Patrick, da dove vieni? Puoi parlarmi del tuo paese d’origine, della tua famiglia, della tua scelta di vita cristiana?
Provengo dalla contea di Machakos, più precisamentte dalla cittadina di Kathekakai, e abito nel villaggio di Katelembo. La mia famiglia è cattolica; ambedue i genitori sono cattolici. Ho sette fratelli e tre sorelle, ma una delle mie sorelle, Marietta Mwikali, è morta di cancro quattro anni fa.
Quando hai percepito la tua vocazione camilliana? Come è avvenuto? C’è stata qualche persona che ha avuto un ruolo dterminante in tutto ciò?
Mio padre, ora in pensione, lavorava nell’ospedale civile di Machakos come nutrizionista. Mio zio lavorava nello stesso ospedale come autista dell’ambulanza. Questo significa che di tanto in tanto visitavo l’ospedale perchè li accompagnvo al lavoro; di conseguenza ho visto l’attività che aveva luogo nell’ambiente ospedaliero. Questa esperienza, facilitata dal fatto che il mio fratello maggiore è sacerdote diocesano, mi ha portato a coltivare l’idea di diventare qualcuno che in futuro si prendesse cura dei malati, però come sacerdote. Questa mia intenzione venne meno quando frequentai le scuole superiori, per ripresentarsi con intensità quando frequentai l’università. Quando poi mio fratello che faceva il meccanico ha avuto un incidente stradale, sono andato a fargli visita all’ospedale. Nell’ospedale c’era una cappella dedicata a un certo S. Camillo; è allora che ho conosciuto il nome di quel santo. Poi un prete diocesano, P. Francis Maundu, mi ha dato l’indirizzo del seminario S. Camillo di Nairobi. Questo è il modo con cui ho fatto la mia entrata in seminario.
Quali sono i tuoi sogni di giovane camilliano?
Sogno sempre la famiglia di S. Camillo, la quale cresce come una grande famiglia, tenuta assieme dall’amore e dalla fiducia verso l’altro, che vede ciascuno di noi come cristiani e fratelli piuttosto che in termini di dove proveniamo. Anche per quanto riguarda il nostro futuro sviluppo, è mio desiderio poter estendere i nostri orizzonti nella maniera in cui percepiamo il nostro carisma. Dovremmo pensare di aprire nuove vie all’interno del nostro ministero, come ad esempio preparare futuri amministratori ospedalieri, aprire centri di psichiatria e case di riposo per gli anziani e di accoglienza per i malati abbandonati.
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