in Ruffini Di Menna – Bucchianico e San Camillo de Lellis
Domandandoci perché Camillo accolse la richiesta di fondare nella sua terra natale una Comunità, inoltratagli dall’Università bucclanea, nonostante questo centro non avesse un grande ospedale né tantomeno fosse popoloso e ricco (circa 500 fuochi nel 1628 che corrispondono ad una popolazione di circa 3300 abitanti) è doveroso soffermarci su una riflessione del nostro Santo: “Dico adunque che questa mattina sono venuto in perfetta cognitione che nella nostra Religiose non solo sono conveninti, ma ancora necessarij ogni sorte di studi cosi di filosogia, come di Theologia, le prediche, le confessioni in chiesa per essere quella dedicata nell’aiuto de’prossimi. Nel qual servigio conosco chiaramente esser necessarij huomini dotti in ogni scienza, potendo questi alle volte dar anco aiuto alle Ville, e Castelli circonvicini alle città grosse, il che servirà anco non poco per facilitare molto il modo di vivere”. L’acculturamento e l’interesse per la catechesi, espressi dal santo in questo pensiero, sono stati concretizzati nella “casa” bucchianese la cui architettura è stata formulata su criteri metodologici e teorici ben chiari seppure la sua semplicità formale non lasci presagire il lessico compositivo.
Quando il 24 settembre 1604, stando a Napoli, padre Camillo riceve’ dagli Offitiali” dell’Università di Bucchianico pubblica richiesta di destinare una comunità alla sua patria, in realtà il santo indugiò nell’accettare: “il monasterio della Religione de Ministri delli Infermi” che i Bucchianesi chiedevano non era giustificato né dalla grandezza del centro ne dall’esistenza in loco di grandi ospedali; effettivamente l’attività dei Camilliani aveva – ed ha – un risvolto di servizio sociale particolare, e pur confrontandosi con altri Ordini religiosi, si differenziava da quelli per la dedizione completa all’ammalato ed ai servizi ospedalieri. S. Camillo lasciò ogni ripensamento ed accettò la fondazione il 20 novembre 1604 per due motivi principali: la necessità di assistere il prossimo sofferente anche nelle campagne e piccoli centri perché “ovunque si muore”; la volontà di riscattare la sua corrotta vita giovanile con una comunità che si dedicasse all’evangelizzazione.
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