Di Felice Ruffini in Camillianum – Libri di storia e spiritualità camilliana – Vari, N.27 ns, 2009,pp.475-488
Nella sagrestia del Santuario San Camillo di Bucchianico, particolare attenzione dei Pellegrini viene riservata all’affresco del trittico dedicato alla Beata Vergine con ai lati i Santi Filippo Neri e Camillo de Lellis, perché il Camilliano Rettore che fa da “guida” trasmette il “Messaggio mariano del nostro Santo”.
Perché per ovvie ragioni chi li accompagna deve utilizzare sommarie informazioni, siamo sollecitati a stendere questo “pezzo” con l’auspicio di rendere utile servizio.
LE ORIGINI
Convento e Chiesa furono costruiti sul sito dove sorgeva un vecchio Palazzo ceduto a Padre Camillo dal Marchese Marino Caracciolo, Principe di Santo Buono e feudatario di Bucchianico, nell’abbattimento del quale il nostro Santo impetrò da Dio l’incolumità di chi rimase sotto un crollo improvviso. Un affresco nella stessa Sagrestia ne ricorda il momento.
Quindi non è una preesistente immagine della Beata Vergine completata in seguito dai due Santi, e assunta in proprio dalla Comunità camilliana locale.
Circa l’anno di esecuzione abbiamo buone ragioni di ritenere che sia il 1690, stando alla “legenda” iscritta nel Chiostro del Convento annesso, dove tutt’intorno correvano scene della vita del Santo della stessa fattura, documentate da antiche fotografie.
Benché non vi sia alcuna iscrizione che assegni a questa immagine un “titolo”, la presentiamo quale “Salus Infirmorum”, la Madonna dei Ministri degli Infermi, confortati anche dal parere di esperti che affermano “Ogni raffigurazione della Madonna ha contenuto storico e si riferisce ad un evento determinato della vita di Lei, o a un intervento nella storia della chiesa o dei santi”.
DOVEVA ESSERE TUTTA SUA
Lo storico contemporaneo del Santo, il camilliano p. Sanzio Ciactelli, nel redigere il momento della “Prima Professione Solenne”, espone con dovizia i passi storici compiuti dalla nascente “Congregazione dei Ministri degli Infermi”, esaltando che tutti coincidono con feste solenni della Beata Vergine Maria, e passando in rassegna le occasionali difficoltà di attuare immediatamente il Decreto di approvazione di Papa Gregorio XIV, conclude affermando che «volse anco che lui (per li molti impedimenti ch’avennero per le sedi vacanti) fusse trattenuto à farla fino al giorno della sua Immacolata Concettione. Il che fu di estremo contento a tutti i suoi compagni per il desiderio ardentissimo che havevano di star sempre sotto la perpetua tutela e fidelissimo Patrocinio d’essa sempre Immacolata Vergine”»
È inequivocabile che nel momento decisivo e solenne del passaggio da piccola “Compagnia”, a rango di “Ordine Religioso” nella Chiesa, con l’emissione della prima “Professione Solenne”, consegnando cosi alla storia quel sogno di “mezzagosto nell’Ospedale S. Giacomo”, Camillo e i suoi Religiosi riconoscano l’alto “Patronato della Madre di Dio” affidando ad Essa in eterno i presenti e i futuri religiosi, e tutta l’azione pastorale a servizio dell’Uomo malato e sofferente.
È il “patronato di Mari” che già nel XIII secolo gli eremiti latini del Carmelo avevano adottato per l’Ordine estendendolo alle loro Chiesa. L’atto indica un profondo vincolo che si stabilisce tra colui che è al servizio della Chiesa e il Santo al quale è dedicato il luogo di culto, una consacrazione personale ratificata con la professione religiosa. Conoscendo gli ottimi e intensi rapporti che Padre Camillo avrà per tutta la sua vita con autorevoli e qualificati Religiosi del Carmelo, è lecito ritenere che ebbero una forte influenza sulla sua “dimensione mariana esistenziale”, che di conseguenza trasmetteva ai suoi Religiosi. In particolare la presenza di questo “patronato di Maria” lo si constata essere presente, fin dall’inizio nelle molte Chiese officiate dai Ministri degli Infermi dedicate alla Vergine Maria in numero sorprendente.
I Camilliani su Facebook
I Camilliani su Twitter
I Camilliani su Instagram