Incontro dei Superiori Maggiori dell’Ordine – Giugno 2017
Sempre quando qualcuno m’invita per dire una parola ho due sentimenti: il primo di gioia “mi hanno scelto”, la gioia di essere scelti, di essere pensati. Il secondo di paura “perché mi hanno scelto?” La paura di non sapere dire quello che si deve dire con parresia, profezia e speranza… e con competenza.
Ho imparato dal Vangelo, alla scuola di Gesù, a non essere pessimista, il pessimismo mi fa male, mi toglie il sonno, l’appetito e la gioia di vivere. Dobbiamo vedere il mondo con gli occhi di Dio misericordioso e amore e non con gli occhi del diavolo, con gli occhi della distruzione e della sconfitta e fare il tifo perché tutto vada male.
“Questo è il giorno che ha fatto il Signore, rallegriamoci e gioiamo nella certezza della resurrezione del Cristo”. Noi siamo chiamati a farlo RISORGERE nel cuore di tutti, specialmente dei confratelli che hanno avuto fiducia in noi e ci hanno scelto, e noi abbiamo fiducia in loro e abbiamo accettato.
Non dirò grandi cose che già sapete, ma come nei discepoli di Emmaus cammineremo insieme, dialogheremo, e ripartiremo il pane per tornare alle nostre comunità pieni di SPIRITO SANTO per raccontare ai fratelli che abbiamo riconosciuto il Signore e che INSIEME lo vogliamo annunciare a tutti.
Vorrei prima di tutto fare una domanda a me stesso e a voi e, insieme, cercare la risposta:
- La vita religiosa deve andare avanti nel cammino intrapreso di comodità, di imborghesimento, di mediocrità, di disobbedienza <tacita> oppure deve tornare indietro alla ricerca del Maestro che ci dice “vieni e seguimi” nel cammino della povertà, dell’obbedienza, della castità e della missione?
- Andare avanti nella liquefazione del carisma originale dei nostri Fondatori (VC 37) o tornare indietro fino alle fonti genuine della storia per riscrivere quello che “dobbiamo essere”, senza paura e senza accomodamenti?
- Andare avanti in un ideale che non ha la forza di attrazione perché preoccupato delle “cose, dei soldi, dell’efficienza” o tornare indietro con il coraggio dei profeti che “scandalizzano profeticamente” con il loro modo di essere i ben pensanti della teologia, della spiritualità, di una preghiera fatta di sentimenti e di un’esperienza di Dio fatta di “liturgia, incensi, vestiti e diplomi professionali?”
- Andare avanti nel dirigere le comunità con “comodità e con facili compromessi” accogliendo tutti, senza discernimento, perché siamo pochi, e abbiamo paura di essere “IL RESTO DI ISRAELE” pensiamo più a braccia per lavorare che a santi per curare le ferite, non solo del corpo, ma dell’anima. Che parlino della salute fisica e della salute dello spirito? Che superiori vogliamo? Che ci dicano sempre di sì o che abbiano il coraggio della povertà, del linguaggio “SÌ SÌ, NO NO”, ma la forza della croce e dell’amore?
Potremmo continuare le nostre domande, ma sono sufficienti queste per metterci in una “crisi umana e spirituale” di purificazione per fare brillare nuovamente nel nostro Ordine e nelle nostre comunità la luce del Risorto.
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