“Ecco, Io ti ho scolpita sui palmi delle mie mani” (Isaia 49,16)
Se apriamo la Bibbia, troviamo già nelle prime pagine che Dio ha creato tutto nel bene, ma tramite il peccato il caos è entrato nel mondo.
Nei primi capitoli della Bibbia non troviamo ancora la parola “misericordia”. Tuttavia, troviamo che Dio dall’inizio ha resistito al male e al caos. Dopo il diluvio ha garantito l’ordine del mondo e ha dato all’uomo uno spazio di vita e di sopravvivenza (cf. Gen 8-9). Dio vuole la vira e protegge la vita e anche dopo il peccato dà un nuovo inizio, una nuova chance. Lo stesso si vede dopo il disastro della torre di Babele e la disgregazione e la dispersione degli uomini. Con Abramo Dio ha iniziato una nuova storia e una nuova congregazione e riunione di tutta la famiglia umana. La benedizione data ad Abramo era una benedizione per tutte le nazioni: “in tutte le nazioni saranno benedette” (Gen 12,3; 18,18; 28,14, passim). Anche qui il termine “misericordia” non c’è ancora, eppure la realtà della misericordia è già presente. Dio non vuole la morte, ma la vita. Dio non abbandona la sua creatura, non abbandonerà mai l’uomo. Dio offre sempre una nuova chance.
Una nuova tappa nella storia della salvezze si riscontra Mosè e la liberazione del popolo di Israele dall’Egitto. Dio si rivela a Mosè nel roveto ardente come un Dio che ascolta il grido del suo popolo e che vede la sua miseria. Notiamo: Dio ascolta, Dio vede, il suo cuore è con gli uomini (cf ES. 3,7 ss.). il suo nome, che rivela a Mose, JHWH, nella LXX e nella Vulgata viene tradotto: “Sono chi sono, sono l’essere” (ho’òn: Es 3,14). Da questa traduzione scaturiscono tutta la dottrina di Dio e il concetto metafisico di Dio come essere assoluto. Questo concetto non è sbagliato. In verità. Il significato originale di JHWH è più profondo, JHWH significa: “Io sono e sarò presente, io sono e sarò con voi; io sono il vostro Dio e voi siete il mio popolo” (cf ES 6,7). Con il suo nome Dio mostra commozione e sensazione dolorosa, compassione e prontezza ad aiutare. Dio è il Dio con il suo popolo. Dio è il Dio che cammina con il suo popolo e lo accompagna sul cammino della sua stoia. Egli è il Dio che libera il suo popolo.
Nella seconda rivelazione Dio dice a Mosè: “A chi voglio fare grazia farò grazia e di chi voglio avere misericordia avrò misericordia” (ES 33,19). Misericordia, dunque, non è solo espressione di un compiacimento, ma di sovranità, di libertà, di indipendenza e di signoria. Il significato metafisico è implicitamente presente. Il significato biblico, però, è più dinamico e personale. In quando Dio è Dio, egli è anche misericordioso. In quando Dio è assoluto, egli è anche misericordioso. La misericordia è il suo essere assoluto.
Un terzo aspetto ricorre nella terza rivelazione a Mosè: “JHWH è un Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà” (ES 34,6). Adesso la misericordia non è solo espressione della sovranità e della libertà ma anche della fedeltà di Dio. A lui possiamo affidarci in ogni situazione. Nella Bibbia la formula ella terza rivelazione va considerata come nome di Dio e quasi come definizione dell’essenza di Dio. Pertanto nell’Antico Testamento, soprattutto nei salme, è sempre nuovamente ripetuta (cfr Dt 4,31; Sal 86,15; 103,8; 116,5; 145,8; passim).
L’apice della rivelazione veterotestamentaria della misericordia di Dio si trova nel profeta Osea. Egli visse e operò in una situazione drammatica. Alla drammaticità della situazione corrisponde la drammaticità del suo messaggio. Il popolo ha infranto l’alleanza ed è diventato una “prostituta disonorata”. Perciò ha rotto con il suo popolo e ha deciso di non mostrare più nessuna misericordia la popolo infedele. Il suo popolo non è e non sarà più il suo popolo (cfr Os 1,6-9). Tutta l’alleanza pare finita, e non si intravede più alcun futuro. Poi avviene la svolta drammatica: “Il mio cuore si rivolta contro di me” (Os 11,88). Più correttamente è opportuno tradurre: Dio capovolge la proprio giustizia, per così dire, la getta via. Il posto dello sconvolgimento annientatore è preso dallo sconvolgimento all’interno di Dio stesso. La sua compassione esplode e in lui la misericordia prevale sulla giustizia. La motivazione di questo sconvolgimento manifesta tutto l’abisso del mistero divino: “Perché sono Dio e non un uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò da te nella mia ira”. (Os 11,9).
Con tale affermazione sorprendente si intende questo: la santità di Dio, il suo essere totalmente diverso da tutto l’umano, non si manifesta nella giusta ira e neppure nella sua trascendenza inaccessibile e insondabile all’uomo. L’essere di Dio si manifesta nella sua misericordia. La misericordia è espressione della sua essenza divina. La misericordia lo distingue completamente dagli uomini e lo eleva al di sopra di tutto l’umano. Essa è la sua sublimità e la sua sovranità. Il profeta Michea dice: “Egli si compiace di manifestare il suo amore” (Mi 7,18).
[…]Per il momento basta aver evidenziato che l’Antico Testamento non è, come molti sospettano, solo un messaggio di giustizia, oppure della vendetta e dell’ira di Dio. l’Antico Testamento già prepara il messaggio di Gesù e del Nuovo Testamento sulla misericordia di Dio.
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