54° Anniversario del Pio Transito» del Venerabile Servo di Dio NICOLINO D’ONOFRIO
PROVINCIA DELL’INDIA
Inaugurazione dell’anno accademico 2018-2019 per il diploma in Teologia Pastorale Sanitaria – Upasana (India) – 11 giugno 2018
di p. William Eronimoose, direttore
Lunedì 11 giugno 2018 è stato un giorno importante per l’Istituto indiano di teologia della salute pastorale (Indian Institute of Pastoral Health Theology – IIPHT) che ha ufficialmente inaugurato l’anno accademico 2018-2019 per il corso di studio per il diploma in teologia pastorale della salute pastorale. L’inaugurazione ufficiale è avvenuta alle 10.30 con la celebrazione eucaristica presieduta dal Rev. p. Kurian Kachappilly CMI, presidente del Dharmaram Vidya Kshetram (DVK), al quale è affiliato il nostro istituto di pastorale. Il confratello camilliano p. William Eronimoose, direttore dell’IIPHT, ha dato il benvenuto a p. Kurian, a p. Biju Sebastian M.I., incaricato per il ministero dei Camilliani in India, a p. Sunny M.I., e ai religiosi e religiose delle comunità vicine, presenti alla celebrazione eucaristica. CONTINUA QUI
PROVINCIA del BRASILE
Dal 22 al 24 giugno 2018, si è svolto l’incontro vocazionale nel seminario São Camilo di Granja Viana – San Paolo. Hanno partecipato 19 giovani che stanno seguendo un percorso di accompagnamento spirituale.
Dal 27 al 29 giugno 2018, un buon numero di religiosi della Provincia Camilliana del Brasile si è riunito per un incontro di formazione permanente, accompagnati dalle riflessioni di William Castilho.
ROMA – CHIESA DI SANTA MARIA MADDALENA
Lavori di restauro della Sacrestia, del Campanile e del tetto della chiesa della ‘Maddalena’
Continua e si intensifica l’opera di valorizzazione e di conservazione del patrimonio estetico e spirituale della nostra bella chiesa della ‘Maddalena’.
I lavori di restauro e consolidamento degli affreschi e degli apparati lignei (protezione da tarli e termiti) della sacrestia sono iniziati a febbraio 2018 e – come è prevedibile in questo genere di recupero – con una variazione rispetto al calendario preventivato, si protrarranno per altri tre o quattro mesi … “La bellezza salverà il mondo”!
A breve inizierà anche il cantiere per il restauro della torre e della cella campanaria e il consolidamento della struttura dopo le antiche e nuove lesioni che si sono aperte nei mattoni in cotto che reggono l’impianto complessivo.
Da ultimo, nel mese di luglio p.v., è previsto l’apertura di un terzo cantiere per il rifacimento di una porzione significativa del tetto della chiesa della ‘Maddalena’, in prossimità della facciata: le ‘storiche’ infiltrazioni d’acqua piovana hanno danneggiato alcune capriate in legno della copertura, compromettendo, all’interno, alcune porzioni di affresco ed intaccando con l’umidità una parte della cantoria lignea dell’organo settecentesco.
Si ringrazia il F.E.C. (Fondi Edifici di Culto – Ministero degli Interni del Governo italiano) e la Sovrintendenza Speciale per la tutela dei Beni Culturali di Roma, per il finanziamento e la cura posta nell’esecuzione dei lavori. GALLERIA FOTOGRAFICA
Chiesa di Santa Maria Maddalena: cenni storici
La ‘fiaccola della carità’ e papa Giovanni XXIII
Dal 14 luglio del 1960 nella Cripta del Santuario San Camillo in Bucchianico dinanzi alla vetrata che lo ritrae negli ultimi istanti di vita, arde perennemente la «Fiaccola della Carità», segno di orante presenza spirituale di quanti assistono gli ammalati, e implorano da Lui, Celeste Patrono, amore e dedizione che animavano la sua azione.
L’artistica lampada, opera di una fine cesellatore romano, fu benedetta da Papa Giovanni XXIII al termine dell’Udienza Generale in San Pietro il 12 luglio 1960, es accesa la sera del 13 luglio successivo nella Cappella infermeria dove il Santo morì, presso la Casa Madre della Maddalena in Roma.
