In Madre Vannini «Si trasfonda nelle donne lo spirito di san Camillo» di Teresa Bertoncello
La Vannini nella sua funzione di Madre, è la donna forte e pragmatica. È la persona femminile che regge sulle sue spalle la famiglia con tutte le sue esigenze; umane, sociali, amministrative, economiche, a cui, nel soggetto in argomento, si aggiungono quelle religiose ed ecclesiali.
La sua missione la induce a formare delle suore dalle solide basi umane e spirituali che diano o promuovano opere assistenziali, sane nello spirito cristiano, efficienti in professionalità e tecniche strumentali.
La sua opera non si specifica nemmeno per un diretto soccorso agli infermi: lei si adopera a fissare le fondamenta di una congregazione che crescerà per forza intrinseca, depositata in germe dallo spirito di san Camillo e dall’azione fecondatrice di lei.
La sua attenzione non è richiamata alla contemplazione e relativa penetrazione dei misteri che sono alla base e a compimento della vita propria e altrui. La sua vita interiore, cosi gelosamente custodita nel proprio sacrario, non manifesta, né lascia supporre, sprazzi di esperienza mistica intesa nel senso cristiano cattolica del termine.
L’aspetto del suo mistero è in quella nube divina che, come accade al popolo della promessa nel deserto, le permane sopra la testa, senza mai rivelarsi, lungo il deserto della sua giovinezza, e che le apre poi davanti quella terra non preveduta, ma misticamente percepita, che dovrà lavorare, seminare e nutrire perché dia frutti sani e abbondanti.
Il suo mistero è ancora in quella notte della purificazione che indurrà ad offrire la propria vita per la vita dell’Istituto, affinché «il piccolo seme (non ) fosse disperso».
Ed è infine in quella sofferenza che, infirmandone la costituzione, le consumerà la vita in una grande, proprio in quanto sconcertante, agonia.
Il suo mistero è in quel disegno divino che l’ha scelta, preparata, attivata e consumata per la propria attuazione.
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