Al termine di questa giornata, carica di emozioni per tutti, Camillo, nell’intimità della Casa Religiosa, senz’altri testimoni che i suoi Figli, come aveva già fatto durante la cerimonia del mattino, li abbracciò nuovamente tutti e inginocchiandosi ai loro piedi, con voce velata dalla commozione, ma con volontà risoluta e ferma, dichiarò di spropriarsi “affatto di quanto mai poteva havere e possedere in questo mondo: protestandosi di cercare e per elemosina a tutta la Religione ivi presente quella veste, camiscia, e altri vestimenti che si trovava addosso. Ne volle mai levarsi di terra finché tutti i nuovi Professi non gli risposero dicendo che gli prestavano e davano per elemosina quanto portava addosso, e anco il letto, e ciò che nella sua stanza si ritrovava”. (Cicatelli, 1627 p. 87)
Su l’esempio del Santo, tutti i presenti, inginocchiatisi, ripeterono la stessa protesta e non contenti delle parole levandosi da terra andarono alle proprie stanze e ne portarono con sé quanto poterono, deponendo tutto ai piedi di Camillo. Fu cosa di grande edificazione constatare di che minimi oggetti si facessero scrupolo, “poiché portarono anco le scope, le scarpe, gli uffizioli, le corone, i reliquari, le figurine… insino il filo, aghi e pezze con che alcuni si rappezzavano i vestimenti”. (Vita manoscritta AGMI 116, p. 148)
Camillo restituendo a ciascuno il suo, disse che gliene concedeva “solamente l’uso”
Finito d’accettar le Professioni Camillo celebrò la Messa, comunicando tutti i nuovi Professi cosi Sacerdoti come non Sacerdoti, e la asera poi per segno di congratulatione gli abbracciò similmente tutti con infinito suo contento. Fatto questo nella medesima sera per zelo della santa Povertà commandò loro che ciascuno si spropriasse di quanto teneva, e possedeva cosi in Camera come sopra; onde in un tratto fù portato, e buttato avabti à suoi piedi ciò ch’essi tenevano. E fù cosa degna d’ammiratione il vedere di che minime cose si facessero scrupolo, poiche portatono anco le scope, le scarpe, gli Ufficioli, le Corone, i reliquiarj, le figurine et ogni altra cosa per minima che fusse insino al filo, aghi e pezze con ché alcuni si rappezzavano li vestimenti. Quali cose poi furono subito da Camillo ritornate loro dicendo che gli ne concedeva solamente l’uso. Pochi giorni doppo andarono similmente tutti alle sette Chiese à ragionando altamente delle meraviglie fatte da Iddio nella fondatione di questa pianta. Dicendo fra l’altre cose: nolite timere pusillus Grex, verrà tempo che questa piccola famigliuola si spargerà per tutto il mondo, e che questo Instituto santificherà molti de’nostri. Onde molti di loro giubilando di contento si offerivano d’andare anco nelle Terre d’Infedeli à pigliare il martirio, et à morire per amor d’Iddio nel servigio de gli appestati.
(tratto da: Sanzio Cicatelli, Vita del p. Camillo de Lellis, cap. 68)
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