La “Fiaccola della carità” come idea e movimento nata dal camilliano p. Ercole Meschini, è cresciuta di molto negli anni, ed è stata riconosciuta dall’Autorità Ecclesiastica come “Movimento di Apostolato di Laici”. Da quel giorno, ogni anno porta alla cittadina natale del Santo, nel mese di luglio, quanti si dedicano ad assistere gli ammalati, con articolate manifestazioni religiose e culturali, promuovendo allo stesso tempo una conoscenza e una vasta diffusione del Messaggio di Carità di San Camillo.
Sabato 7 luglio 2018, alla ‘Maddalena’ – Roma, si celebrerà l’edizione 2018 dell’Associazione della ‘Fiaccola della Carità’.
Durante la celebrazione eucaristica, presieduta da S. Ecc.za Mons Gianrico Ruzza – vescovo ausiliare per la diocesi di Roma – sarà presentato l’olio destinato ad alimentare la “Fiaccola della Carità” perché venga benedetto prima di essere trasferito nel Santuario di San Camillo in Bucchianico, città natale del Santo Patrono della sanità militare e dei servizi sanitari militari ausiliari delle forme armate. È un atto solenne che simboleggia il rinnovato proposito di voler alimentare la fiamma della “Fiaccola della Carità”, che è espressione di fede e dell’amore per il Cristo sofferente che il Santo della Carità riconosceva nell’infermo, nel povero, nel bisognoso e nell’abbandonato.
Solennità liturgica del nostro Fondatore san Camillo de Lellis (14 luglio 2018)
Cfr. Invito – programma delle celebrazioni
Festa della ‘titolare’ della chiesa, santa Maria Maddalena (22 luglio 2018)
Per espresso desiderio del Santo Padre Francesco, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha pubblicato un nuovo decreto, datato 3 giugno 2016, solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, con il quale la celebrazione di Santa Maria Maddalena, oggi memoria obbligatoria, sarà elevata nel Calendario Romano Generale al grado di festa.
Noi camilliani abbiamo il privilegio di custodire la memoria del nostro fondatore, san Camillo, proprio nella chiesa dedicata alla Maddalena, la prima a vedere il sepolcro vuoto e la prima ad ascoltare la verità della sua risurrezione, la donna sulla quale si è appoggiata come balsamo benefico la misericordia del Signore.
MARIA MADDALENA: «APOSTOLORUM APOSTOLA», DONNA DELLA MISERICORDIA E DELLA TESTIMONIANZA
La decisione si iscrive nell’attuale contesto ecclesiale, che domanda di riflettere più profondamente sulla dignità della donna, la nuova evangelizzazione e la grandezza del mistero della misericordia divina. Fu San Giovanni Paolo II a dedicare una grande attenzione non solo all’importanza delle donne nella missione stessa di Cristo e della Chiesa, ma anche, e con speciale risalto, alla peculiare funzione di Maria di Magdala quale prima testimone che vide il Risorto e prima messaggera che annunciò agli apostoli la risurrezione del Signore (cf. Mulieris dignitatem, n. 16). Questa importanza prosegue oggi nella Chiesa – lo manifesta l’attuale impegno di una nuova evangelizzazione – che vuole accogliere, senza alcuna distinzione, uomini e donne di qualsiasi razza, popolo, lingua e nazione (cf. Ap 5,9), per annunciare loro la buona notizia del Vangelo di Gesù Cristo, accompagnarli nel loro pellegrinaggio terreno ed offrir loro le meraviglie della salvezza di Dio. Santa Maria Maddalena è un esempio di vera e autentica evangelizzatrice, ossia, di una evangelista che annuncia il gioioso messaggio centrale della Pasqua (cf. colletta del 22 luglio e nuovo prefazio).
