Oggi, 21 luglio, la Chiesa ricorda la nascita di San Filippo Neri. Per questa occasione vi proponiamo un brano tratto dal libro San Camillo e i suoi amici – Arte e Ordini religiosi tra Rinascimento e Barocco che fa parte della collana “Storia dell’Ordine di San Camillo”.
Alla fine del 1575, dopo la sua conversione dimesso la prima volta dal Noviziato dei Cappuccini, ritornando in cura all’ospedale San Giacomo di Roma, Camillo scelse e prese come padre spirituale Filippo Neri, Fondatore della Congregazione dell’Oratorio, presso il quale ogni domenica e feste dell’anno si confessava. Sia p. Filippo che i suoi Preti affidavano a Camillo, maestro di casa a S. Giacomo, quei devoti che intendevano praticare la carità. Venne anche il giorno in cui Camillo confidò al p. Filippo il progetto di formare una compagnia di uomini dediti al servizio dei malati gratuitamente e per amore di Dio. a tale richiesta il confessore gli rispose decisamente in maniera negativa.
Ma all’Oratorio conobbe e strinse rapporti di amicizia e confidenza con altri padri. In particolare con Antonio Talpa, Giulio Savioli, Francesco M. Tarugi, Cesare Baroni, Giovenale Ancina, Alessandro Borla, Francesco Zazzera, per ricordare quelli che entrano più direttamente in causa con lui.
Tramite p. Borla, gli stessi Padri sollecitarono la fondazione a Napoli, quando la Congregazione era soltanto una pia società senza voti; purtroppo della corrispondenza intercorsa tra Camillo e i Padri dell’Oratorio di Napoli non ci rimane che una lettera indirizzata a p. Ancina, indubbiamente e interamente autografa, scritta a Roma il 9 settembre 1589. Camillo risponde a p. Ancina a proposito di un certo gentiluomo, interessato alla salute del proprio corpo ma più assai dell’anima. Si tratta forse di un aspirante e ciò sembra confermato dalla postilla con l’ordine dato a p. Biagio Oppertis (superiore della comunità e vicario di Camillo a Napoli= di trattenere il gentiluomo fino alla sua venuta.
Dobbiamo infine ricordare che due dei primissimi compagni di Camillo, Bernardino Norcino e Curzio Lodi, erano stati penitenti di p. Filippo, il quale poi dopo diverso tempo, si convinse – attraverso una visione celeste – che l’opera iniziata era veramente venuta da Dio per un “ministero angelico”.
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