Una data, una svolta
Nell’agosto del 1582 Camillo de Lellis ebbe l’ispirazione di formare una Compagnia d’huomini pij, e da bene per rimediare ai gravi inconvenienti che si verificavano nell’assistenza dei malati ricoverati nell’Ospedale di S. Giacomo degli Incurabili, di cui era stato nominato Maestro di Casa, titolo e ufficio più o meno equivalente a Economo e responsabile del personale d’assistenza.
Con la Compagnia delli Servi delli Infermi, che in forza di questa ispirazione Camillo realizzò con sorprendente rapidità, nasceva qualcosa di veramente nuovo negli ospedali romani, e nasceva la speranza non solo di un ritorno dell’assistenza agli infermi alle luminose tradizioni della comunità cristiana, ma anche di un progresso che la nuova società emergente dal rinascimento e le nuove situazioni sanitarie esigevano.
La situazione, infatti, negli ospedali romani, sullo scorcio del secolo XVI, era diventata insostenibile. Gli ospedali erano una gloria della Chiesa di Roma e tra essi emergeva, per storia e importanza, l’ospedale di S. Spirito, la cui fondazione per opera di Innocenzo III, nel 1198, fu definita uno dei più grandi avvenimenti del mondo, durante il medioevo. Nel 1471 era stato riedificato e ammodernato con suntuosa magnificenza da Sisto IV, perché potesse continuare ad essere Christianae caritatis gymnasium, scuola di cristiana carità, come si può leggere ancora in una vecchia lapide posta all’interno dell’ospedale.
Ma in questa seconda metà del 1500 le cose andavano molto diversamente dalle intenzioni dei pontifici. Il glorioso Ordine Ospedaliero di S. Spirito, che lo gestiva dalla fondazione e che tante benemerenze si sera acquistato nei quattro secoli di storia, sembrava che dovesse ammainare bandiera.
Due Visite Apostoliche, cioè, due ispezioni ministeriali come le chiameremmo noi oggi, effettuate nel 1574 e nel 1585, fanno dei rilievi molto pesanti sia sul servizio dei frati stessi e molto più sul servizio svolto dal personale d’assistenza. Eccone alcuni:
«Il reparto dei degenti gravi e schizofrenici è piccolo e puzzolente e non c’è nessun assistente per i malati».
«Nelle camerate degli infermi si cambiano le lenzuola solo ogni quindici giorni e abbiamo trovato tutte le cose molte sporche».
«Non c’è nessuno che aiuti i malati gravi a mangiare e i malati prendono i pasti a ore inopportune e molto anticipate, sia d’inverno che d’estate. I medici li visitano molto in fretta e molto presto al mattino o molto tardi alla sera».
Non solo rilievi esagerati. Abbiamo infatti un’altra testimonianza di prima mano e di grande autorità, un memoriale di Bernardino Cirillo, che per più di un ventennio, dal 1150 al 1574, fu Commendatore di S. Spirito, ossia Presidente dell’Ospedale.
Egli parla di un servizio «pessimo et abbominevole», svolto da «tutta diavolata gente anormale et tra di loro sia maledetto il buono, et si mezza parola hanno di male satisfazione o ti piantano o ti rubbano».
Né giova cambiarli, perché spesso si va di male in peggio, e «creatli da putti e farne un seminario, ci vuol troppa fattura e troppa spesa». Anche a pagarli bene non serve. Non c’è retribuzione che basti a convincere costoro a «votare i pitali» degli ammalati.
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