A distanza di secoli l’Ordine Camilliano sentì ancora l’esigenza carismatica di vedere incarnato lo Spirito di San Camillo in donne che, unendo all’abilità professionale la particolare sensibilità femminile, potessero offrire un autentico affetto materno ai sofferenti.
Nel febbraio 1892 Padre Luigi Tezza, quale autentico Figlio di S. Camillo, fa sua e realizza questa esigenza carismatica, che lo rende il trasmettitore fedele del carisma camilliano nel mondo femminile. Egli forma delle donne nelle quali bene può incarnarsi l’intuizione di San Camillo: “Perché desideriamo con la gratia di Dio servir a tutti gl’infermi con quell’affetto che suoi avere una amorevol Madre nell’assistere il suo unico figliolo infermo”.
Secondo il pensiero del Padre Tezza chi più della religiosa consacrata poteva incarnare e vivere questo desiderio e questa regola di Camillo?
Egli chiamerà questo nuovo Istituto: “Figlie di San Camillo”, e lo fa di proposito, affinché esse possano sempre ricordare la loro identità che le distingue e che caratterizza la loro opera nella Chiesa: vivere al femminile il carisma di S. Camillo.
In queste donne consacrate si fonde l’ardore di carità del cuore di Camillo, con i doni di natura propri della femminilità. La caratteristica naturale della tenerezza le rende personalmente presenti e preoccupate degli altri, soprattutto dei sofferenti, attraverso il calore e la dolcezza materna, attraverso la protezione e il dono di sé.
Esperte ed efficienti sul piano clinico, esse sono esperte in umanità raggiungendo il malato nei suoi bisogni profondi. Come una madre.
Dare un bicchiere d’acqua al malato è cosa semplice per chiunque, ma darlo come lo dà una madre all’unico suo figliolo gravemente infermo è ben altro.
“Siate vere Figlie di S. Camillo “ è un’espressione ricorrente negli scritti che Padre Tezza rivolge alle religiose del nuovo Istituto da lui fondato. Così si esprime in una lettera dal Perù indirizzata alla Madre: “Mi conforta il sentire che in genere tutte vi adoperate con impegno e santo fervore ad essere vere Figlie di S. Camillo, e questo mi basta, e, purché questo si verifichi sempre in ciascuna di voi, dico sempre al Signore che sono disposto a qualunque sacrificio, anche a quello di non vedervi mai più sopra questa terra”.
Essere vere Figlie di S. Camillo significa aver assorbito la spiritualità e il carisma del santo, ed esprimerlo nel modo più autentico. Certo è difficile raggiungere un simile Padre, chiamato “Gigante della carità”; come è sempre difficile seguire la scia dei Fondatori, uomini carismatici, intrepidi, a volte irraggiungibili. Eppure questo è chiesto alle Figlie di S. Camillo, e questa è la condizione fondamentale per essere ciò che il Tezza ha pensato e voluto per loro fondando questa Congregazione.
“Il vostro solo nome racchiude tutto ciò che dovete fare e dovete essere dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini”.
“Come vere Figlie di S. Camillo dovete di più primeggiare nella carità, tra di voi altre prima di tutto e poi verso gli altri, massime verso i poveri infermi, disposte per la carità a fare sempre qualunque più doloroso sacrificio”. E ancora: “Ricordatevi che per noi non vi è miglior modo di glorificare il n.s.p. [Camillo] che sforzandoci sempre più di divenire suoi veri figli colla imitazione pratica delle sue rare virtù. Oh! siate dunque sempre meglio le vere e fervorose Figlie di S. Camillo!
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