Lo sguardo dei magi arrivava lontano

LO SGUARDO DEI MAGI ARRIVAVA LONTANO:
ERANO PERSONE CHE ANDAVANO ALLA RICERCA DI DIO
2E QUINDI DI SE STESSE…

 

Fino a qualche decennio fa, anche nei nostri paesi occidentali, senza allontanarsi troppo dai centri urbani era possibile contemplare le stelle: emozionalmente ad occhio nudo o più scientificamente attraverso i telescopi.

Oggi tutto questo, oggi, non è più possibile. Non che gli strumenti non siano più in grado di funzionare, ma le luci sulle nostre città e su quasi tutta l’Europa occidentale sono diventate talmente forti che ormai è praticamente impossibile vedere le stelle; l’esplorazione del cielo non può più essere fatta con quei mezzi.

La luce degli uomini – la luce prodotta da noi – nasconde alla vista le luci del cielo. Le nostre luci nascondono le stelle di Dio. E’ quasi una metafora: a causa delle troppe cose che abbiamo creato riusciamo a malapena a riconoscere la creazione di Dio e le sue tracce.

Ed ecco questi uomini venuti dall’Oriente, che dicono di sé: “Abbiamo visto la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”. Che genere di persone erano, e che specie di stella era quella?

Questi uomini non erano sicuramente né maghi intenzionati a impossessarsi di Dio e del mondo, né astronomi nel significato che oggi la scienza dà a questo termine, né astrologi desiderosi di sondare i misteri del futuro e di vendere la conoscenza che ne avrebbero potuto trarre.

Erano persone che andavano in cerca di qualcosa di più, andavano in cerca della vera luce che ci indica la strada sulla quale dobbiamo camminare nella nostra vita. Erano persone convinte che la firma di Dio è riportata nella creazione e che noi dobbiamo (e possiamo) tentare di decifrarla. Che a noi è dato di trovare le tracce di Dio e farci guidare da esse per arrivare alla vera vita. 

Non erano dunque avventurieri come i circumnavigatori del globo dell’età moderna, che volevano ottenere nuove conoscenze sul mondo e crearsi in tal modo una fama. E neppure c’era in loro quella curiosità tipica della scienza, che invia razzi nel cosmo per strappargli i suoi segreti più reconditi. Il loro sguardo arrivava molto più lontano. Erano persone che andavano alla ricerca di Dio e quindi andavano alla ricerca di se stesse. Erano sulle tracce di Abramo, che aveva acconsentito a che la voce di Dio lo chiamasse e per amor suo si era fatto pellegrino. Erano persone dal cuore irrequieto, alle quali non bastava la carta geografica e il puro e semplice sapere erudito, che cercavano invece l’autentica saggezza che insegnasse loro come si deve vivere, come si fa a essere uomini.

Forse ciò che ci permette di comprendere meglio quello che di particolare e di caratteristico avevano quegli uomini misteriosi è il modo, opposto al loro, di concepire la vita che trovarono a Gerusalemme.

Prima di tutto, Erode. Egli è senz’altro interessato al bambino, ma non per adorarlo, come egli afferma, bensì per eliminarlo. Erode è l’uomo di potere, che nell’altro riesce a vedere soltanto il rivale. E in fondo egli considera anche Dio come un rivale, anzi, come il rivale più pericoloso, che vorrebbe togliere agli uomini lo spazio vitale e la volontà individuale e non vuole riconoscere loro la possibilità di disporre di sé come meglio credono.

Perciò per lui Dio deve essere eliminato e le persone devono essere ridotte a semplici pedine nel gioco di potere che lui, Erode, sta tramando. E’ facile giudicare negativamente un sovrano così brutale, ma penso che dovremmo chiederci se non ci sia qualcosa di Erode anche in noi. Se anche noi non consideriamo Dio un rivale nella nostra vita, un rivale che pone dei limiti che ci impediscono di volere e di fare quello che ci piacerebbe e che riduce la possibilità di disporre della vita a nostro piacimento.

E così ci sentiamo profondamente irritati e scontenti, perché nella nostra ribellione siamo contro ciò che sta a fondamento di tutte le cose. E possiamo trovare una rappacificazione e una via d’uscita soltanto se smettiamo di essere ossessionati dall’idea della rivalità e se riconosciamo che l’amore onnipotente non ci toglie niente, non ci minaccia, ama anzi è la sola cosa che ci offre lo spazio in cui possiamo realmente vivere.