di Leocir PESSINI, Superiore generale
Dal 11 al 14 settembre u.s., ho avuto il privilegio di partecipare come uditore ed unico camilliano, al I Congresso Mondiale di Bioetica promosso dai religiosi Fatebenefratelli in Spagna, nella cornice storia di San Lorenzo del Escorial, celebre ed imponente monastero fondato da re Filippo II, come grande pantheon per i re e le regine di Spagna.
Questo evento, ha avuto come tema conduttore Ospitalità, bioetica e persona: l’ho vissuto come un bellissimo momento per conoscere più da vicino, un carisma molto simile al nostro, che si rende presente nel mondo della salute. È stata una preziosa opportunità per incontrare e conoscere molti religiosi e per percepire come la filosofia di vita, i valori etici e le prospettive bioetiche possono essere trasmessi e vissuti all’interno delle opere apostoliche e delle attività dell’Ordine Ospedaliero di san Giovanni di Dio.
Questo congresso ha visto la partecipazione di circa 500 persone, di 25 differenti nazionalità: membri dell’Ordine ospedaliero (religiosi fratelli, collaboratori e studenti) ma anche professionisti o studenti interessati alle tematiche proprie della bioetica. L’Ordine ospedaliero ha sempre prestato grande attenzione ai contributi di questa nuova disciplina, avvalendosi delle sue riflessioni e creando promettenti sinergie tra i suoi contenuti e processi con lo sviluppo ottimale di un modello assistenziale all’interno delle proprie istituzioni sanitarie. La bioetica è un concetto/realtà rispetto al quale l’Ordine ospedaliero si è sempre sentito molto interpellato: questa è l’esperienza che hanno ripetuto molti partecipanti durante le diverse fasi del congresso. È stato un congresso apprezzato da tutti: preparato con arte, condotto con stile, sia nella scansione degli orari che nelle tematiche, svolto con umanità e professionalità.
Gli obiettivi del I Congresso Mondiale di Bioetica promosso dalla Commissione Generale di Bioetica dell’Ordine sono stati i seguenti: 1. sensibilizzare l’Ordine e tutti i suoi centri di attività sull’importanza della bioetica nello sviluppo del carisma dell’ospitalità; 2. incentivare gli operatori impegnati nell’ambito sanitario e nell’azione sociale alla formazione di criteri di bioetica e di umanizzazione per offrire un’assistenza adeguata alle persone malate e più bisognose nella società; 3. creare uno spazio per condividere esperienze relazionate alla bioetica; 4. scoprire l’importanza della scienza bioetica per l’azione evangelizzatrice.
Nella sua relazione inaugurale del congresso, fra Jesús Etayo Arrondo, superiore generale dell’Ordine, ha sottolineato che la missione dei Fatebenefratelli è l’ospitalità che – parafrasando le parole di papa Francesco – ci porta a curare le fragilità del mondo, ‘pertanto, l’ospitalità costituisce per il nostro istituto il principio, il valore, la virtù e il punto di riferimento etico’. Nel suo intervento introduttivo, il coordinatore del congresso, fra José Maria Bermejo ha affermato che ‘la bioetica deve essere aperta al mondo, al dialogo, all’incontro, alla libertà e al rispetto di tutti gli uomini, indipendentemente della loro lingua, cultura, condizione sociale o credo’. L’arcivescovo di Madrid, cardinale Carlos Osoro Sierra è stato presente sia per l’inaugurazione che per la conclusione del simposio.
È stata registrata la presenza di alcuni tra gli esperti di bioetica cattolica e di pastorale della salute più qualificati in Spagna e in Italia: Francesc Torralba, Silvino Leone, Francisco Javier de la Torre Diaz, Margarita Bofarull Buñuel r.s.c.j. e S. Ecc.za Mons. José Luis Redrado Marchite. La presentazione conclusiva è stata proposta da S. Ecc.za Mons. Vicenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita.
Tutti noi sappiamo che i Camilliani e i Fatebenefratelli hanno una lunga storia di servizio all’umanità e alla Chiesa. I due fondatori, san Camillo (Bucchianico, 1550 – Roma, 1614) e san Giovanni di Dio (Montemor-o-Novo, 1495 – Granada, 1550) sono stati proclamati dalla Chiesa come i santi patroni dei ammalati. Nella nostra epoca storica nella quale si comincia a parlare sempre più della necessità e dell’importanza di coltivare prospettiva di inter congregazionalità, è possibile guardare al futuro dei nostri istituti religiosi proprio a partire dai nostri carismi così similari: molti fratelli presenti al Congresso, soprattutto quelli più anziani, hanno ricordato che agli inizi degli anni 80, i Camilliani e i Fatebenefratelli hanno realizzato diversi convegni insieme, a Roma.
Alcune informazioni generali sull’Ordine Ospedaliero di san Giovanni di Dio possono fornirci una immagine più chiara della sua presenza nell’attualità. I religiosi, compresi i novizi, sono 1.085, suddivisi in 23 provincie religiose (926 professi solenni; 111 professi temporanei; 40 novizi e 8 oblati). Sono presenti nei 5 continenti, in 53 nazioni; costituiscono 200 comunità e realizzano il loro apostolato in 454 opere apostoliche, 221 sono opere canoniche proprie del Ordine e 223 di altra natura, offrendo assistenza a persone malate o vulnerabili senza nessuna distinzione (segreteria generale dell’Ordine – dati aggiornati al 31dicembre 2016).
