di Padre Luciano Sandrin
La famiglia deve essere oggetto di una cura amorevole da parte della comunità ecclesiale, specialmente nei momenti più fragili, che si possono trasformare in sfide per la fedeltà nell’amore coniugale.
Sono molte le sfide che, nella vita delle famiglie, evocano il dolore e la fatica dell’esistenza. Ce lo ricorda il Messaggio che l’Assemblea straordinaria del Sinodo sulla famiglia ha rivolto a tutte le famiglie dei diversi continenti e in particolare a quelle che seguono la persona del Cristo e la via da lui tracciata: «Pensiamo alla sofferenza che può apparire in un figlio diversamente abile, in una malattia grave, nel degrado neurologico della vecchiaia, nella morte di una persona cara. È ammirevole la fedeltà generosa di molte famiglie che vivono queste prove con coraggio, fede e amore, considerandole non come qualcosa che viene strappato o inflitto, ma come qualcosa che è a loro donato e che esse donano, vedendo Cristo sofferente in quelle carni malate».
Un’affermazione che, almeno in parte, riscatta il «silenzio» che ha caratterizzato l’ultimo Sinodo dei Vescovi ‑ sia la voce della comunità cristiana sintetizzata nell’Instrumentum Laboris, sia la Relazione che dei lavori sinodali ne è il frutto – sull’impatto che esperienze legate alla malattia, alla disabilità, a nuove forme di demenza collegate all’invecchiamento (e al dolore a volte “in-sopportabile” che le accompagna) hanno sulla vita e le tenuta delle famiglie che con queste esperienze “con-vivono” a volte per molti anni. Troppo poco – a mio parere ‑ l’accenno nel n.57 della Relazione: «la Chiesa sostiene le famiglie che accolgono, educano e circondano del loro affetto i figli diversamente abili».
Dimenticanza, negazione o «responsabile» distrazione di una Chiesa che poco assomiglia al buon Samaritano che «vide e non passò oltre». C’è tutto un anno di tempo, e alla fine il Sinodo Ordinario, perché la comunità cristiana, e in particolare chi ha particolari compiti di responsabilità, recuperi l’attenzione e ascolti anche queste voci di sofferenza e la richiesta di aiuto che viene da parte delle famiglie che in tutto il mondo «con-vivono» con il dolore, la malattia e la disabilità.
La promessa di essere fedeli nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di prendersi cura reciprocamente l’un l’altro lungo tutto il corso della vita, non riguarda solo i due coniugi ma la comunità cristiana nel suo rapporto d’amore col Cristo presente in chi soffre.
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