Imparare attraverso la pratica sotto supervisione – learning by doing – fa parte dei programmi formativi di tutte le categorie degli operatori sanitari. Poco prima della metà del secolo scorso, questa metodologia educativa è stata applicata anche alla formazione pastorale. Chi partecipa a questi programmi, che vanno sotto il nome di Educazione pastorale clinica, fa pratica in una istituzione sanitaria o socio-sanitaria e, poi, è aiutato a riflettere, con la collaborazione di una persona esperta e dei compagni di corso, sul suo modo di agire alla luce degli apporti teorici che gli sono offerti sia dalla teologia pastorale che dalla scienze umane del comportamento.
Anche in questo settore, san Camillo ha mostrato lungimiranza. Ci è stato, infatti, trasmesso che egli conduceva i religiosi in formazione nell’ospedale di Santo Spirito, a Roma, perché si esercitassero nel servizio agli ammalati, aiutati in questo dalle sue parole e soprattutto dai suoi esempi.
Con maggiori dettagli Sanzio Cicatelli, suo contemporaneo, ha descritto quanto, di tanto in tanto, avveniva nella Casa di Santa Maria Maddalena. A volte, egli scrive, (Camillo) faceva portare davanti a tutti tavole, sedie, materassi, lenzuola, cuscini, coperte per verificare se i suoi religiosi sapevano fare come egli desiderava. Ugualmente controllava se erano abili nel raccomandare le anime dei morenti, domandando che uno di essi rivestisse il ruolo del malato e un altro quello del sacerdote che l’esortava a bene morire.
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