Mario Bizzotto, Il corpo e il volto. Linguaggio, pudore, malattia. Edizioni Studium, Roma, 2005 pp.216
Il corpo è consegnato dalla natura come organismo nudo, in uno stato carente; diventa corpo attraverso il contatto con l’ambiente e le mediazioni culturali. Tra queste occupa un posto preminente il linguaggio, un’antenna che riceve e trasmette messaggi.
Il corpo parla col volto, e il volto è sincero. Attraverso di esso passa tutta l’anima e affiora la storia di una persona. Il volto parla quando è offeso nella sua sfera più intima e risponde con la reazione del pudore in segno di protesta contro tutto ciò che è indecente e volgare; ma parla soprattutto nella malattia, con i segni della sofferenza patita e l’invocazione di aiuto. Ci richiama ad una verità spesso rimossa: l’uomo da solo non viene a capo delle sue traversie, ha bisogno di attenzione e di cure. È un essere fragile e precario, esposto di continuo alla malattia e alla morte.
Il corpo giunge al singolo come compito: può essere aiutato e promosso, o lasciato cadere nel disimpegno. In questo caso si ha il corpo alienato, sopraffatto dalle pressioni ambientali; un corpo che rischia di tradire il suo volto.
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