Jessica Di Lanzo è una giovane bucchianichese che si è recentemente laureata in Infermieristica presso la Scuola di Medicina e Scienze della Salute dell’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara.
“Camillo de Lellis: l’Uomo, l’Infermiere, il Riformatore” è il titolo della sua tesi, uno studio sull’innovazione rivoluzionaria che San Camillo de Lellis portò nel mondo della sanità.
Abbiamo intervistato Jessica pochi giorni dopo la sua laurea. Ecco cosa ci ha detto:
1.Qual è e qual è stato il tuo rapporto con San Camillo e come si è evoluto?
San Camillo è stato parte integrante della mia vita, fin dall’infanzia. Infatti quando ero piccola abitavo vicino la sua casa nativa e spesso mi recavo a visitarla, restando sempre molto affascinata da quei luoghi. Poi per un periodo c’è stato un momento di stasi fino a qualche anno fa. Oggi il mio rapporto con San Camillo si è sicuramente evoluto e rafforzato grazie allo svolgimento della mia tesi, che mi ha permesso di crescere.
2. Perché la scelta di scrivere una tesi di laurea su San Camillo? Com’è nata?
La scelta è ricaduta proprio su San Camillo grazie al forte desiderio di approfondirne la conoscenza e soprattutto per metterne in risalto sia l’aspetto umano che la visione assistenziale. L’idea di sviluppare la mia tesi di laurea su San Camillo è sempre stata presente fin dal primo anno di Università, quando il Professor Maurizio Rivera Di Renzo, che poi è diventato il mio Relatore, ci fece lezione sulla storia dell’assistenza infermieristica. Tra le tante figure che hanno contribuito allo sviluppo dell’assistenza ci illustrò anche l’opera effettuata da Camillo de Lellis e in quel momento nacque in me l’idea che poi ho realizzato.
3. Quali sono stati i momenti più belli, interessanti o sorprendenti durante la stesura della tesi?
Sicuramente uno dei momenti più belli ed interessanti è stato quello della ricerca bibliografica, attraverso la quale ho appreso tanti particolari della vita e l’opera di San Camillo dei quali prima non ero a conoscenza. Sono rimasta del tutto esterrefatta nel leggere una drammatica e cruda descrizione eseguita da Cicatelli delle condizioni dei malati del tempo, perché mi sono resa conto che l’assistenza non è sempre stata come la intendiamo noi oggi e che c’era davvero la necessità di una figura come Camillo de Lellis e dei suoi Ministri degli Infermi che realizzassero una riforma radicale.
4. Cosa diresti in poche righe del San Camillo uomo, del riformatore e del santo?
Quando provo ad immaginare la vita di un Santo la immagino esemplare e priva di errori. Invece la vita di Camillo de Lellis ci dimostra prima di tutto che è stato un uomo come noi, con i propri vizi, debolezze e una vita caratterizzata da momenti difficili come ad esempio la malattia. Camillo ci insegna che errare è umano e che non bisogna dare importanza all’errore in sé, ma a cosa si fa dopo l’errore per migliorarsi. Egli è stato in grado di cambiare e di sfruttare le proprie esperienze negative a favore degli altri. Penso che la sua voglia di apportare un cambiamento nacque dal fatto che sperimentò sulla sua stessa pelle cosa volesse dire essere malato e quando si ritrovò ad assistere gli altri decise di poter e dover apportare un cambiamento, realizzando così la sua riforma.
5. Cosa significa San Camillo per Bucchianico?
San Camillo è un vero e proprio orgoglio per Bucchianico e i suoi abitanti. Io da Bucchianichese sono fiera che uno di noi sia partito da qui e con la sua opera abbia effettuato una riforma così imponente in tutto il mondo. San Camillo è Bucchianico, ci rappresenta e ci unisce. È un sostegno ed una forza che è sempre presente e che ci aiuta soprattutto a superare i momenti di difficoltà. Non potrò mai dimenticare l’atmosfera che si è creata quando da Roma è tornato il suo corpo qui nella sua patria. Era come se fosse tornato un padre, un fratello, un amico. Eravamo tutti uniti intorno a lui, tutte le ostilità e i problemi sembravano essere svaniti nel nulla. Sarebbe bello vivere ricreando quell’atmosfera tutti i giorni, senza il bisogno di avere qui il suo corpo, perché sono convinta che sia sempre presente e vivo nella sua Bucchianico.
6. Come vengono percepiti i Camilliani a Bucchianico?
I Camilliani sono parte integrante della nostra comunità e portano avanti l’opera e gli insegnamenti di San Camillo, non solo a Bucchianico o in Italia ma in tutto il mondo. Proprio come San Camillo si dedicano all’assistenza sia fisica ma soprattutto spirituale degli infermi. Sono presenti non solo per i malati, ma per tutte le persone della comunità che necessitano di un aiuto.
7. Cosa significa per te San Camillo?
Per me San Camillo è un esempio dal quale attingere grandi insegnamenti nello svolgimento della mia professione. Mi ha insegnato a non concentrarmi esclusivamente sulla malattia, bensì sulla persona, curando sia l’aspetto biologico, psicologico e sociale; a migliorare le procedure dell’assistenza; a sfruttare l’inventiva per trovare nuove soluzioni agli innumerevoli problemi che possono presentarsi nello svolgimento della professione; l’importanza della formazione e del continuo aggiornamento; ma l’insegnamento più importante che cercherò di attuare sempre è di mettere “più cuore nelle mani” nell’assistenza ai malati.
8.Pensi che il suo messaggio sia valido ancora oggi? Cosa può insegnare San Camillo ai giovani d’oggi?
Sono più che sicura che il suo messaggio sia ancora valido oggi, anzi è più che mai attuale. Oggi, come in quel periodo, abbiamo bisogno di un cambiamento, poiché la nostra società è caratterizzata da una profonda crisi sia economica che spirituale. San Camillo con la sua opera può insegnare ai giovani di oggi che non sempre una riforma nasce dall’alto, come ha ben dimostrato Camillo, ma può nascere anche dal basso, dalla forza e dalla volontà di persone normali. Quindi anche noi giovani, nel nostro piccolo, possiamo realizzare la nostra riforma, prendendo San Camillo come esempio.
[Leggi la rassegna stampa delle attività per il IV Centenario]
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