La missione della Camillian Task Force in Nepal vista da una volontaria

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Dr. Sr. Stephina FCC in Nepal

Dr. Sr. Stephina FCC
Superiora Provinciale
Mananthavady

Il 7 maggio 2015 un gruppo di 15 persone è partito dalla Casa Camilliana Vice-Provinciale a Bangalore, con destinazione il Nepal, ancora profondamente ferito dal recente e disastroso terremoto. Ero molto rilassata e contenta perché era la realizzazione di uno dei miei sogni: poter partecipare ad una missione di sostegno in un situazione di emergenza, fuori dal mio paese.

Naturalmente non ero a conoscenza di ciò che sarebbe accaduto: che il posto sarebbe stato in campagna e che avremmo dovuto camminare a piedi per lunghissimi tratti. Dopo aver raggiunto Kathmandu, abbiamo trascorso la notte alla Kamal Nivas House dei Gesuiti dove ci hanno messo a disposizione una grande sala. Il giorno successivo abbiamo viaggiato verso nord-est: l’area del paese dove i villaggi sono stati più gravemente colpiti. Raggiunto il distretto di Gorkha, nella scuola St. Mary, abbiamo trascorso un’altra notte. Fratel Madhu, un religioso camilliano molto zelante e il signor Abraham Royce, un ingegnere pieno di entusiasmo, hanno curato ogni aspetto riguardante la logistica dei campi medici.

Abbiamo iniziato il vero e proprio viaggio divisi in due gruppi nei villaggi assegnati alla nostra responsabilità di cura: Manbu e Kashigav. I veicoli hanno raggiunto Soti nel pomeriggio. Abbiamo dormito sul pavimento di un hotel e nel cortile, con dei sacchi a pelo. Alle prime ore del mattino, abbiamo iniziato la nostra marcia verso il villaggio di Manbu. È stato davvero faticoso dal momento che la strada era stretta e ripida. Avevamo a disposizione una piccola razione di pacchetti di glucosio, di biscotti e di acqua, ma ciò era nulla per un team di 20 membri, tra cui le guide. Nelle prime due o tre ore di marcia eravamo entusiasti e mi sentivo orgogliosa e grata a Dio per questa meravigliosa opportunità che mi aveva riservato. Lentamente ho cominciato a sentirmi stanca e sofferente per i forti crampi muscolari che ostacolavano il mio incedere. Ho vissuti sentimenti contrastanti che avrebbero potuto dare fastidio a tutto il gruppo. Ho pregato con fervore e ho potuto sentire la forza della preghiera in ogni passo che riuscivo a fare. Naturalmente tutti i membri del team, specialmente p. Shiju, p. Teji e il signor Royce sono sempre stati al mio fianco, porgendomi la mano, con cura e con pazienza durante ogni spostamento. Dopo sette ore di cammino mi sentivo infelice ed impotente, stendendomi sotto l’ombra di un albero. Sentivo i morsi della fame e della sete; percepivo il venir meno delle mie energie. Poi ha cominciato a piovere con insistenza, e la situazione si è fatta rischiosa con un certo grado di allarme. Abbiamo iniziato a scalare un’altra collina ed io ho dovuto veramente concentrare tutte le mie risorse per poter raggiungere la destinazione a tutti i costi. Verso le sei del pomeriggio abbiamo raggiunto Manbu, un villaggio a circa 7.000 piedi sopra il livello del mare. Abbiamo dormito in tende predisposte. La disponibilità di acqua potabile è stata un’autentica benedizione.

Il Nepal ha 75 distretti, di cui 14 sono completamente distrutti e alla Caritas Nepalese sono stati affidati sette distretti e tra questi, noi ci siamo concentrati sul distretto di Gorkha. In cinque postazioni di questo distretto abbiamo impiantato dei campi medici e abbiamo trattato circa 2.000 pazienti. Il venti per cento di malati curati sono casi riconducibili al terremoti: contusioni, ascessi, ferite dovute alla caduta, disturbi del sonno a causa del shock, e il resto dei pazienti riportavano patologie generali solo indirettamente riconducibili al disastro prodotto dal sisma. La gente è molto tollerante: molte persone sono analfabete e non si curano dei problemi della salute, ma sono molto preoccupati per i loro bisogni di base come il cibo e il riparo dalle intemperie.

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Dr. Sr. Stephina FCC

Io credo che le calamità naturali servano anche a scuotere la nostra natura umana. Ero stupita dell’alto grado di tolleranza al dolore delle persone malate che ho incontrato nei campi medici. A volte mancando di farmaci anestetici, ho dovuto suturare molte ferite senza anestesia locale. Solo più avanti ci siamo potuti attrezzar meglio, offrendo i trattamenti necessari, tra cui iniezioni di antibiotici, ecc … Una donna di 23 anni, con il suo bambino appena nato tre giorni prima, ha raggiunto il nostro campo medico affrontando due ore di cammino in collina, ed è venuta per tre giorni consecutivi per drenare un ascesso del seno. Il sorriso sul suo volto innocente continua ad illuminare ancora il mio cuore. I bambini non hanno scuole, non hanno un posto per giocare, non hanno niente da mangiare e si aggirano tra le colline mangiando frutta selvatica, bevendo acqua e giocando con pietre e fango: nonostante questo essi sono felici.

Mentre noi preparavamo del cibo vicino alla nostra tenda, i bambini ci portavano della legna da ardere. I soldati stessi sono stati molto disponibili nei nostri confronti. Ci hanno rifornito di riso e di verdure e sono stati molto gentili nell’installazione del campo medico. Lontano dalle loro famiglie, i giovani soldati coltivavano la nostalgia e il desiderio dei loro affetti. Sono stati necessari tre giorni per la distribuzione di beni di rifugio e di coperte e per la preparazione dei kit per famiglie messi a disposizione dalla Caritas nepalese. Il lavoro di squadra è stato molto apprezzato.

Quando abbiamo lasciato il Nepal per tornare al nostro paese, abbiamo sentito la forza del legame che avevamo creato in questi giorni avventurosi.

Scarica qui il PDF del 2 numero del 2015