Per compiere in maniera consapevole questa opera di carità, è necessario anzitutto capire cos’è la “Comunione dei Santi”, che di fatto noi tutti dichiariamo di accettare e di credere quando in chiesa ogni domenica ripetiamo:”credo nella Comunione dei Santi.”Si tratta anzitutto di un profondo mistero che capiremo nella sua pienezza e ricchezza soltanto nell’ultimo giorno, quando immersi nella vita di Dio,” Lo vedremo così come Egli è” (cfr1Gv.3,2). Per quanto ci è dato capire ora in terra, attingendo alla Parola di Dio e della Chiesa, tale comunione indica la solidarietà intima di tutti i credenti, siano essi sulla terra che nel cielo, invisibile ma non per questo meno vera ed efficace. “Poiché tutti i credenti formano un solo corpo, il bene degli uni è comunicato agli altri…Allo stesso modo bisogna credere che esiste una comunione di beni nella Chiesa…L’unità dello Spirito, da cui la Chiesa è animata e retta, fa sì che tutto quanto essa possiede sia comune a tutti coloro che vi appartengono”(Catechismo Chiesa Cattolica n.947). In altre parole tutti noi crediamo che, ciò che ciascuno durante la sua vita terrena compie di bene e sopporta di sofferenze, contribuisce non soltanto alla propria santificazione , ma concorre anche alla crescita spirituale e alla salvezza di tutto il corpo che è la Chiesa sia militante( in terra), sia purgante(in purgatorio) ,che trionfante (in paradiso).
Non siamo degli individui isolati:” Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi, e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito”(1Cor.12,13). Nello stesso modo in cui è possibile fare un trapianto di pelle da una parte del corpo ad un’altra e si può operare una trasfusione di sangue da un individuo ad un altro, così, nell’organismo misterioso della Chiesa, è possibile applicare ad alcuni delle preghiere e trasferire ad altri dei meriti e dei sacrifici. In virtù di tale comunione, siamo tutti preziosi e necessari, potendo influire positivamente o negativamente su tutto il corpo, per cui “Non può l’occhio dire alla mano: non ho bisogno di te,” oppure la testa ai piedi: “non ho bisogno di voi”, come ricorda San Paolo ai cristiani di Corinto (1Cor.12,21). Addirittura, i membri del corpo che sembrano i più fragili risultano essere spesso i più necessari. Lo stesso Catechismo al num.949 e ss. aggiunge:”Tra i membri della Chiesa si produce continuamente uno scambio invisibile, una reciprocità, una reversibilità dei beni degli uni e degli altri: è la vita di carità che circola come un sangue spirituale che salva, feconda ed arricchisce. Il più piccolo dei nostri atti compiuto nella carità ridonda in profitto per tutti, nella solidarietà con tutti gli uomini, vivi o defunti, allo stesso modo che ogni peccato nuoce a questa comunione”.. “cosicchè se un membro soffre, tutti soffrono insieme con lui; e se un membro viene onorato, ne gioiscono insieme anche gli altri”(1Cor.12,12-27). Dopo questa premessa, possiamo ora capire meglio cosa ci chiede la Chiesa, con l’ultima Opera di Misericordia Spirituale: “Pregare Dio per i vivi e per i morti.” Ma che cosa è la preghiera? “Per me la preghiera è uno slancio del cuore, un semplice sguardo gettato verso il cielo, un grido di gratitudine e di amore nel dolore come nella gioia,” ha scritto in modo semplice e stupendo, S.Teresina del Bambino Gesù.
