di p. Frank Monks – estratto da Camilliani Camillians 4/2004
Vorrei condividere esattamente ciò che provo nel mio cuore in questo momento, consapevole che ciò che è più personale spesso ha qualcosa da dire ad un uditorio più vasto. Da giorni due riflessioni, all’apparenza separate, stanno dominando i miei pensieri. Recentemente sono stato profondamente colpito dalle morti, una dopo l’altra, di Fr. Ettore Boschini e di P. Giannino Martignoni, due persone che sono orgoglioso di annoverare tra i miei amici: due religiosi Camilliani veri, sinceri ed eccezionali.
Giannino e Ettore: si potrebbe pensare di due religiosi più diversi tra di loro? Perché anche il loro transito da questo mondo è stato così differente. Entrambi per un certo periodo hanno fatto l’esperienza della malattia, ma mentre la morte di Ettore è stata prevedibile, quella di Giannino ha colto tutti di sorpresa. Ettore viveva una fede semplice senza argomentazioni, mentre Giannino si dava a profonde riflessioni teologiche. Nessuno dei due si perdeva per una parola od un’opinione, ma l’uno discuteva partendo da una prospettiva storica, culturale e linguistica, mentre l’altro reagiva alle situazioni emotivamente, con semplicità e spontaneità. Entrambi profondamente spirituali, lo manifestavano in forme diverse: non potrei mai immaginare Giannino portare la statua della Madonna per le strade di Milano o in altri posti, mentre la stessa statua era quasi una estensione della figura di Ettore; né potrei immaginare Ettore catturare la mia attenzione con la recita poetica della Divina Commedia come capitava con Giannino al meglio di sé. Giannino soleva avere un libro, un articolo o una sigaretta tra le mani, mentre in quelle di Ettore potevi trovare un rosario od un povero disgraziato. Nei suoi tempi, Giannino fu leggendario per gli informati ed accademici interventi fatti nei Capitoli Provinciali e Generali (forse un po’ troppi), mentre Ettore fu una leggenda vivente per il suo lavoro tra i più poveri e gli emarginati. E nondimeno queste due persone furono amici, fondando la loro amicizia sul rispetto reciproco. Non mi è mai capitato di presenziare a qualche funzione di maggiore o minore importanza nei Rifugi di Ettore senza incontravi Giannino, venuto per incoraggiare e sostenere il confratello. Si potevano sfidare, ascoltare, non essere d’accordo, ma tuttavia sapevano rimanere buoni amici. Sono stati per noi un ottimo esempio di come Dio abbia bisogno e faccia uso dei differenti doni per la promozione del Suo Regno, cosa che entrambi realizzarono: promuovere il Suo Regno. Essi sono stati i testimoni dei due polmoni dell’Ordine: prima di tutto religiosi, ad uno capitò di essere un fratello mentre l’altro era un sacerdote. Ci hanno fatto vedere la faccia umana della santità, qualcosa che spesso manca quando ricordiamo o parliamo dei defunti, od anche di Cristo stesso.
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