Médard Aboue, M.I.
Nel mese di dicembre 2019 vedevamo il problema del covid19 molto lontano da noi e speravamo che restasse confinato alla regione di Wuhan in Cina perché rapidamente sconfitto. Ci sentivamo ancora rassicurati dalle dichiarazioni istituzionali sul fatto che il virus non avrebbe mai potuto superare le nostre frontiere quando, nel mese di febbraio 2020, abbiamo appreso con sorpresa che il virus si era insediato a casa nostra. In poco tempo, la bomba scoppiata a Codogno ha fatto cadere tutte le nostre certezze e improvvisamente il nostro bel paese si è trovato ad essere duramente colpito da questo maledetto visus. Città dopo città, paese dopo paese, il covid-19 si è diffuso nel mondo e ad oggi tutto il pianeta continua a fare i conti con questa pandemia molto insidiosa. Ci siamo ritrovati tutti impreparati. La paura si è giustamente impadronita delle nostre vite, la rabbia per le troppe vittime innocenti ci attanaglia, il succedersi dei DCPM, dei lockdown, degli sconfinamenti e quant’altro ci mantiene in un clima di incertezza e di precarietà. La pesante crisi socio-economica innescata dall’emergenza sanitaria ha abbattuto i pochissimi argini ancora esistenti e resistenti del nostro welfare e del quieto vivere. Le nostre antiche certezze scientifiche si sono rivelate fragili di fronte alle domande sulle origini di questo virus e sulle terapie per sconfiggerlo. Tutto è un continuum di situazioni poco confortanti. E ciascuno s’interroga: Quando vedremo la luce in fondo a questo lungo tunnel?
In effetti, malgrado la valanga di slogan di mobilitazione e di incoraggiamento, malgrado la nostra combattività, la Pandemia non ha fatto altro che invadere sempre più la nostra esistenza. Pasqua, Pasquetta, Festa della Liberazione, Festa del Lavoro, Festa della Repubblica, l’Assunta, Ognissanti, l’Immacolata ecc., festività importanti che scandiscono il nostro cammino liturgico e sociale, si sono svolte quest’anno sotto la dittatura della Pandemia e delle sue rigide regole. Anche il Natale, la nostra bella e speciale Festa del “Dies natalis” di Gesù, Festa della gioia, della speranza, della convivialità, delle famiglie, dei bambini, festa dei regali ecc.; anche Santo Stefano, anche il Capodanno ecc. non faranno eccezione, anzi, le regole del distanziamento sociale sono e saranno le più dure mai adottate. Nulla manca per fare di questo 2020 un anno terribilmente indimenticabile.
Però non ci diamo per sconfitti. Stiamo combattendo per uscirne vincitori. L’eroicità del personale sanitario non è più da ricordare, la mobilitazione dei ricercatori è sotto gli occhi di tutti, la tenacia dei lavoratori dei servizi essenziali, la determinazione dei volontari di ogni tipo e grado, la preghiera costante delle comunità di fede, l’impegno dei governanti, dei leader, della gente comune suonano come una mobilitazione generale senza precedenti di tutti contro questa terribile e temibile Pandemia. Insomma, questa guerra contro il virus nemico va vinta. Ci sarà fatica, ci saranno vittime, ci saranno ferite difficili da sanare ma l’umanità vincerà. Ciascuno deve continuare a fare la propria parte senza mai cedere allo sconforto e alla disperazione. D’altronde i segnali di speranza ci sono. Dobbiamo solo avere coraggio e pazienza.
La luce è alle porte. Quella luce, quella speranza che la fede alimenta sempre. Quest’anno la Pandemia del Covid-19 l’ha messa a dura prova ma non l’ha soppiantata. Quella luce, oggi, è rappresentata materialmente dall’arrivo del vaccino ma spiritualmente e realisticamente è sempre stata Gesù, il Nazareno, il Bambino della grotta. Egli bussa oggi ancora alla porta del nostro cuore. Apriamogli, Accogliamolo ancora oggi con Fede nel suo umile Natale e così nulla potrà separarci dal suo Amore. Se ci credi, nel rispetto delle misure anti contagio, vivi con intensità questo Natale, in qualche mode strano, affidati a Lui, fidati di Lui e scoprirai la Speranza che non delude. Allora a te, ai tuoi cari, auguro:
UN SANTO NATALE E UN FELICE ANNO 2020
I Camilliani su Facebook
I Camilliani su Twitter
I Camilliani su Instagram