Esperienze mistiche straordinarie di Maria Domenica Brun Barbantini (1789-1860)

Di Ausilia Gianesin

In linea con la prudenza richiesta, si può affermare che i criteri di credibilità sopra nominati (cfr. PDF) sono presenti nelle relazioni delle fonti storiche dei fenomeni mistici che ebbero per soggetto M. Domenica. a volte i biografi raggiungono alcune pie riflessioni sul fenomeno e derivazioni, ma è da notare che essi distinguono la nuda redazione del fatto dal interpretazione personale.

È da rilevare che le allocuzioni infuse a M. Domenica ricorrono all’inizio di una nuova fase  della sua vita. Nelle diverse tappe, la vita di M. Domenica si sviluppa su una linea prestabilita da quesiti fatti carismatici, che seguono un filo non sempre conforme alla logica dell’evoluzione normale prevista dagli avvenimenti umani, accadimenti inaspettati e choccanti per M. Domenica, contrari alla sua volontà innata e richiedenti, perciò,  una forte carica di dolore e di sacrificio, accettati, però, in seguito come sicura volontà di Dio.

A un secolo e mezzo di distanza e a opera compiuta secondo il disegno di Dio e la mente acquisita successivamente dalla sera di Dio, è possibile giudicare con certezza la veridicità di quei fenomeni mistici, per l’incidenza positiva sulla missione svolta da M. Domenica nell’arco della sua esistenza e oltre.

Fatti specifici

Il calice

Il primo fatto di indole soprannaturale-carismatica che si rileva nella vita della serva di Dio è descritto dalla Trinci e dalla Batacchi. La protagonista non ne fa il minimo accenno nell’Autobiografia perché ella inizia lo scritto dall’anno 1818, tralasciando completamente tutti gli avvenimenti precedenti. Scrive la Tranci:

«Tanta pietà (verso Maria SS.ma) fu dal Cielo prodigiosamente favorita, poiché entrando la piccola Maria una tal volta nel Sacro tempio per salutare secondo il solito la  Santa Vergine, in quell’ora appunto che il Sacerdote celebrante stava pronunziando le adorabili parole della Consacrazione vide grondare il preziosissimo sangue rigurgitante dal Calice che il Sacerdote innalzava alla vista del popolo. A tal vista la nostra Maria fu compresa da un sacro orrore e provò tali effetti che non sapeva spiegare a se stessa. Prudentemente custodì e tenne celato il ricevuto favore non palesandolo che al suo Confessore. Da quel momento procurò di crescere in virtù e vivere unicamente per quel Signore che tanto la favoriva; si rese più docile agli insegnamenti delle virtuose Maestre, amò maggiormente l’orazione e la solitudine».

[…]

Premonizioni

Il secondo fenomeno ha un precedente. M. Domenica attraversa un periodo di crisi di crescita, con riflessi d’introspezione e di rallentamento spirituale. Con l’aiuto della madre, donna umanamente e cristianamente forte, supera il momento difficile; si fidanza e si sposa. A questo punto i biografi parlano di una dolorosa tensione presente in lei; Chicca (col quale concorda Batacchi) scrive.

«La mente elevata e fervida di Maria passando in rassegna i primi anni della vita, le pratiche di religione e di pietà, le preghiere alla Madre Santissima di Dio, le limosine che tanto affettuosamente dispensava ai poverelli, il ritiro, la solitudine, pareale che il matrimonio non fosse lo stato a cui Dio l’avesse chiamata. Era questo un rammarico d’inconsideratezza giovanile, o piuttosto una voce interna di Dio che le disponeva a quei sacrifizi penosissimi per mezzo dei quali volea chiamarla ad opere grandi di religione e di carità?».

Non corrisponde a realtà l’affermazione dei biografi su l’asserito conflitto interno di M. Domenica tra Dio e lo sposo, da lei scelto liberamente e profondamente amato.

Attendibile, invece, la «voce interna di Dio», quale premonizione soprannaturale preparatoria a un momento di frattura di tuta la vita precedente e di orientamento a un nuovo modulo di vita.