Il Santo Padre Francesco ha preso questa decisione proprio nel contesto del Giubileo della Misericordia per significare la rilevanza di questa donna che mostrò un grande amore a Cristo e fu da Cristo tanto amata, come affermano Rabano Mauro parlando di lei («dilectrix Christi et a Christo plurimum dilecta»: De vita beatae Mariae Magdalenae, Prologus) e Sant’Anselmo di Canterbury («electa dilectrix et dilecta electrix Dei»: Oratio LXXIII ad sanctam Mariam Magdalenam). È certo che la tradizione ecclesiale in Occidente, soprattutto dopo San Gregorio Magno, identifica nella stessa persona Maria di Magdala, la donna che versò profumo nella casa di Simone, il fariseo, e la sorella di Lazzaro e Marta. Questa interpretazione continuò ed ebbe influsso negli autori ecclesiastici occidentali, nell’arte cristiana e nei testi liturgici relativi alla Santa. I Bollandisti hanno ampiamente esposto il problema della identificazione delle tre donne e prepararono la strada per la riforma liturgica del Calendario Romano. Con l’attuazione della riforma, i testi del Missale Romanum, della Liturgia Horarum e del Martyrologium Romanum si riferiscono a Maria di Magdala. È certo che Maria Maddalena formò parte del gruppo dei discepoli di Gesù, lo seguì fino ai piedi della croce e, nel giardino in cui si trovava il sepolcro, fu la prima “testis divinae misericordiae” (Gregorio Magno, XL Hom. In Evangelia, lib. II, Hom. 25,10). Il Vangelo di Giovanni racconta che Maria Maddalena piangeva, poiché non aveva trovato il corpo del Signore (cf. Gv 20, 11); e Gesù ebbe misericordia di lei facendosi riconoscere come Maestro e trasformando le sue lacrime in gioia pasquale.
Approfittando di questa opportuna circostanza, desidero evidenziare due idee inerenti ai testi biblici e liturgici della nuova festa, che possono aiutarci a cogliere meglio l’importanza odierna di simile Santa donna. Per un lato, ha l’onore di essere la «prima testis» della risurrezione del Signore (Hymnus, Ad Laudes matutinas), la prima a vedere il sepolcro vuoto e la prima ad ascoltare la verità della sua risurrezione. Cristo ha una speciale considerazione e misericordia per questa donna, che manifesta il suo amore verso di Lui, cercandolo nel giardino con angoscia e sofferenza, con «lacrimas humilitatis», come dice Sant’Anselmo nella citata preghiera. A tal proposito, desidero segnalare il contrasto tra le due donne presenti nel giardino del paradiso e nel giardino della risurrezione. La prima diffuse la morte dove c’era la vita; la seconda annunciò la Vita da un sepolcro, luogo di morte. Lo fa osservare lo stesso Gregorio Magno: «Quia in paradiso mulier viro propinavit mortem, a sepulcro mulier viris annuntiat vitam» (XL Hom. In Evangelia, lib. II, Hom. 25). Inoltre, è proprio nel giardino della risurrezione che il Signore dice a Maria Maddalena: «Noli me tangere». È un invito rivolto non solo a Maria, ma anche a tutta la Chiesa, per entrare in una esperienza di fede che supera ogni appropriazione materialista e comprensione umana del mistero divino. Ha una portata ecclesiale! È una buona lezione per ogni discepolo di Gesù: non cercare sicurezze umane e titoli mondani, ma la fede in Cristo Vivo e Risorto!
Proprio perché fu testimone oculare del Cristo Risorto, fu anche, per altro lato, la prima a darne testimonianza davanti agli apostoli. Adempie al mandato del Risorto: «Va’ dai miei fratelli e di’ loro… Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: “Ho visto il Signore!” e ciò che le aveva detto» (Gv 20,17-18). In tal modo ella diventa, come già notato, evangelista, ossia messaggera che annuncia la buona notizia della risurrezione del Signore; o come dicevano Rabano Mauro e San Tommaso d’Aquino, «apostolorum apostola», poiché annuncia agli apostoli quello che, a loro volta, essi annunceranno a tutto il mondo (cf. Rabano Mauro, De vita beatae Mariae Magdalenae, c. XXVII; S. Tommaso d’Aquino, In Ioannem Evangelistam Expositio, c. XX, L. III, 6). A ragione il Dottore Angelico usa questo termine applicandolo a Maria Maddalena: ella è testimone del Cristo Risorto e annuncia il messaggio della risurrezione del Signore, come gli altri Apostoli. Perciò è giusto che la celebrazione liturgica di questa donna abbia il medesimo grado di festa dato alla celebrazione degli apostoli nel Calendario Romano Generale e che risalti la speciale missione di questa donna, che è esempio e modello per ogni donna nella Chiesa.
Articolo di S.E. Mons. Arthur Roche, Segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
Scarica qui il Decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
INCONTRI DELL’ORDINE CAMILLIANO (2014 – 2020)
FAMIGLIA CAMILLIANA LAICA
Raduno internazionale della FCL: dal 13 al 20 ottobre 2018, a villa Primavera (Roma), presso le religiose Ancelle dell’Incarnazione. L’incontro è aperto ai Presidenti e ai principali Assistenti Spirituali FCL: 2 persone per Provincia, Vice-Provincia, e Delegazione dell’Ordine.
