Il dolore spirituale

depresion_0di P. Frank Monsk

La malattia può avere un ruolo profetico nello scuotere dal torpore del sonno. La malattia è in rotta di collisione con le limitazioni umane. In maniera spigolosa e diretta ci ricorda la realtà del limite umano e della insensatezza della ricerca di un paradiso terrestre.

La malattia obbliga a venire a patti con la realtà della condizione umana. E attraverso il malato, confronta la nostra società con un segno di contraddizione, una sfida alla verità” (Bowmann: The Importance of Being Sick, p. 35). La sofferenza/ dolore non è sempre una cosa negativa, ma può essere l’occasione per una crescita radicale. La salute è uno stato di completo benessere fisico, sociale, mentale e spirituale e non solo una assenza di malattia.

Spirituale contro religioso

I professionisti della salute considerano il sistema di credenze religiose come centrale nell’assistenza del paziente. Si deve distinguere lo spirituale dal religioso. La spiritualità è una delle dimensioni dell’uomo. Per alcuni, essa è l’essenza dell’essere umano. La religiosità è il sistema di strutturazione della fede, che lo rende capace di esprimere la propria spiritualità. La ricerca di senso, tipica delle fasi ultime della vita, può coinvolgere lotta, confusione, disagio, angoscia, sia dell’individuo che dei familiari e del personale. Questo è il dolore spirituale.

Definizione del dolore

Secondo Cecily Saunders, esso è l’esperienza di un sovrapporsi e di un intersecarsi di vari aspetti, fisici, psicologici, sociali e spirituali. Il fatto che il dolore spirituale sia stato relegato alla attività del cappellano offre lo spunto per parlare di una cattiva pratica sanitaria. Le cose stanno cambiando. Ciò è da un lato una accusa ai sacerdoti impegnati nel ministero pastorale; dall’altro indica il rinnovato interesse del personale sanitario alla ricerca di una risposta ad un bisogno a cui la ridotta presenza di religiosi non può dare risposta.

Dal momento che i bisogni spirituali colpiscono ogni persona, la cura del dolore spirituale è compito di ogni membro di un’equipe interdisciplinare.

Come riconoscere il dolore spirituale. Come sostenere chi ne è vittima.

Il dolore spirituale è il senso di aver perso i legami, la disarmonia e la disintegrazione. Il compito di chi assiste è di dare una risposta al profondo grido di dolore dell’anima alla ricerca di senso. Tale grido di dolore può assumere diverse espressioni (“Vorrei essere liberato da queste mie sofferenze”, “Vorrei fosse toccata a me la morte del mio vicino”): queste non sono invocazioni dell’eutanasia, ma piuttosto il pianto di chi ricerca un senso alla malattia

Questo è il principio della logoterapia di V. Frankl. Lo sforzo per capire, per ritrovare un senso, per essere veramente presenti può ridare vita. L’amore, nella forma del prendersi cura, può far recuperare il senso alla vita.

Anche se all’apparenza la spiritualità sembra scomparsa, essa è il grido che emerge spesso nel vissuto del malato.

imagesCome lo riconosciamo?

  • un grande indizio del dolore spirituale è la domanda che inizia con il “perché?”. “perché è capitato a me?”. Il dolore spirituale si distingue da quello religioso. Il senso di lontananza da Dio, le vecchie immagini che si hanno di Lui e da cui si fatica a liberarsi esprimono un dolore spirituale. Il senso di colpa è, invece, sul versante religioso.
  • Usa l’intuito col tempo sviluppi un senso che ti dice che si tratta di dolore spirituale. Ti vengono alla mente parole quali sofferenza, angoscia, profonda irrequietezza.

Che cosa si può fare per aiutare una persona?

  • rimani vicino – “La miglior via d’uscita passa sempre attraverso” (Frost). Il dolore spirituale non è un problema che va risolto, ma una “domanda che va vissuta”. La preghiera ne è il punto d’arrivo.
  • Ascolta e conosci la persona. Evita la tentazione di fare e di fuggire. Si tratta di aiutare la persona a trovare i propri “perché?”.
  • Aiutali a dare un nome ai sentimenti (vedi allegato).
  • Non c’è bisogno di altra qualificazione che l’essere coscienti dela propria vulnerabilità. Significa essere disposti a fare un viaggio al di dentro di se stessi.
  • Le parole spesso non sono necessarie.

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