Su  M. Domenica ventiduenne, sposata da pochi mesi, sta per abbattersi una dura prova. È nel pieno vigore della sua età, felice con lo sposo che Dio le ha donato e la sua gioia tocca le punte più alte nel sentirsi in attesa di un figlio. Ma Salvatore morirà dopo appena sei mesi di matrimonio; per M. Domenica la vita muterà  radicalmente. Quel dolore sarà tale da superare ogni capacità di resistenza umana; M. Domenica avrà bisogno di un aiuto soprannaturale straordinario perché si compia in lei la volontà di Dio. È in questo contesto che va inserito il succedersi d premonizioni e mozioni interiori, sulla cui natura mistica non è da dubitare. A un secolo di distanza e a compimento dei fatti misticamente allora presagiti, la risposta sulla natura di quelle premonizioni non può essere che positiva. Il Signore, che aveva chiamato M. Domenica a formare una famiglia umana, la prepara attraverso un cammino di dolore a collaborare con Lui nella costruzione di una famiglia più grande, a servizio dei sofferenti.

Il terzo fenomeno è riferito dalla stessa M. Domenica nell’Autobiografia. Ha un presupposto di ordine umano personale e sociale. In seguito alla morte dello sposo M. Domenica è orientata tutta a una vita spirituale, di preghiera e penitenza, di assistenza alle inferme povere e abbandonate nelle loro case. Contemporaneamente il confessore la incarica di occuparsi di un gruppo di oblate di S. Francesco di Sales, iniziando una fondazione che si concreterà nell’erezione del monastero della visitazione di Santa Maria in Lucca.

[…]

Impegnata nei gruppi delle assistenti alle inferme e delle oblate di S. Francesco di Sales, dinanzi alle esigenze di vita e progresso delle due opere apostoliche era sorta in M. Domenica una tensione: poteva dedicare in misura crescente tempo e risorse finanziarie alle due attività apostoliche sottraendole al figlio, ottenuto «quasi prodigiosamente», che aveva in lei l’unico appoggio umano per il presente e l’avvenire?

Secondo il suo temperamento e stile la tensione era divenuto conflitto. Al colmo della lotta interiore, sente le parole, sottolineante da lei nel testo: «Tu non avrai più figlio… allora potrai in effetti cooperare all’opera di Dio». Non è chiaro se quelle parole siano consistite in una illuminazione intellettuale o in un fenomeno sensoriale. Ma è chiaro che quella comunicazione diretta con il mondo dello spirito viene a spezzare la catena di felice equilibrio che M. Domenica va faticosamente ricostruendo dopo la morte del marito.

Ella cerca con ansia una soluzione al conflitto interiore a tuttavia non precede, neppure lontanamente, la risposta che Dio sta per manifestarle. La locuzione soprannaturale riempie il cuore di M. Domenica di angoscia e di amarezza, accresciuta dalla conferma carismatica del confessore. Da quel momento il pensiero e la stessa presenza fisica del figlio – giovane, fiorente in salute, dotato di qualità non ordinarie – costruiscono in lei uno straziante tormento, attutito, a volte, da pensieri di speranza o acuito da acerbi sconforti, tormento accettato e superato, poi, con eroica conformità alla volontà del Signore.

La descrizione del «giorno fatale» della morte di Lorenzo – compimento dell’allocuzione carismatico-profetica – costituisce una delle pagine più intense dell’Autobiografia. Si sente in essa lo schianto del cuore di una madre che, avendo sofferto già per la morte del padre, dei fratelli, del marito, assiste all’ultimo atto di una tragedia previssuta, attimo per attimo, e culminata con la morte della persona più cara, il figlio.

Ancor più per il terzo fenomeno mistico la veridicità soprannaturale del fatto è provata sia dalla forma letteraria della relazione scritta, sia dalla dinamicità interna del fenomeno stesso, come dall’avveramento della premonizione carismatica.

La forma letteraria è breve, essenziale, si direbbe brutale nella sua forza choccante.

La dinamicità interna è evidenziata dal comportamento del soggetto del fenomeno mistico. M. Domenica recepisce un messaggio antitetico, contrario affatto alla propria volontà, che la ferisce al centro della stessa natura di donna, la maternità, respinge il messaggio «caratterizzandolo parto di fantasia», mente nel profondo di se stessa sente che quelle parole sono autentiche. Ultimo appiglio al quale sembra attaccarsi con la forza della disperazione è di confessore, ma anche lì le parole della rilevazione trovano dolorosa conferma. Segue l’accettazione della volontà di Dio, risoluzione eroica di fede e di amore, risposta di M. Domenica al messaggio soprannaturale.

CONTINUA QUI