Per il Catechismo della Chiesa Cattolica n.2559 :”Che lo sappiamo o no, la preghiera è l’incontro della sete di Dio con la nostra sete. Dio ha sete che noi abbiamo sete di Lui…La preghiera cristiana è una relazione di alleanza tra Dio e l’uomo”. Senza Dio nel cuore, non c’è né pace né gioia e l’uomo sperimenta una profonda solitudine e tristezza. Sentimenti questi vissuti con sofferenza da Agostino, il quale, deluso dalle ingannevoli e momentanee gioie del mondo, si converte a Dio esclamando: “ Hai fatto Signore il nostro cuore per Te, ed è inquieto finchè non si riposa in Te!”(Confessioni) Anche noi allora, coscienti della nostra radicale povertà, dovremmo anzitutto esplodere come Maria, in un canto di adorazione e di lode al Signore per tutti i suoi doni. Il libro dei Salmi poi, ci offre un campionario sconfinato di come relazionarci con Dio, e in sintonia con il clima del cuore, dolcemente colloquiare con Lui nella contemplazione, nel ringraziamento o nella richiesta di perdono o nell’ invocazione di aiuto perché ci stia accanto nel momento del dolore della malattia e della morte. E’ l’intera Bibbia che ci rivela un Dio innamorato dell’uomo, che vuole colloquiare con i suoi figli: “la Sua delizia è stare con i figli dell’uomo”(Isaia 62,5; Pr.8,31), mentre molti non Lo pensano proprio; al massimo, ricorrono a Lui solo per chiedere qualcosa nel momento del bisogno o della disgrazia. Non sarebbe molto più bello invece vedere un figlio che salta tra le braccia della mamma per offrirle un bacio e una carezza, e non quando si ricorda di lei solo per chiedere qualcosa? Molti altri non pregano, perché lo immaginano come un Dio lontano, che vive in un mondo remoto, e che solo in qualche momento si affaccia dal cielo per vedere che cosa accade quaggiù; mentre Lui ripete con tenerezza a ciascuno di noi: “Ecco sulle palme delle mie mani ti ho disegnato”(Is.49,16). Ciò significa che sono tenuto stretto da Dio, come un uccellino nel caldo della mano. E’ la mano di un Padre che mi ama, che non solo si occupa di me, ma per me ha pensato e realizzato tutto un disegno di salvezza. Non è “per noi uomini e per la nostra salvezza” che Cristo è disceso dal cielo? Quindi “se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” esclama S. Paolo (cfr Rm.8,31-32). E Sant’Ireneo di Lione aggiunge: “In principio Dio plasmò Adamo non perché avesse bisogno dell’uomo, ma per avere qualcuno su cui effondere i suoi benefici”(Adv.Haer.,lib.IV,13,4-14).
Fatta questa ampia premessa per capire meglio cos’è la preghiera, riflettiamo ora brevemente sulla preghiera per i vivi. E’ vero che Dio sa già ciò di cui abbiamo bisogno, addirittura prima ancora che glielo chiediamo (cfrMt.6,8-32), ma il nostro parlargli di qualcuno nella preghiera equivale a dirgli con insistenza e tenerezza:”Ricordati.”In altre parole, Dio vuole farci attenti al nostro prossimo, ci chiede un reale interessamento gli uni per gli altri, nella compassione, nel mutuo aiuto, nell’amore reciproco, ad immagine della sollecitudine che Egli nutre per ciascuno. Non dimentichiamo ciò che il Signore dirà a quanti hanno aiutato qualcuno anche con la preghiera :”Tu l’hai fatto a me”(cfr. Mt.25,31-46). Dunque, chi prega per un’altra persona si apre al suo bisogno e ne fa memoria davanti a Dio. Icona luminosa di questo atteggiamento è Gesù, con le braccia spalancate sulla croce, caricato delle nostre sofferenze e dei nostri dolori, che prega il Padre per i suoi crocifissori :”Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”(Lc.23,34). Prima ancora, Gesù aveva pregato per Pietro, perché non venisse meno la sua fede (cfr.Lc.22,32); per gli apostoli, perché ricevessero il dono dello Spirito (cfr.Gv.14,16); e ora prega per noi:”è sempre vivo per intercedere a nostro favore”(Cfr.Ebr.7,25). Ma già nel Vecchio Testamento possiamo ricordare la preghiera insistente, apparentemente sfacciata di Abramo (cfr.Gen.18,17-33), che non esita a interporsi tra l’ira di Dio e le città peccatrici di Sodoma e Gomorra. Sembra un mercanteggio della misericordia. Il patriarca domanda la loro salvezza grazie a cinquanta giusti, poi scende gradualmente fino a dieci. Non è la pretesa assurda di influenzare Dio, ma piuttosto lo sforzo ardito e coraggioso di entrare nell’orbita della sua misericordia. Anche Mosè intercede efficacemente per il popolo di Israele, che ha tradito Dio adorando il vitello d’oro e che “li avrebbe sterminati se Mosè, il suo eletto, non si fosse posto sulla breccia davanti a lui per impedire alla sua collera di distruggerli”(Sal.106,23).
