La colpa: risana o consuma

Articolo tratto da testimoni n.3  marzo 2022 p. 27-29

All’ombra delle quattro emozioni fondamentali (gioia, paura, collera, tristezza) un posto d’onore merita la colpa, per l’impatto che esercita nella vita delle persone, sia nei processi di crescita che problematici.

La colpa può sorgere dinanzi ad una molteplicità di circostanze relazionali ed esistenziali ed può avere a che fare con cose fatte o non fatte, pensate o non pensate.

La sua presenza rimanda alla fondamentale condizione di limite e fragilità dell’essere umano.

Ottica religiosa

L’esperienza di colpa segna la storia di una folta schiera di personaggi nella Bibbia. Affiora innanzitutto nel racconto della Genesi (cap. 3) focalizzato sul peccato di trasgressione e disobbedienza di Adamo e Eva, colpa risanata dal mistero pasquale di Cristo.

Molto conosciuto è il brano evangelico del figliol prodigo (Lc 15,11-32) che illustra come la perdita dei beni e della dignità abbia spinto il protagonista a trasformare il rimorso in un incontro salvifico col padre, che simboleggia la misericordia divina.

Pietro e Giuda rappresentano modi diversi di gestire il senso di colpa:  il primo addolorato per aver rinnegato Gesù “pianse amaramente” (Mt 26, 75); il secondo, travolto dal rimorso per aver tradito il maestro, riporta ai sacerdoti le trenta monete d’argento dicendo: “Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente” e va ad impiccarsi (Mt 27, 3-5).

Per tutti, l’emergere della colpa rimanda al processo di sviluppo del bambino che, gradualmente, interiorizza i valori e i comportamenti inculcati dai genitori divenendo consapevole di ciò che va bene o è sbagliato, ciò che si deve o non si deve fare.

A seguito dell’educazione famigliare, altre istituzioni che formano e plasmano la coscienza del bambino sono la scuola, la formazione religiosa, le norme e gli influssi della società e dei mass media.

La percezione della colpa è molto legata alla biografia di ogni individuo, al suo contesto esistenziale con i diversi condizionamenti familiari, culturali e religiosi.

Di conseguenza, in alcune circostanze il senso di colpa è prodotto o ingigantito dall’educazione malsana di genitori, nonni, insegnanti, pastori o formatori che complicano lo sviluppo del bambino con schemi educativi e comportamentali nocivi alla sua crescita salutare.

In passato, fortunatamente un po’ meno ai nostri giorni, alcune persone restavano invischiate nella colpa, espressa sotto forma di scrupolosità che ne tormentava la mente e lo spirito.

In altri casi, l’assenza di figure genitoriali mature o un’infanzia segnata dalla violenza o dall’ emarginazione, ha privato il soggetto dell’opportunità di assumere principi morali ed etici necessari per la convivenza sociale, talvolta portandoli a violare principi comunitari, quando non a commettere crimini efferati.

Questi due poli estremi dell’eccesso di colpa e dell’assenza di colpa, destabilizzano l’equilibrio e il retto sviluppo del soggetto.

Funzione della colpa nello sviluppo umano

Il senso di colpa non è un patrimonio esclusivo dei  credenti, ma un’esperienza che accomuna le persone religiose e non, i ricchi e i poveri, i bambini e gli anziani, i sani e i malati.

Ognuno, nei diversi ambiti esistenziali, può sperimentare questo sentimento dinanzi ai propri limiti e inadeguatezze, ai propri errori e fallimenti, al venir meno dei propri ruoli e aspettative.

In una parola, si può sperimentare questo stato d’animo in mille circostanze diverse.

Ci si sente in colpa se si prova amore o odio verso qualcuno, se ci si fida più del dovuto degli altri o se si è sospettosi delle intenzioni altrui, se si mangia troppo o se si butta via il cibo, se si sprecano i soldi in spese effimere o se si evita di fare la carità verso chi la chiede, se si resta a letto o se non si va in Chiesa, se si giudica il prossimo o se ci si chiude nel silenzio, se ci si conforma ai desideri degli altri o se si pensa a se stessi, se si prova rabbia o se non la si esprime, se si arriva in ritardo o se si cercano giustificazioni, se si muore o se si vive.

Molto dipende dalla formazione, dalla personalità e dal grado di maturità della persona.

C’è chi, da un lato, si tortura per motivi irrazionali attribuendosi colpe per accadimenti su cui non si ha nessun controllo e di cui non si è responsabili e chi, sull’altro versante, giudica il prossimo dalla mattina alla sera senza provare nessun rimorso, o calunnia il collega di lavoro per invidia, o ruba senza farsene alcun problema, o tradisce autoassolvendosi facilmente.

