Nei prossimi giorni tre confratelli camilliani riceveranno l’ordinazione diaconale. Si tratta di Alfredo Tortorella, che sarà ordinato diacono il 23 marzo nella parrocchia “Santa Maria delle Grazie” di Melito di Napoli, Umberto D’Angelo e Germano Santone, che diventeranno diaconi il 29 marzo, nel corso di una cerimonia nella cappella “Salus infirmorum” dell’ospedale San Camillo di Roma.
Abbiamo chiesto loro con che spirito si stanno preparando all’ordinazione diaconale e cosa rappresenta questo importante momento per il cammino di vocazione camilliana.
“Grande emozione, ma anche grande tranquillità, perché sto rispondendo pienamente alla chiamata di Dio”: così Alfredo Tortorella, 35 anni, originario di Melito di Napoli, descrive le sensazioni con cui si appresta a ricevere il sacramento diaconale dalle mani del vescovo ausiliare della diocesi di Napoli, monsignor Lucio Lemmo. “La tappa del diaconato – continua – è per noi Camilliani una ´chiamata nella chiamata´, rispetto al tradizionale servizio ai malati. Diacono infatti significa servo, e noi lo siamo due volte, perché a servizio dei malati e dell’intero Ordine”.
L’ordinazione di Alfredo avverrà nella stessa parrocchia di Melito di Napoli in cui ha ricevuto il battesimo. Un segno importante per un camilliano che ha sentito la chiamata del Signore dopo una “prima vita” trascorsa pienamente “nel mondo”, con un lavoro in ospedale e un fidanzamento. Poi all’improvviso la sensazione che qualcosa fosse cambiato, e il desiderio di frequentare i Camilliani già conosciuti in ambito sanitario. A fine del 2007 inizia la sua esperienza vocazionale nella comunità di Acireale, a cui seguono il postulandato e il noviziato in Veneto, e nel 2009 la pronuncia dei primi voti. Dal 2009 al 2013 Alfredo vive anni di studio e di formazione, fino all’attuale esperienza all’ospedale “Monaldi” di Napoli, città dove nello scorso novembre ha pronunciato i voti perpetui. Qui visita quotidianamente gli infermi, portando loro il conforto necessario. Ora, da diacono, la sua missione sarà ancora più forte: “il diacono è ´l’uomo delle benedizioni´ – sottolinea – e in questa espressione leggo un messaggio di Dio per noi, chiamati a benedire i sofferenti”.
Umberto D’Angelo, 37 anni ad agosto, è originario di Bucchianico, città natale di san Camillo. Anche lui è passato da una vita professionale tranquilla ad una profonda e inspiegabile inquietudine, che si è tradotta in una intensa vocazione camilliana. “Lavoravo come geologo ed ero fidanzato – ricorda – ma a 27 anni ho sentito la chiamata del Signore. Essendo già attivo nella mia parrocchia e conoscendo bene san Camillo e i Camilliani, per me è stato naturale avvicinarmi a loro”. Nell’ottobre 2006 Umberto entra nella casa di formazione di Roma, dopo un biennio di studi si sposta a Mottinello e nel 2009 pronuncia i voti semplici, a cui seguono, l’8 dicembre scorso, i voti perpetui.
“Il diaconato – aggiunge Umberto – è una tappa importante perché mi prepara al sacerdozio, ma ovviamente non cambia il mio modo di stare vicino agli altri, sempre nella dimensione del servizio. Come san Camillo, anch’io voglio stare accanto al letto del malato, ultimo tra gli ultimi. Questo atteggiamento mi aiuta sempre a rimanere con i piedi per terra: se da giovane pensavo di poter gestire tutto da solo, ora ha capito il valore dell’obbedienza e del servizio”.
Con i suoi 27 anni, Germano Santone è il più giovane dei tre. Anche lui proviene da Bucchianico, e, come Umberto, riceverà l’ordinazione diaconale dalle mani di monsignor Lorenzo Leuzzi, vescovo delegato per l’assistenza
religiosa negli ospedali di Roma.
“Sono vissuto all’ombra del santuario di Bucchianico – racconta – e già da piccolo molti mi profetizzavano che sarei diventato sacerdote. Ma solo durante l’ultimo anno di scuole superiori la vocazione si è fatta prepotente, tanto da farmi consigliare con alcuni sacerdoti che mi hanno aiutato a scegliere con serietà e serenità. Così dopo aver conseguito il diploma, il 14 luglio del 2005 – proprio il giorno della solennità liturgica di san Camillo – sono entrato allo Studentato di Roma come postulante”. Germano trascorre i due anni di noviziato al “Villaggio Eugenio Litta” di Grottaferrata, istituto di riabilitazione per disabili. Contemporaneamente prosegue gli studi a Roma, pur mantenendo forte il legame con Bucchianico. “Da lì ho portato in giro i valori camilliani che avevo respirato da piccolo”, dice. “San Camillo – aggiunge – ha ancora molto da dire a tutti, specie a noi giovani: dopo essere arrivato al fondo della sua vita, assaporandola anche nei suoi lati peggiori, solo incontrando Gesù ha capito il senso vero della sua missione. Dalla sua testimonianza deriva per intero il carisma camilliano, che va incontro a tutti senza distinzioni, abbassandosi a toccare con mano le miserie umane”.
A questi tre giovani facciamo i migliori auguri di un diaconato (e prossimo sacerdozio) ricco di frutti, vissuto con animo positivo a fianco di chi ha bisogno. Lo spirito con cui si accostano a questo sacramento è confermato dal salmo 99, che hanno scelto per la locandina del loro diaconato: “Servite il Signore nella gioia”.
Queste ordinazioni rappresentano un grande dono per il mondo camilliano, nell’anno giubilare in cui si celebrano i 400 anni della morte di san Camillo.
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