di P. Alfredo Maria Tortorella
San Camillo de Lellis era un figlio innamorato della Vergine Maria! Attenzione: non un “iper devoto” tutto immaginette e corone, ma un figlio. Se vogliamo capire quanto fosse importante la Madonna nella vita di San Camillo, abbiamo una parola chiave da usare: figliolanza.
La sua spiritualità, che generò poi la sua missione a servizio degli infermi, fu segnata principalmente dall’identificazione col Crocifisso: davanti al Crocifisso di San Giacomo degli Incurabili iniziò la sua vita di preghiera e di servizio; dal 1580 fu il suo compagno itinerante per Roma e voleva che dei piccoli crocifissi accompagnassero sempre i suoi Religiosi nelle missioni cittadine per i malati; lo stesso Crocifisso lo consolò in una speciale estasi in cui Camillo vide Gesù staccare le braccia dalla croce per donargli un abbraccio. Nella Chiesa di Santa Maria Maddalena in Campo Marzio, quello stesso Crocifisso ha ancora le braccia staccate dalla croce. In Gesù Crocifisso, Camillo si univa per le sue personali pene fisiche e spirituali, esortava i malati a fare la medesima cosa, e in essi stessi vedeva il suo Signore piagato.
Dunque, se era unito così profondamente al Signore Gesù, come Gesù non poteva non sentire Maria quale madre che silenziosamente lo accompagnava. Sì, Maria accompagnò misticamente Camillo in tutta la sua vita di missione e servizio. Nelle date mariane che la liturgia della Chiesa commemora, Camillo vide realizzarsi la sua vocazione, quella dei suoi Ministri degli Infermi e la stessa volontà di Dio. Nell’antica memoria della “Purificazione della Vergine”, 2 febbraio, Camillo si convertì sulla strada fra Manfredonia e San Giovanni Rotondo decidendo di troncare col peccato e di darsi a Dio, “purificandosi” dal passato: era il 1575; nel 1582, alla vigilia della solennità dell’Assunzione, Camillo fu ispirato a fondare l’Ordine dei Ministri degli Infermi e due anni dopo, l’8 settembre 1584, memoria della Natività di Maria, Camillo faceva indossare l’abito con la croce rossa ai suoi primi compagni: li contemplava così nascere con Maria a nuova vita. Nel 1591, il giorno dell’Immacolata Concezione, vedeva la sua Compagnia e sé medesimo, pronunciare i voti solenni e consacrarsi definitivamente. “La Santissima Madre delle misericordie – ricordava il santo ai suoi religiosi – volle dimostrare al mondo che questa congregazione doveva essere tutta sua”[1].
Pensiamo a quest’uomo: per soli 13 anni ha potuto godere della presenza di sua madre Camilla Campellio, donna gentile, nobile e profondamente religiosa che ebbe questo suo figliolo già anziana da una gestazione che fu ritenuta miracolosa. Mamma Camilla ebbe giusto il tempo di insegnare all’esuberante suo ragazzo qualche nozione di fede e dare l’esempio nell’assistere i poveri. Camillo ritrovò un’altra Madre molti anni dopo, quando aveva ormai 25 anni, ed era fino a quel momento vissuto orfano non solo di entrambi i genitori, ma anche orfano di valori e di speranza. Maria, “l’altra Madre” di Camillo, lo accompagnava in silenzio per sentieri e mulattiere, tra il convento cappuccino di Santa Maria dell’Umiltà in Manfredonia e quello di Santa Maria delle Grazie in San Giovanni Rotondo. Quasi un sottile messaggio per noi: la Grazia del cambiamento giunge sempre dopo aver soggiornato nell’Umiltà!
Da religioso, Camillo indossava sempre la corona del rosario alla fascia del suo abito e, in ospedale, a quella stessa fascia aggiungeva gli strumenti che gli servivano per assistere gli infermi: i sacchetti con i balsami e gli unguenti, le garze, l’orinale… la corona del rosario accanto a tutti quegli oggetti era un chiaro segno che per San Camillo, la Madre “che segue il figlio”, era anche la Madre che assiste il figlio nell’assistere i suoi fratelli infermi. Uno dei suoi motti, sicut mater, che nasceva da un’esortazione fatta ai confratelli di servire gli infermi così come una madre cura il suo unico figliolo malato, trova origine da qui: dal sentire la Madre assisterlo nell’assistere. Lui, Camillo, era quell’unico figliolo infermo assistito ormai perennemente dalla Madre di Gesù in tutte le sue azioni. Camillo questo lo percepiva poiché la “sentiva”: “La Vergine santissima Immacolata, sa il desiderio ardentissimo che abbiamo di star sempre sotto la sua perpetua tutela e il fedelissimo suo patrocinio”[2] ripeteva ai suoi Confratelli.
Per il mese di maggio 2021 Papa Francesco ha chiesto a tutti i santuari del mondo e ad ogni fedele di pregare il rosario tutti i giorni per chiedere a Dio che termini presto la pandemia Covid19. Sì, perché in tempi difficili, il popolo cattolico prega il rosario. Camillo de Lellis conosceva molto bene i tempi difficili: le innumerevoli guerre che aveva combattuto da mercenario, le immani difficoltà per servire gli infermi negli ospedali, le terribili pestilenze ed epidemie che colpirono gli anni a cavallo tra il ‘500 e il ‘600. Camillo de Lellis conosceva altresì bene l’intercessione della Vergine Maria nelle calamità e nei guai personali e sociali. Una delle sue giaculatorie preferite era: “O Beata Vergine Maria, aiutaci in tanto pericolo!”[3]. Una semplice preghiera che può divenir una cosa sola col nostro respiro quando reciteremo il rosario o ci soffermeremo ad intercedere per la fine della pandemia. “O Vergine Maria, aiutaci in tanto pericolo!”. E come figli, sentiremo ancora di non esser soli, di essere accompagnati ad ogni passo, poiché la Madre presso la Croce del Figlio, è presente sempre anche presso le nostre pene!
[1] Vanti M., Lo spirito di San Camillo de Lellis, Roma 1986, p.198.
[2] Ibidem.
[3] Ibidem, p. 200.
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