AGENDA DEL SUPERIORE GENERALE E DELLA CONSULTA GENERALE
* il 14 luglio 2018, celebrerà la solennità di ‘san Camillo’ nel santuario san Camillo di Rio de Janeiro;
* dal 16 al 18 luglio 2018, a Rio de Janeiro, parteciperà al I° congresso brasiliano delle opere sanitarie cattoliche e proporrà una riflessione dal tema Filantropia e missione;
* dal 26 al 29 luglio 2018, a Sarajevo (Bosnia) parteciperà al congresso internazionale di teologia morale e proporrà una relazione dal tema Salute planetaria: sfida per il futuro dell’umanità;
* dal 8 al 12 agosto 2018, visiterà i confratelli camilliani del Cile.
Laurent ZOUNGRANA, vicario generale dell’Ordine, dal 4 al 13 luglio 2018, sarà in visita ai confratelli camilliani dell’Uganda, in occasione dei festeggiamenti per le ordinazioni sacerdotali.
La Commissione Economica Centrale dell’Ordine si riunirà alla ‘Maddalena’ a Roma dal 6 al 8 settembre 2018.
ATTI DI CONSULTA GENERALE
Il superiore generale con il consenso dei consultori:
- ha ammesso alla professione solenne dei voti religiosi il religioso professo temporaneo (provincia siculo-napoletana) Dario Malizia.
- ha eretto canonicamente la casa di noviziato, per l’anno 2018-2020, nella comunità camilliana di Essen in Germania.
NOVITÀ EDITORIALI
Ringraziamo i confratelli della provincia di Spagna che si sono attivati per la traduzione in lingua spagnola e per la stampa del Regolamento di Formazione dell’Ordine.
Missione Salute – Anno vocazionale della Provincia Siculo Napoletana (luglio-agosto 2018)
RELIGIOSI DEFUNTI
«Ecco, ora svaniscono. I volti e i luoghi, con quella parte di noi che, come poteva, li amava, per rinnovarsi, trasfigurati, in un’altra trama!» (T.S. Eliot).
ANTONIO DIDONÈ (1933 – 2018) Delegazione di Taiwan
Video – Omaggio a p. Antonio Didonè, religioso camilliano Questo video è un commosso omaggio a p. Antonio Didonè, religioso camilliano, sacerdote, medico, innamorato di Taiwan, di quel popolo, dei suoi malati e dei suoi poveri
Antonio Didoné, abbracciato dal papa e dai cinesi di Taiwan Il religioso camilliano ha speso oltre 40 anni a curare i bambini poveri ed ammalati nell’isola di Taiwan.
Figlio di Giovanni ed Elena Filippin
Nato: 8 dicembre 1933 a Ca’ Onorai di Cittadella (Padova)
Ingresso nell’Ordine: 14 ottobre 1944 a Besana.
SCARICA QUI IL NECROLOGIO COMPLETO
GBAGUIDI JULIEN (1948-2018)
Vice Provincia del Benin- Togo
I confratelli camilliani della Vice Provincia del Benin-Togo e della Provincia Siculo-Napoletana, comunicano il decesso del confratello fr. GBAGUIDI Julien (70 anni). La morte è avvenuta, dopo lunga e sofferta malattia, il 14 giugno 2018, presso l’ospedale ‘Cotugno’ di Napoli (Italia).
«Ora vivono in Cristo, che hanno incontrato nella Chiesa, seguito nella nostra vocazione, servito nei malati e sofferenti. Nella fiducia che il Signore, la Vergine Santa nostra Regina, san Camillo – i beati Luigi Tezza e Giuseppina Vannini – e i nostri Confratelli e Consorelle defunti li accoglieranno fra loro, li affidiamo nella preghiera ricordandoli con affetto, stima e gratitudine».
PREGHIERA PER LE VITTIME DI DISASTRI DI OGNI GENERE – CADIS
Per tutte le vittime di disastri di ogni genere, per le persone che hanno perso la vita, per i loro cari, per i sopravvissuti e per tutti quelli che si adoperano nel soccorso, preghiamo:
Dio Celeste, che hai creato e conservi ogni esistenza,
Tu conosci tutta la nostra tristezza e la nostra sofferenza. Tutte le vittime delle catastrofi di ogni genere siano accolte nella tua pace! Ricevi, noi ti preghiamo, nella tua misericordia, i tanti nostri fratelli e sorelle, sepolti dalle forze scaturite dalla natura. Conducili nella tua dimora!
