Da sant’Agostino, En. in ps. 50, 8
Remansit adultera et Dominus, remansit vulnerata et medicus, remansit magna miseria et magna misericordia.
Restò l’adultera e il Signore, restò colei che era ferita e il medico, restò la grande miseria e la grande misericordia
Da sant’Agostino, Serm. 16/A, 5
Remansit solus et sola; remansit creator et creatura; remansit miseria et misericordia; remansit quae suum reatum agnoscebat, et qui peccatum dimittebat.
Soli restarono lui e lei; restò il Creatore e la creatura; restò la miseria e la misericordia; restò lei consapevole del suo reato e lui che ne rimetteva il peccato
La misericordia non può essere una parentesi nella vita della Chiesa”, perché l’incontro tra Gesù e l’adultera è l'”icona” non solo dell’Anno Santo straordinario che si è appena concluso, ma dello stile del cristiano: “la misericordia, infatti, non può essere una parentesi nella vita della Chiesa, ma costituisce la sua stessa esistenza, che rende manifesta e tangibile la verità profonda del Vangelo. Tutto si rivela nella misericordia; tutto si risolve nell’amore misericordioso del Padre”.
Il Giubileo finisce, il Giubileo continua: nella Lettera apostolica Misericordia et misera, Papa Francesco afferma che “questo è il tempo della misericordia”, e auspica una “conversione pastorale” che metta al centro i poveri e l’ascolto della gente. “Le nostre comunità si aprano a raggiungere quanti vivono nel loro territorio perché a tutti giunga la carezza di Dio attraverso la testimonianza dei credenti”: la tentazione di fare la “teoria della misericordia” si supera “nella misura in cui questa si fa vita quotidiana di partecipazione e di condivisione”.
“In una cultura spesso dominata dalla tecnica, sembrano moltiplicarsi le forme di tristezza e solitudine in cui cadono le persone, e anche tanti giovani”: per un futuro non “ostaggio dell’incertezza” la misericordia è l’unico antidoto a “malinconia, tristezza e noia, che lentamente possono portare alla disperazione”.
No alle “chimere che promettono una facile felicità con paradisi artificiali”, sì alla misericordia come “vento impetuoso e salutare”, di fronte al quale “non si può rimanere indifferenti, perché cambia la vita”, come abbiamo sperimentato nell’anno giubilare appena trascorso. Ora “è tempo di guardare avanti”, tramite una “conversione pastorale” nella liturgia, nei sacramenti, nella catechesi, nell’ascolto della Parola di Dio, nella cura e nella preparazione dell’omelia. “È mio vivo desiderio che la Parola di Dio sia sempre più celebrata, conosciuta e diffusa”, scrive il Papa proponendo una domenica dedicata “interamente” alla Bibbia, con iniziative di “creatività” pastorale tra cui “la diffusione più ampia della lectio divina”.
“Il sacramento della riconciliazione ha bisogno di ritrovare il suo posto centrale nella vita cristiana“, raccomanda Francesco prorogando il ministero dei 1.142 “Missionari della misericordia” inviati nelle diocesi del mondo durante il Giubileo. “Noi confessori”, aggiunge fornendo accurate disposizioni per lo svolgimento del ministero, abbiamo “la responsabilità di gesti e parole che possano giungere nel profondo del cuore del penitente, perché scopra la vicinanza e la tenerezza del padre che perdona”.
Anche “nei casi più complessi”. “Concedo d’ora innanzi a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto”, la novità più eclatante del documento, in cui si estende anche “fino a nuove disposizioni” la facoltà dei sacerdoti della Fraternità San Pio X di assolvere i loro fedeli dai peccati.
“In tutta la vita sacramentale la misericordia ci viene donata in abbondanza. Non è affatto senza significato che la Chiesa abbia voluto fare esplicitamente il richiamo alla misericordia nella formula dei due sacramenti chiamati “di guarigione”, cioè la Riconciliazione e l’Unzione dei malati. La formula di assoluzione dice: «Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e risurrezione del suo Figlio, e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, ti conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace» e quella dell’Unzione recita: «Per questa santa Unzione e la sua piissima misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo». Dunque, nella preghiera della Chiesa il riferimento alla misericordia, lungi dall’essere solamente parenetico, è altamente performativo, vale a dire che mentre la invochiamo con fede, ci viene concessa; mentre la confessiamo viva e reale, realmente ci trasforma. È questo un contenuto fondamentale della nostra fede, che dobbiamo conservare in tutta la sua originalità: prima di quella del peccato, abbiamo la rivelazione dell’amore con cui Dio ha creato il mondo e gli esseri umani. L’amore è il primo atto con il quale Dio si fa conoscere e ci viene incontro. Teniamo, pertanto, aperto il cuore alla fiducia di essere amati da Dio. Il suo amore ci precede sempre, ci accompagna e rimane accanto a noi nonostante il nostro peccato”.
“Termina il Giubileo e si chiude la Porta Santa. Ma la porta della misericordia del nostro cuore rimane sempre spalancata”. “
“Questo è il tempo della misericordia”, scandisce Francesco per cinque volte: “per tutti e per ognuno, perché nessuno possa pensare di essere estraneo alla vicinanza di Dio e alla potenza della sua tenerezza”.
Fonte: Vatican.va
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