Profezia, Prossimità e Speranza.
Erezione canonica della Provincia Camilliana dell’India
I worship you, I worship you
The reason I live is to worship you!
Io adoro Te (Signore!), io adoro Te
La ragione per cui vivo è quella di adorare Te!
In questi giorni, durante le celebrazioni eucaristiche che abbiamo vissuto mi ha particolarmente emozionato il ritornello sopra-citato. È il ritornello di una canzone tipica del post-comunione, in cui ognuno di noi coltiva un tempo ed uno spazio intimo con il Signore Gesù, appena accolto nel suo corpo e nel sangue, nell’Eucarestia. Questo pensiero secondo me, condensa il senso delle celebrazioni che stiamo vivendo insieme con i confratelli camilliani della neo Provincia Indiana: vivere per adorare il Signore, nelle sue creature, quelle nelle quali lui stesso si identifica (cfr. Mt 25).
Oggi 2 febbraio 2016,
* la chiesa celebra la Festa della Presentazione di Gesù al tempio;
* in alcune regioni si festeggia la “Madonna candelora”, con la benedizione della fiamma nuova delle candele che dissipano le tenebre delle lunghe giornate invernali;
* è il giorno speciale dedicato alla riflessione e alla preghiera per tutti gli uomini e le donne consacrate affinché siano sempre più fedeli alla loro vocazione che è quella di ripresentare con la loro esistenza la forma di vita casta, povera ed obbediente che Gesù, Figlio di Dio, scelse per sé;
* è il giorno della erezione canonica della nuova Provincia Camilliana dell’India.
La festa di oggi ha avuto una premessa molto emozionante, nel pomeriggio del 1 febbraio con la visita alla comunità di Snehagram, dove sono accolti, curati ed accompagnanti nella loro crescita umana, culturale, spirituale, relazionale, … una cinquantina di bambini e bambine affetti da HIV. Lo spirito di san Camillo che nella sua epoca si è posto al servizio delle periferie della società umana e del cuore dell’uomo, qui è particolarmente vivo! La “ricompensa” è notevolissima: festa, sorrisi, pace, serenità, voglia di vivere, di raccontare e di raccontarsi …
Il “cuore di madre” che san Camillo ha vissuto ed insegnato, qui diventa particolarmente impattante fine ad arrivare a strutturare quello che ogni autentica “madre” costruisce: una “famiglia”. Qui, come in molte altre realtà camilliane, la “ragione del vivere è adorare Gesù” nella sua carne oggettivamente più fragile, più esposta, che difficilmente in India ma anche in molte altre aree del mondo potrebbe rivendicare il diritto al rispetto della sua dignità umana, il rispetto di quella scintilla divina che ci rende ad “immagine del nostro Creatore”.
Lo spazio del mattino è stato dedicato ad un incontro formativo spirituale in cui p. Aris Miranda ha offerto alcune coordinate sulla Vita Consacrata oggi, con le sue luci ed ombre, con le attese che le persone soprattutto quelle bisognose coltivano verso i religiosi, con uno sguardo alle emergenze più scottanti della nostra società post-moderna e alla specificità della vita religiosa in Asia; il Superiore generale invece ha realizzato un interessante collegamento tra la Misericordia di Dio che ha investito la vita vagabonda di Camillo trasformandolo in un “camilliano” (2 febbraio 1575) e il Giubileo della Misericordia che stiamo vivendo e che ci interpella in profondità a ritornare alle fonti stesse della nostra spiritualità camilliana – siamo figli di un Convertito – per poi darne adeguata e coerente testimonianza.
Il pomeriggio ha trovato il suo apice celebrativo nella santa messa presieduta dal Superiore Generale, durante la quale è stato solennemente proclamato l’atto di erezione della nuova Provincia Camilliana dell’India. Desidero riportare solo alcune suggestioni del messaggio augurale di p. Vittorio Paleari, Superiore provinciale della provincia “Madre”, Nord-Italiana, e dell’omelia di p. Leocir Pessini.