Consola il dolore di tante famiglie, asciuga le lacrime di tanti fratelli, proteggi la solitudine di tanti orfani. Infondi a tutti coraggio perché il dolore si trasformi in cammino di crescita e di speranza.
Suscita nel cuore dei cristiani e di tutti gli uomini di buona volontà il desiderio di impegnarsi affinché i feriti e coloro che soffrono a causa di queste calamità, sperimentino il conforto della solidarietà fraterna.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
Padre Nostro – Ave Maria – Gloria
QUESTO POVERO GRIDA E IL SIGNORE LO ASCOLTA
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
II GIORNATA MONDIALE DEI POVERI
18 novembre 2018
«Questo povero grida e il Signore lo ascolta» (Sal34,7). Le parole del Salmista diventano anche le nostre nel momento in cui siamo chiamati a incontrare le diverse condizioni di sofferenza ed emarginazione in cui vivono tanti fratelli e sorelle che siamo abituati a designare con il termine generico di “poveri”. Chi scrive quelle parole non è estraneo a questa condizione, al contrario. Egli fa esperienza diretta della povertà e, tuttavia, la trasforma in un canto di lode e di ringraziamento al Signore. Questo Salmo permette oggi anche a noi, immersi in tante forme di povertà, di comprendere chi sono i veri poveri verso cui siamo chiamati a rivolgere lo sguardo per ascoltare il loro grido e riconoscere le loro necessità.
Ci viene detto, anzitutto, che il Signore ascolta i poveri che gridano a Lui ed è buono con quelli che cercano rifugio in Lui con il cuore spezzato dalla tristezza, dalla solitudine e dall’esclusione. Ascolta quanti vengono calpestati nella loro dignità e, nonostante questo, hanno la forza di innalzare lo sguardo verso l’alto per ricevere luce e conforto. Ascolta coloro che vengono perseguitati in nome di una falsa giustizia, oppressi da politiche indegne di questo nome e intimoriti dalla violenza; eppure sanno di avere in Dio il loro Salvatore. Ciò che emerge da questa preghiera è anzitutto il sentimento di abbandono e fiducia in un Padre che ascolta e accoglie. Sulla lunghezza d’onda di queste parole possiamo comprendere più a fondo quanto Gesù ha proclamato con la beatitudine «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,3).
In forza di questa esperienza unica e, per molti versi, immeritata e impossibile da esprimere appieno, si sente comunque il desiderio di comunicarla ad altri, prima di tutto a quanti sono, come il Salmista, poveri, rifiutati ed emarginati. Nessuno, infatti, può sentirsi escluso dall’amore del Padre, specialmente in un mondo che eleva spesso la ricchezza a primo obiettivo e rende chiusi in sé stessi.
2. Il Salmo caratterizza con tre verbi l’atteggiamento del povero e il suo rapporto con Dio. Anzitutto, “gridare”. La condizione di povertà non si esaurisce in una parola, ma diventa un grido che attraversa i cieli e raggiunge Dio. Che cosa esprime il grido del povero se non la sua sofferenza e solitudine, la sua delusione e speranza? Possiamo chiederci: come mai questo grido, che sale fino al cospetto di Dio, non riesce ad arrivare alle nostre orecchie e ci lascia indifferenti e impassibili? In una Giornata come questa, siamo chiamati a un serio esame di coscienza per capire se siamo davvero capaci di ascoltare i poveri.
E’ il silenzio dell’ascolto ciò di cui abbiamo bisogno per riconoscere la loro voce. Se parliamo troppo noi, non riusciremo ad ascoltare loro. Spesso, ho timore che tante iniziative pur meritevoli e necessarie, siano rivolte più a compiacere noi stessi che a recepire davvero il grido del povero. In tal caso, nel momento in cui i poveri fanno udire il loro grido, la reazione non è coerente, non è in grado di entrare in sintonia con la loro condizione. Si è talmente intrappolati in una cultura che obbliga a guardarsi allo specchio e ad accudire oltremisura sé stessi, da ritenere che un gesto di altruismo possa bastare a rendere soddisfatti, senza lasciarsi compromettere direttamente.
