Non passa giorno che la tv, i parenti, i vicini, la polizia con il megafono in strada non ci ricordino le regole da osservare per prevenire il virus. Video, appelli, foto, giornali ricordano con creatività le regole per la prevenzione.
Herbert Simon, premio Nobel dell’economia, ricordava spesso che l’informazione (eccessiva) divora l’attenzione (delle persone) creando, nella migliore delle ipotesi, essere umani che riproducono comportamenti. Il senso del comportamento nuovo non sta certo nella riproduzione, ma nella funzione (il desiderio) che vuole raggiungere (la prevenzione dal virus). Il comportamento ripetuto e privo di consapevolezza (profonda), rischia di essere fertile terreno per la paura, l’angoscia e soprattutto non riesce a trasformare il comportamento obbediente (di oggi) in un cambiamento nel futuro.
La paura, l’angoscia, il disorientamento sono molto legati alla ricerca disperata del guanto, della mascherina, ricerca che non lascia spazio a capire cosa si sta vivendo, privilegiando così una risposta di pancia (comunque benedetta). Le regole sono preziose alleate nella crescita degli umani oltre che nella prevenzione del coronavirus, solo se si “trasgrediscono” (cioè sono letteralmente capaci di farci andare avanti-crescere). La soluzione allora è non avere regole neanche per il Covid 19? Niente affatto! Gesù nel vangelo odierno ci dice che “non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento”. Compimento in greco si scrive telos (scopo o fine) ed è un termine prezioso perché ci aiuta a capire che il fare assume il suo senso profondo nell’essere. Coraggio!
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