Era il 17 Maggio 1995, quando Giovanni Paolo II, in piazza San Pietro a Roma, ha proclamato solennemente “Beata” Maria Domenica Brun Barbantini, indicandola al mondo quale testimone autentica «di un amore evangelico concreto per gli ultimi, gli emarginati, i piagati; un amore fatto di gesti, di attenzione, di cristiana consolazione, di generosa dedizione e di instancabile vicinanza nei confronti degli ammalati e dei sofferenti».
Di Angelo Brusco in Camillianum – Libri di storia e spiritualità camilliana – Vari, N.12, 1995, pp. 285-287
Lettera di p. Angelo Brusco a Madre Tommasina Gheduzzi Superiora generale delle Ministre degli Infermi di San Camillo
Carissima Madre Tommasina,
la notizia della beatificazione della venerabile Madre Maria Domenica Brun Barbantini, da Lei comunicatami con commozione, è stata portatrice di grande gioia per me e per i miei confratelli. Ho ringraziato il Signore per questo dono elargito alla Congregazione da Lei presieduta e, per riflesso, a tutta la Famiglia camilliana.
Il Signore ha trovato in Maria Domenica una persona disponibile a collaborare alla sua azione santificatrice. Configurandola gradualmente a sé, ne ha fatto una meravigliosa mediatrice del suo amore misericordioso verso i fratelli e le sorelle sofferenti.
Tale generosa corrispondenza all’iniziativa divina è bene riflessa in una regola scritta dalla Fondatrice nel 1841: “Con un cuore modellato su quello di Gesù e avvampante della di Lui carità (le sorelle), si porteranno all’assistenza dei poveri infermi e dei moribondi…”.
Maria Domenica è rimasta fedele all’alleanza che Dio ha stabilito con lei durante tutto l’arco della sua lunga esistenza, segnata da tanti momenti di drammatica sofferenza. Attraverso dolorosi distacchi – dalla madre, dallo sposo e dal figlio – essa ha compreso il progetto che il Signore aveva su di lei chiamandola ad estendere il suo amore al di là dei confini di una relazione coniugale e di una famiglia, per raggiungere un numero sempre più grande di persone colpite dalla sofferenza fisica e spirituale.
L’incontro con San Camillo – attraverso la mediazione del camilliano padre Antonio Scalabrini – avvenne quando la Madre Brun Barbantini aveva già una lunga esperienza di apostolato tra i poveri e gli ammalati. Infatti, unitamente alle Sorelle Oblate Infermiere da lei fondate, assisteva di giorno e di notte le ammalate, visitandole nelle loro case.
Il contatto con il carisma e la spiritualità del Fondatore dei Ministri degli Infermi ha certamente contribuito ad approfondire la sua esperienza del Cristo misericordioso e il senso del suo apostolato.
Che il rapporto tra i nostri Istituti non fosse solo occasionale e passeggero è indicato dall’aggregazione delle Sorelle Oblate Infermiere – divenute poi le Ministre degli Infermi di San Camillo – all’Ordine camilliano e dall’aggiunzione della croce rossa sul loro abito.
Un segno della fraternità che ci lega è costituito dall’interesse con il quale i camilliani – da p. Ferrini a p. Bruno Brazzarola – hanno seguito il processo per la beatificazione, giunto oggi a felice compimento.
Se l’incontro di Madre Maria Domenica con il carisma e la spiritualità di San Camillo è stata occasione di arricchimento interiore per lei e la sua Congregazione, altrettanto lo è stato per l’Ordine camilliano che ha potuto vedere nelle Ministre degli Infermi un’espressione nuova e originale del dono della carità misericordiosa verso gli ammalati, ricevuto dal Fondatore e da lui trasmesso all’Istituto e alla Chiesa.
Chi legge la biografia della vostra Fondatrice è colpito dalla sua profondità spirituale e dalla creatività e versatilità apostolica da lei dimostrata. Attenta ai bisogni materiali e morale della popolazione ha promosso svariate e riuscite iniziative che la fanno precorritrice del moderno volontariato socio-sanitario, rivolto non sol ai malati e agli anziani ma anche alla gioventù povera di mezzi e di ideali.
Originale e importante è stato il contributo de lei offerto allo sviluppo e alla riforma della vita consacrata. Oltre alla fondazione dell’Istituto delle Ministre degli Infermi, ella si è fatta promotrice della presenza delle Visitandine in Lucca ed è stata incaricata dalla riforma delle Celestine e del ripristino di altri monasteri soppressi da Napoleone.
Desiderosa di vivere una vita di contemplazione, Maria Domenica si è trovata a lavorare sul fronte dell’azione, riuscendo ad armonizzare felicemente queste due dimensioni della spiritualità cristiana. Ponendo le sue ricche qualità al servizio dell’amore verso Dio e verso il prossimo bisognoso di aiuto, ella ha trovato nella costante auto trascendenza e donazione di sé, la piena realizzazione di sé come donna e come credente.
Di Madre Maria Domenica Brun Barbantini è stato giustamente scritto che “fu pienamente e compiutamente donna nella società lucchese dell’8’’ e nella sua Chiesa diocesana con quell’apporto specifico di squisita sensibilità, di tenera forza, di esplodente carità, di confidente ed inesausta orazione, di fiduciosa sottomissione, di tenace speranza”.
Per la verità e la ricchezza delle sue esperienza di vita – sposa, madre, religiosa – la vostra Fondatrice si presenta come modello a diverse categorie del Popolo di Dio.
A ciascuno di noi essa indica il cammino da seguire per trovare la perla della carità che, fatta propria per la grazia del Signore, impreziosisce tutta la nostra vita.
Mentre, anche a nome dei Consultori generali, esprimo a Lei e a tutte le sue Consorelle le mie più vive felicitazioni per questo meraviglioso evento, mi auguro che esso sia ricco di grazie per il Suo Istituto e per tutta la Famiglia Camilliana, in questo particolar momento storico benedetto dal Signore della sue Sante.
Voglia gradire i miei fraterni saluti
Angelo Brusco
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