Colpa morale e psicologica: ponderare saggiamente

Provare colpa è, dunque, un’ esperienza normale e universale. Avvertire questo stato d’animo può essere uno stimolo alla riflessione e al cammino evolutivo del soggetto, così come ne può inibire o paralizzare la crescita.

La sua presenza, unita al discernimento, consente lo sviluppo umano e spirituale della persona.

Spesso questo sentimento si presenta in occasioni dolorose, quali la morte di un proprio caro o durante il lutto e concerne l’essere arrivato in ritardo sulla scena, il rimorso per non aver fatto di più, il dispiacere per cose dette o non dette.

L’elaborazione di questo sentimento  comporta un dinamico e costruttivo rapporto tra colpa ed esperienza di libertà, colpa e peccato, colpa e coerenza.

Il processo di crescita interiore abbraccia le scelte personali, la vita sessuale, i rapporti famigliari e amicali, l’etica economica e comportamentale, i doveri sociali, la sfera religiosa.

Con frequenza, l’affiorare del senso di colpa è “un campanello d’allarme” che informa sulla difformità tra valori e azioni, tra convinzioni proprie e condizionamenti esterni, e invoca l’uso della coscienza, del discernimento e del senso di responsabilità.

L’equilibrio interiore richiede la progressiva capacità di saper distinguere tra:

  • colpa morale, legata alla violazione di norme, leggi e principi sociali, etici e religiosi;
  • colpa psicologica, legata al venir meno di aspettative (nei confronti di sé stessi, di Dio o degli altri), che può essere opportuna o disfunzionale.

La colpa morale si sana attraverso:

  • la consapevolezza: assumere responsabilità per le azioni compiute o atteggiamenti assunti;
  • il pentimento: confessare a sé stessi, agli altri, a Dio i propri errori o trasgressioni;
  • riparazione e trasformazione: impegnarsi in percorsi riparativi.

La colpa psicologica è di altra natura e si può sperimentare quando:

  • si prova disagio o vergogna per chi si è: bello o brutto, maschio o femmina, bianco o nero;
  • non si è capaci di stabilire confini o “dire di no” alle persone;
  • si sperimentano i propri limiti (es. dinanzi alla malattia grave di una persona cara);
  • si vivono esperienze di fallimento (es. un divorzio o una separazione o non si supera un esame);
  • si valuta il proprio operato alla luce di criteri molto severi ed esigenti (es. tutto deve essere perfetto; non si può sbagliare);
  • si giudicano i propri pensieri e sentimenti (es. non dovrei sentirmi così; non devo pensare a me stesso).

La colpa psicologica si sana attraverso:

  • la riflessione ponderata;
  • itinerari di maturazione umana e spirituale;
  • il dialogo e confronto con persone di fiducia.

Percorsi problematici e salutari

L’eccesso del senso di colpa presenta sintomi problematici, quali: la scrupolosità, la spinta al perfezionismo, un forte moralismo, la rigidità di schemi comportamentali, l’obbedienza cieca e passiva.

All’ombra dei sensi di colpa esagerati o irrazionali si annida l’insicurezza e la disistima, emozioni paralizzanti, pratiche espiatorie ossessive, l’offuscamento dell’equilibrio, la depressione.

Sull’altro versante un sano ed appropriato rigore etico può  orientare a vivere un’esistenza più armoniosa ed equilibrata nei confronti di sé stesso, del creato, di Dio e degli altri.

A seconda dalle cause che generano la presenza di questo stato d’animo, si possono prospettare diverse opzioni per la risoluzione del senso di colpa, tra cui:

  • sfogo con un amico o una persona affidabile;
  • valutazione obiettiva dell’accaduto;
  • riparazione per infrazioni commesse o violazione di norme;
  • richiesta di perdono per errori commessi o ferite causate;
  • ricorso al counseling o alla psicoterapia;
  • la direzione spirituale e/o il sacramento della riconciliazione.

In sintesi

Il senso di colpa è un’esperienza che accompagna la storia individuale e comunitaria ed è necessario educarsi all’ascolto e ad una saggia e realistica valutazione  delle proprie responsabilità.

Gli estremi non sono mai buoni consiglieri: né chi si auto assolve troppo facilmente, né chi si tortura inutilmente per colpe che non ha o per valutazioni irrealistiche della propria responsabilità.

 

Arnaldo Pangrazzi m.i.