Dopo la preghiera e la celebrazione eucaristica mattutina, i partecipanti al raduno dei superiori maggiori dell’Ordine si dispongono ad accogliere p. Hans Zollner – religioso gesuita – direttore della facoltà di psicologia dell’Università Gregoriana di Roma – fondatore e direttore del Centre for Child Protection (CCP). È il momento di completare quanto già affrontato domenica 25 giugno u.s. sul tema ‘spinoso, sofferto ed impellente’ della difesa e della protezione dei minori e delle persone vulnerabili in caso di abuso sessuale. P. Zollner ha affrontato la condivisione secondo un approccio psicologico-pastorale e motivazionale in vista della prevenzione e dell’accompagnamento delle vittime abusate.
Zollner sottolinea la necessità assoluta di accogliere e di ascoltare in modo profondamente empatico le vittime. Ha riportato alcuni dettagli di incontri di papa Francesco con molte vittime di abusi sessuali: un ascolto profondo, partecipato, con un coinvolgimento intenso; un ascolto protratto nel tempo al punto che a distanza di tempo ancora il papa chiede e si informa della loro situazione e della loro vita.
L’obiettivo è quello di continuare a sensibilizzarci, a crescere nella informazione e nella formazione per conoscere sempre meglio la gradualità dei processi ed impostare bene i passi da compiere.
Sono stati affrontati i luoghi comuni su questo tema, usati spesso per non parlare, per non ricercare la verità dei fatti: è un problema dell’Occidente, da noi non esiste; l’abuso di minori è proibito nella nostra cultura; è peggio dagli altri (in altre religioni, nel mondo dello sport, …); ci sono tante accuse false; i media vogliono distruggere la chiesa; riduzione retorica delle cause del fenomeno alla sola omosessualità oppure al celibato sacerdotale …
Zollner ha affrontato la ‘confusione concettuale’ che serpeggia nel senso comune quando si affronta questo fenomeno: abuso sessuale vs. abuso fisico vs. abuso emotivo vs. abuso spirituale; pedofilia-efebofilia; pedo/pornografia e l’uso dei mezzi di comunicazione; la responsabilità morale; l’impegno prioritario nella prevenzione-protezione (safeguarding); rapporto con i media e attenzione all’uso ‘corretto’ delle parole e dei termini quando ci si approccia a questo fenomeno, …
Un altro aspetto importante è quello che afferisce questo tema rispetto alla qualità della formazione dei candidati alla vita sacerdotale e alla vita religiosa e della loro formazione permanente. Ci si riferisce in modo particolare al numero 202 della nuova Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, promulgata recentemente (8 dicembre 2016) dalla Congregazione per il Clero, un documento che siamo invitati caldamente a leggere, ad approfondire e ad inserire anche nei nostri programmi formativi.
Come mai questo impegno prioritario per la formazione e la prevenzione? Perché è il Signore stesso che ce lo chiede: ‘Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite’ (Mc 10,14); ‘Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare’ (Mc 9,42); ‘La verità vi renderà liberi’ (Gv 8,32).
Nel pomeriggio, p. Pierluigi Nava – religioso monfortano – esperto di Diritto Canonico applicato alla Vita Consacrata ci ha introdotti al tema della Governance: identità, diritti e doveri del superiore maggiore alla luce del diritto universale e proprio.
Evidenzia la dinamica che è necessario vivere nella relazione tra il Superiore maggiore ed il suo Consiglio (gruppo stabile, organico, in funzione dell’esercizio dell’ufficio del Superiore per l’esercizio della sua governance in una visione globale del grande patrimonio organizzativo, gestionale, storico, formativo … dell’Ordine; si tratta di cooperare-collaborare per valorizzare le esperienze e le competenze di tutti i membri del consiglio stesso): deve essere una dinamica di ‘discernimento condiviso’, secondo lo spirito dell’unum sentire in Cristo sostenuta da un atteggiamento deontologico rigoroso: fornire le necessarie informazioni, tutelare la libera manifestazione del pensiero, osservare diligentemente il segreto della riflessione condivisa, in vista della formulazione di un giudizio su una situazione pratica da mandare, poi, in esecuzione. L’esercizio del potere è un esercizio di sintesi, dentro un agire di chiesa-ecclesiale che rivela e manifesta il suo contenuto più autentico che è il vangelo: questo è il nesso di autenticità; saper prendere delle decisioni che vadano entro la logica ristretta del ‘proprio giardino, per vedere il più ampio orizzonte del campo di Dio; è ricerca di nuove dinamiche, di nuovi mezzi per avanzare in una nuova esperienza ministeriale e missionaria. Si tratta di essere efficaci ed efficienti in relazione sempre alla nostra missione specifica di Ordine. In questo orizzonte, governance vuol dire saper gestire complessità (relazione tra centro e periferia dell’Ordine), l’emergenza (cambiamenti repentini) e l’eccezionalità (anche rispetto al nostro recente passato molto ‘stabile’) delle situazioni e delle esperienze in tensione verso una visione condivisa, verso delle decisioni condivise (saper cogliere l’orizzonte parziale dell’altro) con visione di futuro (attraverso la fatica e la pazienza di elaborare il consenso all’interno del consiglio stesso), altrimenti si diffonde la metodologia della frammentazione delle competenze e alla fine tra i confratelli alla ‘base’ il disagio, il senso di disorientamento, … e alla fine si incrementa il senso di non appartenenza. Il Superiore maggiore e il suo Consiglio devono elaborare un senso di direzione ma anche una direzione di senso per recuperare il senso di fiducia e saper motivare ai confratelli le decisioni del ‘vertice’.
Senza regole non ci può essere fiducia: solo con delle regole condivise ci può essere la fiducia reciproca per poter esporre con rispetto e lealtà il prossimo pensiero. Le regole permettono di tenere in esercizio la nostra coerenza nelle decisioni. La distinzione delle opinioni personali è l’ambito dell’esercizio delle proprie responsabilità. La prima responsabilità del superiore e del suo consiglio è la cura profonda delle persone dell’Ordine che sono affidate, secondo una logica di trasparenza e di assunzione di responsabilità personale e di gruppo, per ‘ravvivare il dono di Dio in noi’ e nei confratelli.
Nel tardo pomeriggio abbiamo vissuto un colloquio fraterno con S. Em. João Braz card. de Aviz – Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le società di Vita Apostolica: abbiamo condiviso uno sguardo sulla vita della chiesa, una visione sulla vita consacrata nella nostra attualità e sul nostro Ordine Camilliano nello specifico.
I Camilliani su Facebook
I Camilliani su Twitter
I Camilliani su Instagram