Il carisma, inizialmente donato da Dio a un fondatore, si approfondisce, si sviluppa e si rinnova nella vita dell’Istituto da lui fondato. Noi Camilliani attingiamo allo specifico carisma donato da Dio a San Camillo, ne siamo gli eredi ed i continuatori e lo facciamo nostro così che esso determina la nostra identità personale e quella istituzionale dell’Ordine.
In oltre quattro secoli di storia del nostro Ordine tale identità è rimasta pressoché identica ed inalterata: essa trova espressione nel carisma della misericordia verso gli infermi (cfr. Formula di vita del 1599; Costituzione del 1988, nn. 1 e 9). Il carisma della misericordia verso i malati si specifica secondo due direttrici:
Servizio completo alla persona inferma
San Camillo, rinnovando la prassi pastorale del suo tempo «secondo quanto lo Spirito Santo gli insegnava» (cfr. regola XXXI in M. Vanti, Scritti di San Camillo, 67), realizza un servizio completo al malato, con attenzione sia ai bisogni corporali che spirituali. «Se qualcuno, ispirato dal Signore Dio, vorrà esercitare le opere di misericordia corporali e spirituali secondo il nostro Istituto (…) sappia che deve vivere (…) a servizio dei Poveri Infermi, anche se fossero appestati, nei bisogni corporali e spirituali» (San Camillo, Formula di vita).
“Scuola di carità” per coloro che condividono il compito di assistenza agli infermi.
San Camillo ha avuto cura di insegnare ad altri come migliorare la loro presenza accanto alle persone sofferenti. Con la testimo¬nianza del suo esempio anzitutto, ma anche con parole che alle volte arrivavano fino al rimprovero, non cessava di ammaestrare ed esortare tutti a prestare il servizio di assistenza «con ogni perfezione». Ammaestrato egli stesso dall’esperienza personale della malattia, dalla voce interiore dello Spirito che lo guidava e dall’ascolto dei bisogni dei malati, San Camillo ha dato inizio ad una vera e propria scuola infermieristica, con precise regole assistenziali e un dettagliato mansionario ( “Ordini et modi che si hanno da tenere negli Hospitali in servire li poveri infermi”, in Scritti, 67-72).
Per poter vivere le esigenze proprie del carisma di misericordia, troviamo nutrimento alle stesse fonti che hanno sostenuto San Camillo.
Riconosciamo che Dio è la sorgente della nostra consacrazione e per questo ogni servizio lo svolgiamo «per vero amore di Dio», per «compiacere la volontà di Dio», per «la gloria di Dio» (San Camillo, Formula di vita).
Assumiamo il Suo Figlio, Gesù Cristo, come nostro modello e consideriamo «gran guadagno morire per il Crocifisso Cristo Gesù» (San Camillo, Formula di vita): Egli continua ancora oggi la sua passione, in noi e soprattutto in coloro che soffrono, completando così la redenzione dell’umanità. San Camillo veramente identifica Cristo sofferente nei malati che incontra fino a chiamarli «miei Signori e Padroni». Dalla sua biografia riconosciamo che “ (….) quando prendeva qualcuno di loro in braccio per cambiargli le lenzuola, lo faceva con tanto affetto e diligenza che pareva maneggiasse la stessa persona di Gesù Cristo. (…) Molte volte nel licenziarsi baciava loro le mani, o la testa, o i piedi, o le piaghe come fossero state le piaghe di Gesù Cristo» (Vita manoscritta, 228s).
Mettiamo la carità al primo posto poiché essa è la “preziosa margherita” (Cicatelli, Vita Manoscritta), per possedere la quale vale la pena lasciare tutto il resto. Stimiamo tanto la carità da impegnarci con voto a dare la vita per servire gli infermi, tanto che in questi 4 secoli di incarnazione del carisma camilliano molti uomini e donne sono stati “martiri della carità” nel dare la vita per il Cristo riconosciuto e servito negli infermi.
Alcune date decisive della vita di San Camillo e della sua fondazione sono segnate dalla coincidenza con feste della Madonna: sul suo esempio, anche noi la invochiamo mediatrice di grazie e di salute per gli infermi e la imitiamo nel servire con sollecitudine e tenerezza i sofferenti e nell’assistere i morenti.
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