Leocir – con una certa emozione – ha definito la nuova Provincia come “una stella brillante, nel cielo dell’Asia, nella parte est del mondo; una stella che brilla irraggiando speranza nuova, freschezza di giovinezza e di entusiasmo nella carità e nella compassione”. Sulla scia dello stile quotidiano dei confratelli indiani, molto impegnati nell’assistenza diretta dei malati, p. Leocir ci ha invitato a riscoprire la preziosità dell’esercizio fattivo delle opere di misericordia corporali e spirituali, che costituiscono il nucleo incandescente e magmatico del carisma camilliano.
La Provvidenza del Signore, ha veramente compiuto meraviglie in India: giovani religiosi cresciuti con entusiasmo e passione, capaci di creare con fantasia profetiche sinergie di collaborazione con la Chiesa, con altre province dell’Ordine, con altri istituti religiosi.
Ha concluso con un augurio, citando papa Francesco, nella suo incontro con i religiosi a Roma (1 febbraio 2016): i tre pilastri su cui edificare e riedificare e convertire continuamente la nostra vita consacrata sono la profezia (per essere nel mondo coloro che indicano l’avvento del Regno di Dio e la costruzione della fraternità dell’uomo), la prossimità (per vivere in pienezza i sentimenti del cuore di Dio, che ode il grido dei poveri e si fa loro prossimo nell’incarnazione) e la speranza (per essere uomini che dissipano le tenebre che opprimono e deprimono l’uomo, che gli impediscono di vivere all’altezza della sua vocazione di figlio amato).
Vittorio Paleari nel suo saluto augurale alla neo Provincia che oggi ufficialmente si assume la responsabilità della propria maturità spirituale e carismatica, ha insistito fortemente sulla necessità per noi religiosi di “imitare Gesù, che per rivelare la vera identità di Dio Padre, ha accettato la logica dell’incarnazione fino alle sue estreme conseguenza: la croce, la morte, la discesa agli inferi, perché nessuno uomo potesse d’ora in poi, sentirsi abbandonato dalla compassione di Dio”. “Non esitate ad offrire voi stessi come un libero dono a Dio e agli altri uomini. La nostra consacrazione al Signore sarà fertile e fruttuosa se riuscirà ad estrarre l’amore del nostro cuore, di cui potremo conoscere le potenzialità, solo a partire da un’intensa vita spirituale e fraterna”.
Anche le scelte ministeriali a favore dei poveri vanno monitorate costantemente: “la scelta dei poveri va vissuta non per apparire grandi di fronte agli altri o per controllare la libertà degli altri con programmi, progetti, … dove c’è il culto di sé, l’autoesaltazione, non c’è né evangelizzazione né umanizzazione”.
Solo quando il livello dell’amore e della compassione raggiunge una temperatura rovente nella nostra vita religiosa, allora la gente potrà sinceramente dire: “guarda come sia amano fra di loro e guarda quanto amano gli uomini”. Ed ha concluso con una sana ed evangelica provocazione, che vale per ogni discepolo di Gesù: “prego affinché la misericordia di Dio si estenda nella nostra vita senza limiti: non trovi resistenze nel nostro cuore, nella nostra mente, nella nostra libertà! Non pensiamo alla nostra sicurezza, alle nostre comodità, alla nostra vita … Chi offre/perde la sua vita per gli altri, per la loro libertà e dignità, ritroverà una vita nuova, ricca di senso, di pace, …”.
Ad imitazione di Cristo, quale croce accettiamo? In quale ‘umano inferno’ accettiamo di scendere, ad imitazione di Cristo, e liberamente rimanere per non abbandonare nessun uomo in esso relegato, ed impegnarci con loro e per loro, in attesa della Risurrezione?
Che Dio continui a benedire l’India!!
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