Quindi anche noi, abbiamo uno speciale ruolo nella Chiesa da giocare nei confronti di tutta l’umanità: chi segue infatti Gesù, condivide la responsabilità della salvezza del mondo. Risulta pertanto di grande attualità il pensiero del grande convertito François Mauriac: “Quando la grazia diminuisce in voi, diminuisce in molti altri che si appoggiano a voi. Per quanto meschini, se siete del Cristo, molti si riscalderanno a questa fiamma e avranno la loro parte di luce. Ma se in voi ci sono le tenebre del peccato, queste accecheranno coloro che dovreste illuminare. E il giorno in cui non brucerete più d’amore, molti fratelli moriranno di freddo.”Bisogna inoltre pregare anche per i defunti, scusandomi se, per quest’ultima Opera di Carità, mi dilungo un pò di più. Chiediamoci subito, alla luce della Parola di Dio e della Chiesa: la preghiera di noi vivi può cambiare qualcosa alla sorte dei defunti? Nell’Antico Testamento c’è un solo testo che narra esplicitamente dei vivi che pregano per i morti, per questo è utile leggerlo per intero:”Fatta una colletta, con tanto a testa, per circa duemila dracme d’argento, (Giuda Maccabeo) la inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio per il peccato, compiendo così un’azione molto buona e nobile, suggerita dal pensiero della resurrezione. Perché, se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti. Ma se egli pensava alla magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato”(2Macc.12,43-45). Anche ai tempi di Gesù, i Sadducei rifiutavano di credere nella resurrezione, che la vita cioè continuasse anche dopo la morte, e Gesù risponde loro:”Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Non è Dio dei morti, ma dei viventi. Voi siete in grave errore.”(Mc.12,26-27) Anche i cristiani di Tessalonica erano preoccupati della sorte dei defunti che avevano creduto in Gesù, ai quali Paolo così risponde: “Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti”(1Ts.4,13-14).
Il ricordo dei nostri morti nella Preghiera Eucaristica I assume così un senso:” Dona loro, o Signore, a tutti quelli che riposano in Cristo la beatitudine, la luce e la pace.”Possiamo anche lecitamente chiederci: dove sono i morti? Qual è la loro dimora? La risposta la troviamo nella Scrittura: “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento li toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero, la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace. I fedeli nell’amore rimarranno presso di lui, perché grazia e misericordia sono per i suoi eletti ”(Sap.3,1-3.9). Fondamento della nostra speranza nella vita più forte della morte è Gesù Cristo, “primogenito di quelli che risuscitano dai morti”(Col.1,18), è lui che ha detto: “Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me non morirà in eterno”(Gv.11,25-26). La preghiera dei vivi per i defunti costituisce pertanto una implicita professione di fede che c’è sempre un “al di là” per ogni uomo che lascia questo mondo(cfr Gv.25-26). Non si tratta in ogni caso di pregare per influenzare la decisione di Dio nei confronti di chi è morto, bensì per raccomandarlo alla sua misericordia di giusto giudice e salvatore; i morti quindi hanno bisogno del nostro sostegno, così come noi del loro. Lasciamo il resto a Dio. L’augurio conclusivo che ne deriva- per voi e per me- è quello di avere sempre accanto, come si augurava Mauriac, qualcuno che bruci d’amore, per potere essere certi di non morire di freddo. Pertanto l’esercizio quotidiano delle quattordici Opere di Misericordia, che ho cercato molto semplicemente di commentare, renda credibile e operosa la nostra fede soprattutto durante questo Anno Santo di Grazia, rivestendoci così di quell’abito nuziale necessario per essere accolti in Paradiso (cfr.Mt.14,15-24).
Padre Rosario Messina
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