La sofferenza dell’uomo innocente è, da sempre, al centro di interesse storico, letterario, teologico, filosofico e psicologico. L’enigma dell’irriducibilità del dolore resiste tuttavia a qualsiasi forma di sapienza, pervenendo allo scacco di ogni discorso concettuale. L’opera si propone di affrontare, attraverso l’analisi filologica del Libro di Giobbe, il problema sempre attuale dell’assurdità del male innocente che rimane irrisolto, ma che trova una sua originale chiave di lettura nell’incontro tra Dio e l’uomo, rinnovato dal dono della fede. Di fronte all’interrogativo angosciante del soffrire, Gesù Cristo con la sua vita, la sua morte e la sua resurrezione, è l’unica offerta di senso per l’uomo. Quel grido di Gesù sulla croce :”Perché mi hai abbandonato?” (Mt. 27,46), mostra un Cristo che si appella a Dio contro Dio, ma che pone tutta la sua fiducia e la sua speranza nel Dio che l’abbandona.
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