CONVEGNO INTERNAZIONALE DEI RELIGIOSI CAMILLIANI
“La cappellania ospedaliera al cuore del ministero camilliano”
Roma, 4-6 novembre 2016
DOCUMENTO FINALE
Essere cappellani ospedalieri oggi: profezia e missionarietà
A conclusione dell’incontro che ci ha visti impegnati con passione ed entusiasmo sui temi e i problemi che sono stati affrontati con sapienza dai vari relatori e con coinvolgimento profondo da parte di noi partecipanti, vogliamo prima di tutto esprimere un grazie al Signore, al Suo spirito d’amore, innanzitutto per il clima di fraternità nel quale i lavori si sono svolti, un clima di apertura, di reciproco e attento ascolto, di condivisione onesta e libera, di partecipazione emotivo-affettiva cordiale.
Vogliamo con questo breve documento sottolineare e condividere con l’intero Ordine, con chi non ha potuto partecipare, alcune tematiche che ci sono sembrate rilevanti per l’attività specifica di cappellani ospedalieri, ma soprattutto per il futuro stesso del nostro Istituto e per la vitalità del carisma camilliano, che ancora una volta si dimostra necessaria per la Chiesa santa di Dio e per le società civili in cui ci troviamo ad operare.
Abbiamo cercato di condensare in otto punti quanto è emerso. Non sono tutto quanto ha fatto parte dei lavori sia assembleari sia di gruppo; si tratta di sottolineature che andranno certamente riprese, anche corroborate dalla conoscenza delle varie relazioni, delle sintesi dei gruppi di lavoro ecc., che speriamo di poter mettere presto a disposizione di tutti.
- Essere profeti in una società globalizzata in cui sono compresenti secolarizzazione, indifferenza, esclusione ma anche molte forme di religiosità: è una sfida che è ben presente a noi, Ministri degli infermi localizzati nei cinque continenti, a confronto quotidiano con la necessità di trovare le parole giuste accompagnate da quei gesti che manifestano Presenza e che da soli sanno parlare di Dio, della Sua misericordia per tutta l’umanità, soprattutto alla parte sofferente e più fragile di questa umanità.
- Il primato della Parola: per essere evangelizzatori nel mondo della sofferenza dobbiamo riscoprire il primato della nostra personale e comunitaria relazione con il Signore, una relazione alla quale non noi ma il Signore stesso dà origine e sostanza in ogni momento della nostra vita, soprattutto di quella ministeriale, mantenendo una costante assiduità nell’ascolto della Sua Parola.
- La ricerca e la cura della spiritualità: ancora, il messaggio e il carisma camilliano ci richiedono un’intensa vita spirituale senza la quale ogni nostra azione non è espressione di quella “nuova forma di carità” che sta al cuore del carisma stesso.
- Lo sviluppo dell’umanità: comprendere le gioie, le speranze e le tristezze di tutta l’umanità e in questa, soprattutto, dei sofferenti oggi, è il grande dono del carisma camilliano, che pone al centro il Cristo di Dio e l’uomo.
- L’esercizio della tenerezza: è questa la peculiarità dello stile camilliano nella vicinanza ai sofferenti come qualità tipicamente umana e umanizzante. Essa non va fraintesa con il sentimentalismo o con la debolezza. Si tratta piuttosto di un sentimento che rende la persona affettuosa, compartecipe, colma di rispetto di fronte alla persona che ci chiede attenzione e guarigione.
- Le sfide: le individuiamo nell’accompagnamento delle persone non credenti o di differenti religioni; nell’accompagnamento di coloro che si trovano nella fase terminale della malattia con la sua vasta problematica d’ordine etico, sanitario, psicologico, emotivo e affettivo; l’accompagnamento delle famiglie, soprattutto nella rielaborazione del lutto e l’accompagnamento del personale sanitario perché anch’esso sia concreta visibilità delle “cento braccia” che san Camillo desiderava sostenessero la sua opera.
- Una particolare attenzione e responsabilità le riserviamo, infine, all’Istituto Camillianum, che negli ultimi trent’anni ha contribuito a formare cappellani ed agenti di pastorale provenienti da varie parti del mondo. Auspichiamo possa offrire non una generale formazione culturale, ma coltivi un’apertura e una maggior dedizione alla specifica formazione permanente e alla ricerca nel campo della salute e della teologia pastorale sanitaria, perché sia in grado di aiutare noi e la Chiesa intera a leggere nella storia i “segni dei tempi”, contribuendo così alla “salute integrale” degli uomini e delle donne del nostro tempo.
- Le speranze e l’impegno per il futuro: non soltanto per il ministero della cappellania ospedaliera, ma per l’Ordine intero, si vedono nella necessità che la Chiesa e le società di oggi (il plurale qui è per significare il rispetto doveroso per le varie culture e le varie tradizioni) hanno del carisma camilliano, ovviamente visitato ed attualizzato in questa storia che stiamo costruendo con tutta l’umanità. Sono speranze e impegni che esigono un attento discernimento, per il quale chiediamo aiuto allo Spirito d’Amore perché riusciamo a comprenderne sempre la volontà, il lieve sussurro che coinvolge e sollecita la nostra attenzione e anche la nostra libertà.
Noi tutti, partecipanti a questo convegno, nella ragionevole sicurezza d’interpretare anche in questo momento il “sogno” del Signore su di noi e sul nostro Ordine, esprimiamo la volontà di realizzare quanto intuito insieme con tutti i fratelli e le sorelle che, a vario titolo e in varie maniere, condividono con noi il carisma donato dall’amore della Trinità al nostro venerato e amato padre san Camillo.
Per il Segretariato per il Ministero
Roma, 9 Novembre 2016
I Camilliani su Facebook
I Camilliani su Twitter
I Camilliani su Instagram