I Fratelli e i collaboratori di san Giovanni di Dio realizzano un servizio fondato sull’ospitalità come valore centrale, attraverso il quale si incoraggia un’assistenza integrale e umanizzata, guidata dai suoi quattro valori: qualità, rispetto, responsabilità e spiritualità.
L’Ordine ospedaliero è un’istituzione della chiesa cattolica senza finalità di lucro, dedicata all’assistenza sociale e sanitaria tramite diversi ospedali e centri sanitari e di formazione che operano nei seguenti ambiti: ospedaliero, sociale, salute mentale, disabilità e persone anziane. Questa istituzione è impegnata nella società attuale, promuovendo l’innovazione, la ricerca e la formazione di nuovi professionisti nelle aree sociali e sanitarie.
La Commissione Generale di Bioetica (CGB) dell’Ordine
L’Ordine Ospedaliero di san Giovanni di Dio è particolarmente sensibilizzato ed impegnato nel settore della bioetica, per ponderare ed affrontare adeguatamente le sfide etiche che emergono nelle sue opere apostoliche, sia nel campo dell’assistenza sociale e sanitaria, sia in quello della gestione e della ricerca sociale e biomedica. Nell’Ordine da diversi anni si stanno costituendo dei Comitati di Bioetica, alcuni dei quali annoverano già una ragguardevole esperienza. Nell’anno 2000, l’Ordine ha pubblicato un documento, una sorta di Carta d’identità, in cui sono stati indicati i principi e le linee d’azione fondamentali delle istituzioni sanitarie nel campo della bioetica.
Nel corso del LXVI Capitolo Generale, celebrato a Roma nell’ottobre 2006, l’Ordine Ospedaliero ha ritenuto necessario continuare ad incoraggiare con maggiore impegno l’attenzione alla bioetica in tutte le sue Opere, consapevole dell’importanza e della necessità di formare religiosi e collaboratori in questa disciplina, per poter rispondere correttamente agli interrogativi etici che si presentano e che sono sempre più numerosi e complessi.
Per questo l’Ordine ha approvato l’istituzione della Commissione Generale di Bioetica (CGB). Si legge, in questa decisione capitolare: ‘Costituire, a livello di curia generalizia, un organo di collegamento, di consulenza o un osservatorio, per riflettere sulle questioni di bioetica a livello di tutto l’Ordine. Questo organismo potrà consigliare le Province e raccogliere tutto quanto si vive nell’Ordine a livello di etica e/o di bioetica, e condividere le informazioni con il maggior numero possibile di persone, in special modo con quanti non possono contare su questo tipo di Comitati e devono affrontare problemi simili’.
L’ultimo Capitolo Generale dell’Ordine (LXVII), celebrato a Fatima (Portogallo) nel 2012, tra le linee d’azione e priorità, ha rafforzato tale scelta decidendo di ‘consolidare le commissioni generali e provinciali di etica e bioetica affinché garantiscano la formazione e le decisioni adeguate su questi temi in tutto l’Ordine’.
La missione della CGB è fondamentalmente quella di consigliare ed orientare nelle questioni riguardanti la bioetica, di promuovere e coordinare i Comitati di Bioetica, di incoraggiare la formazione e la sensibilità etica nei centri assistenziali e di proporre linee d’azione, soprattutto nelle situazioni di maggiore conflitto che potrebbero emergere nell’Ordine. Tra gli obiettivi specifici sono indicati, tra gli altri, quelli di promuovere la creazione di Comitati di Bioetica nell’Ordine, a livello provinciale o di opere apostoliche; di promuovere la formazione in campo etico e bioetico di religiosi e collaboratori in tutto l’Ordine; di incoraggiare la riflessione e lo studio di temi etici in campo assistenziale, in quelli della gestione e della ricerca come sviluppo ed ampliamento della Carta d’identità, che servano da orientamento e guida per tutto l’Ordine; di conoscere il funzionamento dei Comitati di Bioetica già esistenti nell’Ordine, così come le riflessioni, i protocolli e le linee d’azione fondamentali; di fornire informazioni e consulenza su questioni di bioetica al governo generale dell’Ordine; di stabilire spazi di relazione con le fondazioni, gli istituti, le unità e i centri di ricerca biomedica dell’Ordine, specialmente con i suoi Comitati Etici, per conoscere, coordinare e valutare i criteri etici di attuazione; di promuovere la partecipazione a congressi ed incontri di bioetica; di favorire nell’Ordine lo scambio di informazioni su temi di carattere bioetico.
Sorge in me una riflessione finale, dopo questa magnifica convivenza fraterna con i Fatebenefratelli, e riguarda noi Camilliani rispetto a tutta questa attuale problematica etica e bioetica che coinvolge tutti coloro che lavorano e sono presente nel ‘mondo della vita’, specialmente nell’ambito della sanità. Qual è il posto che occupano i valori etici e bioetici nelle nostre istituzioni sociali e sanitarie? Che investimenti sono fatti per sviluppare corsi, formazione umana etica e cristiana per i nostri collaboratori, per trasmettere il nostro carisma camilliano e per evangelizzare? Abbiamo il Camillianum – Istituto Internazionale di Teologia Pastorale Sanitaria. Dopo 30 anni di esistenza è utile domandarsi rispetto al suo futuro: quanto spazio e quali priorità sono riservate all’insegnamento della bioetica? Non abbiamo forse perso il momento opportuno – καιρός – per essere pionieri e profetici in questa area? Infine, sulla scorta dei Fatebenefratelli – non sarebbe interessante anche per noi, poterci avvalere di una Commissione Centrale di Bioetica nel nostro Ordine?
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