3. Un secondo verbo è “rispondere”. Il Signore, dice il Salmista, non solo ascolta il grido del povero, ma risponde. La sua risposta, come viene attestato in tutta la storia della salvezza, è una partecipazione piena d’amore alla condizione del povero. E’ stato così quando Abramo esprimeva a Dio il suo desiderio di avere una discendenza, nonostante lui e la moglie Sara, ormai anziani, non avessero figli (cfr Gen 15,1-6). E’ accaduto quando Mosè, attraverso il fuoco di un roveto che bruciava intatto, ha ricevuto la rivelazione del nome divino e la missione di far uscire il popolo dall’Egitto (cfr Es 3,1-15). E questa risposta si è confermata lungo tutto il cammino del popolo nel deserto: quando sentiva i morsi della fame e della sete (cfr Es 16,1-16; 17,1-7), e quando cadeva nella miseria peggiore, cioè l’infedeltà all’alleanza e l’idolatria (cfr Es 32,1-14).
La risposta di Dio al povero è sempre un intervento di salvezza per curare le ferite dell’anima e del corpo, per restituire giustizia e per aiutare a riprendere la vita con dignità. La risposta di Dio è anche un appello affinché chiunque crede in Lui possa fare altrettanto nei limiti dell’umano. La Giornata Mondiale dei Poveri intende essere una piccola risposta che dalla Chiesa intera, sparsa per tutto il mondo, si rivolge ai poveri di ogni tipo e di ogni terra perché non pensino che il loro grido sia caduto nel vuoto. Probabilmente, è come una goccia d’acqua nel deserto della povertà; e tuttavia può essere un segno di condivisione per quanti sono nel bisogno, per sentire la presenza attiva di un fratello e di una sorella. Non è un atto di delega ciò di cui i poveri hanno bisogno, ma il coinvolgimento personale di quanti ascoltano il loro grido. La sollecitudine dei credenti non può limitarsi a una forma di assistenza – pur necessaria e provvidenziale in un primo momento –, ma richiede quella «attenzione d’amore» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 199) che onora l’altro in quanto persona e cerca il suo bene.
4. Un terzo verbo è “liberare”. Il povero della Bibbia vive con la certezza che Dio interviene a suo favore per restituirgli dignità. La povertà non è cercata, ma creata dall’egoismo, dalla superbia, dall’avidità e dall’ingiustizia. Mali antichi quanto l’uomo, ma pur sempre peccati che coinvolgono tanti innocenti, portando a conseguenze sociali drammatiche. L’azione con la quale il Signore libera è un atto di salvezza per quanti hanno manifestato a Lui la propria tristezza e angoscia. La prigionia della povertà viene spezzata dalla potenza dell’intervento di Dio. Tanti Salmi narrano e celebrano questa storia della salvezza che trova riscontro nella vita personale del povero: «Egli non ha disprezzato né disdegnato l’afflizione del povero, il proprio volto non gli ha nascosto ma ha ascoltato il suo grido di aiuto» (Sal 22,25). Poter contemplare il volto di Dio è segno della sua amicizia, della sua vicinanza, della sua salvezza. «Hai guardato alla mia miseria, hai conosciute le angosce della mia vita; […] hai posto i miei piedi in un luogo spazioso» (Sal 31,8-9). Offrire al povero un “luogo spazioso” equivale a liberarlo dal “laccio del predatore” (cfr Sal 91,3), a toglierlo dalla trappola tesa sul suo cammino, perché possa camminare spedito e guardare la vita con occhi sereni. La salvezza di Dio prende la forma di una mano tesa verso il povero, che offre accoglienza, protegge e permette di sentire l’amicizia di cui ha bisogno. E’ a partire da questa vicinanza concreta e tangibile che prende avvio un genuino percorso di liberazione: «Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella società; questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 187).
