L’itinerario della nostra vita é turbata non solo e soltanto da momenti di sofferenza, ma anche e soprattutto, quasi specularmente, dall’eco della voce di Colui che non smette mai di chiamarci a sé.
Mesi fa mi ritrovai in uno di quei momenti di sofferenza dello spirito, che era in realtà il culmine di una crisi esistenziale che durava da diversi anni e che si traduceva in atteggiamenti depressivi e ansiosi, frutto di questo terribile e apparentemente incomprensibile senso di vuoto interiore. Credevo di aver perso la fede, ma invocai l’aiuto del Signore con tutte le mie forze. Ancora oggi ricordo che in quel terribile momento, qualcosa dentro di me mi spinse ad intraprendere una scelta radicale per uscire dal baratro di quell’insensata disperazione:”Rialzati! Vai e dai una mano a chi ha bisogno!”. Questa era la frase che risuonava nella mia anima e fu allora che chiesi a mio padre dove avrei potuto soddisfare questo desiderio, che ormai era divenuto un imperativo categorico dentro di me. Mio padre mi indicò la comunità di S. Camillo ad Acireale come il luogo migliore in cui compiere il servizio per i più poveri. Dopo essermi presentato ad uno dei preti della comunità, mi iscrissi come volontario per il servizio alla mensa dei poveri, in cui da allora -un giorno di giugno di quest’anno- sto continuando a svolgere il mio servizio.
Dopo più di 3 mesi trascorsi intensamente facendo servizio in questa comunità, posso tirare le somme di quest’esperienza che non potrà che durare per la vita. Le giornate passate con i fratelli religiosi e preti camilliani, con le suore ministre degli infermi,con gli altri volontari e i poveri della mensa, mi hanno permesso di scoprire una nuova dimensione dell’uomo, quella autenticamente umana, che ti consente di riconoscere in ciascuno di quei ”piccoli” il volto di Cristo povero e nudo, sofferente sulla croce.
Si tratta di quell’esperienza, o per meglio dire di quell’incontro, che esige di mettere ”più cuore in quelle mani”, come diceva S. Camillo de Lellis. Di fronte a colore che soffrono, l’impegno e la sola volontà umana non bastano, necessitano del sostegno di una Volontà che ti sorregga per non scoraggiarti nello svolgimento del tuo serivizio: questo é un altro insegnamento fondamentale che si trae dall’esperienza del serivizio alla mensa dei camilliani, perchè senza la fede, la forza della Verità, non possiamo far nulla (”caritas in veritate”).
Ed ecco che dopo anni di grande vuoto esistenziale e continue ansie corredati dalla superbia di poter fare ogni cosa da solo, quasi senza accorgermene il turbamento che mi affliggeva é scomparso con il passare dei giorni vissuti insieme ai miei amici camilliani, ai volontari e ai poveri della mensa. La gioia di vivere é giunta dalla fede, che mi ha dato la speranza di poter uscire dal baratro, la via per uscire dal quale è stata la carità. Nonostante sappia che quello che faccio di bene per gli altri potrei farlo ancor meglio, so che perseverando e pregando a tal scopo, il modo di svolgere il mio servizio migliorerà giorno dopo giorno. Lo devo ai poveri, ai fratelli e sorelle camilliani e a Dio. Perchè quando sono entrato per la prima volta dal portone di ferro della comunità di S. Camillo ero malato e sono stato guarito; credevo di essere solo e ho ritrovato Dio e conosciuto persone che chiamo amici. Avevo perso la fede e l’ho ritrovata.
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