5. E’ per me motivo di commozione sapere che tanti poveri si sono identificati con Bartimeo, del quale parla l’evangelista Marco (cfr 10,46-52). Il cieco Bartimeo «sedeva lungo la strada a mendicare» (v. 46), e avendo sentito che passava Gesù «cominciò a gridare» e a invocare il «Figlio di Davide» perché avesse pietà di lui (cfr v. 47). «Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte» (v. 48). Il Figlio di Dio ascoltò il suo grido: «“Che cosa vuoi che io faccia per te?”. E il cieco gli rispose: “Rabbunì, che io veda di nuovo!”» (v. 51). Questa pagina del Vangelo rende visibile quanto il Salmo annunciava come promessa. Bartimeo è un povero che si ritrova privo di capacità fondamentali, quali il vedere e il lavorare. Quanti percorsi anche oggi conducono a forme di precarietà! La mancanza di mezzi basilari di sussistenza, la marginalità quando non si è più nel pieno delle proprie forze lavorative, le diverse forme di schiavitù sociale, malgrado i progressi compiuti dall’umanità… Come Bartimeo, quanti poveri sono oggi al bordo della strada e cercano un senso alla loro condizione! Quanti si interrogano sul perché sono arrivati in fondo a questo abisso e su come ne possono uscire! Attendono che qualcuno si avvicini loro e dica: «Coraggio! Alzati, ti chiama!» (v. 49).
Purtroppo si verifica spesso che, al contrario, le voci che si sentono sono quelle del rimprovero e dell’invito a tacere e a subire. Sono voci stonate, spesso determinate da una fobia per i poveri, considerati non solo come persone indigenti, ma anche come gente portatrice di insicurezza, instabilità, disorientamento dalle abitudini quotidiane e, pertanto, da respingere e tenere lontani. Si tende a creare distanza tra sé e loro e non ci si rende conto che in questo modo ci si rende distanti dal Signore Gesù, che non li respinge ma li chiama a sé e li consola. Come risuonano appropriate in questo caso le parole del profeta sullo stile di vita del credente: «sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo […] dividere il pane con l’affamato, […] introdurre in casa i miseri, senza tetto, […] vestire uno che vedi nudo» (Is 58,6-7). Questo modo di agire permette che il peccato sia perdonato (cfr 1 Pt 4,8), che la giustizia percorra la sua strada e che, quando saremo noi a gridare verso il Signore, allora Egli risponderà e dirà: eccomi! (cfr Is 58,9).
6. I poveri sono i primi abilitati a riconoscere la presenza di Dio e a dare testimonianza della sua vicinanza nella loro vita. Dio rimane fedele alla sua promessa, e anche nel buio della notte non fa mancare il calore del suo amore e della sua consolazione. Tuttavia, per superare l’opprimente condizione di povertà, è necessario che essi percepiscano la presenza dei fratelli e delle sorelle che si preoccupano di loro e che, aprendo la porta del cuore e della vita, li fanno sentire amici e famigliari. Solo in questo modo possiamo scoprire «la forza salvifica delle loro esistenze» e «porle al centro della vita della Chiesa» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 198).
In questa Giornata Mondiale siamo invitati a dare concretezza alle parole del Salmo: «I poveri mangeranno e saranno saziati» (Sal 22,27). Sappiamo che nel tempio di Gerusalemme, dopo il rito del sacrificio, avveniva il banchetto. In molte Diocesi, questa è stata un’esperienza che, lo scorso anno, ha arricchito la celebrazione della prima Giornata Mondiale dei Poveri. Molti hanno trovato il calore di una casa, la gioia di un pasto festivo e la solidarietà di quanti hanno voluto condividere la mensa in maniera semplice e fraterna. Vorrei che anche quest’anno e in avvenire questa Giornata fosse celebrata all’insegna della gioia per la ritrovata capacità di stare insieme. Pregare insieme in comunità e condividere il pasto nel giorno della domenica. Un’esperienza che ci riporta alla prima comunità cristiana, che l’evangelista Luca descrive in tutta la sua originalità e semplicità: «Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. […] Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno» (At 2,42.44-45).
7. Sono innumerevoli le iniziative che ogni giorno la comunità cristiana intraprende per dare un segno di vicinanza e di sollievo alle tante forme di povertà che sono sotto i nostri occhi. Spesso la collaborazione con altre realtà, che sono mosse non dalla fede ma dalla solidarietà umana, riesce a portare un aiuto che da soli non potremmo realizzare. Riconoscere che, nell’immenso mondo della povertà, anche il nostro intervento è limitato, debole e insufficiente conduce a tendere le mani verso altri, perché la collaborazione reciproca possa raggiungere l’obiettivo in maniera più efficace. Siamo mossi dalla fede e dall’imperativo della carità, ma sappiamo riconoscere altre forme di aiuto e solidarietà che si prefiggono in parte gli stessi obiettivi; purché non trascuriamo quello che ci è proprio, cioè condurre tutti a Dio e alla santità. Il dialogo tra le diverse esperienze e l’umiltà di prestare la nostra collaborazione, senza protagonismi di sorta, è una risposta adeguata e pienamente evangelica che possiamo realizzare.
Davanti ai poveri non si tratta di giocare per avere il primato di intervento, ma possiamo riconoscere umilmente che è lo Spirito a suscitare gesti che siano segno della risposta e della vicinanza di Dio. Quando troviamo il modo per avvicinarci ai poveri, sappiamo che il primato spetta a Lui, che ha aperto i nostri occhi e il nostro cuore alla conversione. Non è di protagonismo che i poveri hanno bisogno, ma di amore che sa nascondersi e dimenticare il bene fatto. I veri protagonisti sono il Signore e i poveri. Chi si pone al servizio è strumento nelle mani di Dio per far riconoscere la sua presenza e la sua salvezza. Lo ricorda San Paolo scrivendo ai cristiani di Corinto, che gareggiavano tra loro nei carismi ricercando i più prestigiosi: «Non può l’occhio dire alla mano: “Non ho bisogno di te”; oppure la testa ai piedi: “Non ho bisogno di voi”» (1 Cor 12,21). L’Apostolo fa una considerazione importante osservando che le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie (cfr v. 22); e che quelle che «riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno» (vv. 23-24). Mentre dà un insegnamento fondamentale sui carismi, Paolo educa anche la comunità all’atteggiamento evangelico nei confronti dei suoi membri più deboli e bisognosi. Lungi dai discepoli di Cristo sentimenti di disprezzo e di pietismo verso di essi; piuttosto sono chiamati a rendere loro onore, a dare loro la precedenza, convinti che sono una presenza reale di Gesù in mezzo a noi. «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).
8. Qui si comprende quanto sia distante il nostro modo di vivere da quello del mondo, che loda, insegue e imita coloro che hanno potere e ricchezza, mentre emargina i poveri e li considera uno scarto e una vergogna. Le parole dell’Apostolo sono un invito a dare pienezza evangelica alla solidarietà con le membra più deboli e meno dotate del corpo di Cristo: «Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui» (1 Cor 12,26). Alla stessa stregua, nella Lettera ai Romani ci esorta: «Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile» (12,15-16). Questa è la vocazione del discepolo di Cristo; l’ideale a cui tendere con costanza è assimilare sempre più in noi i «sentimenti di Cristo Gesù» (Fil 2,5).
9. Una parola di speranza diventa l’epilogo naturale a cui la fede indirizza. Spesso sono proprio i poveri a mettere in crisi la nostra indifferenza, figlia di una visione della vita troppo immanente e legata al presente. Il grido del povero è anche un grido di speranza con cui manifesta la certezza di essere liberato. La speranza fondata sull’amore di Dio che non abbandona chi si affida a Lui (cfr Rm 8,31-39). Scriveva santa Teresa d’Avila nel suo Cammino di perfezione: «La povertà è un bene che racchiude in sé tutti i beni del mondo; ci assicura un gran dominio, intendo dire che ci rende padroni di tutti i beni terreni, dal momento che ce li fa disprezzare» (2, 5). E’ nella misura in cui siamo capaci di discernere il vero bene che diventiamo ricchi davanti a Dio e saggi davanti a noi stessi e agli altri. E’ proprio così: nella misura in cui si riesce a dare il giusto e vero senso alla ricchezza, si cresce in umanità e si diventa capaci di condivisione.
10. Invito i confratelli vescovi, i sacerdoti e in particolare i diaconi, a cui sono state imposte le mani per il servizio ai poveri (cfr At 6,1-7), insieme alle persone consacrate e ai tanti laici e laiche che nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti rendono tangibile la risposta della Chiesa al grido dei poveri, a vivere questa Giornata Mondiale come un momento privilegiato di nuova evangelizzazione. I poveri ci evangelizzano, aiutandoci a scoprire ogni giorno la bellezza del Vangelo. Non lasciamo cadere nel vuoto questa opportunità di grazia. Sentiamoci tutti, in questo giorno, debitori nei loro confronti, perché tendendo reciprocamente le mani l’uno verso l’altro, si realizzi l’incontro salvifico che sostiene la fede, rende fattiva la carità e abilita la speranza a proseguire sicura nel cammino verso il Signore che viene.
Dal Vaticano, 13 giugno 2018
Memoria liturgica di S. Antonio da Padova
Francesco
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