Intervista inizio 2011 a P. Jesús M. Ruiz

È da poco iniziato il 2011 ed alle spalle ci siamo lasciati non solo un anno ma un intero decennio (1990-2010).

P. Jesús M. Ruiz M.I., Vicario Generale, ha risposto ad alcune nostre domande sul cammino fatto dall’Ordine e su quello che lo attende.

È da pochi giorni terminato l’anno e con esso anche un decennio. Come si conclude questo lungo periodo per l’Ordine dei Ministri degli Infermi?

L’anno 2010, riguardando i numeri delle nostre attività, si conclude con dei risultati ottimistici. In questi ultimi dodici mesi non si sono chiuse opere assistenziali né comunità religiose, mentre invece ne sono state aperte altre di nuove e si son consolidate diverse attività messe in atto nell’anno precedente. Ad esempio, la Fondazione Progetto Salute. Essa e le altre attività sociali e ministeriali dell’Ordine hanno funzionato con ritmo regolare e in linea di crescita.

Però l’elemento realmente importante della nostra vita non sono i numeri, cioè né la quantità di membri, di opere o case, ma la qualità, lo spirito, lo stile che ispira e anima tutto ciò che da Camilliani facciamo e viviamo.

Lo stesso posso dire del decennio 2000 – 2010. L’Ordine Camilliano, sebbene in questi dieci anni abbia sofferto la morte di parecchi religiosi, ciononostante il numero dei nostri professi non è calato e si mantiene come dieci anni fa. E la perseveranza negli ordini religiosi è sempre un merito, una virtù…

• L’ordine oggi è più aperto alle necessità sociali e mantenendo il suo ministero specifico lavora più unito e solidale con altri organismi nella promozione della giustizia nel mondo della salute.

• Un altro risultato positivo del decennio è il consolidamento e il buon funzionamento della Famiglia Camilliana Laica. Questa associazione, definito già il suo ruolo nella Chiesa come opera camilliana e approvato il suo Statuto generale, ha dimostrato la sua dimensione laicale di ispirazione camilliana in favore degli ammalati e bisognosi.

• Qualche cosa di simile si può dire della Camillians Task Force (CTF), che in questo periodo decennale ha raggiunto la maggiore età e si è fatta presente in parecchi posti di “cruciale” bisogno umano e di necessità: L’Aquila, Filippine (Ondoy), Haiti, Cile, Pakistan… La CTF ha anche dato vita a processi formativi all’interno dell’Ordine, così che la risposta alle emergenze non sia un fatto delegato ad una entità ma diventi sempre più parte delle strategie dell’Ordine. In fine, si è stabilita una ONG negli Stati Uniti d’America (SOS Drs), primo partner di CTF.

Quali prospettive e sfide attendono l’Ordine per il futuro?

Faccio riferimento soltanto a due.

La prima e forse l’unica sfida di un Ordine religioso è sempre quella di tornare a Cristo per essere testimoni di Dio nel mondo. A partire da questo impegno si possono poi costituire delle comunità umanamente attraenti, feconde dal punto di vista vocazionale, e significative nel modo di vivere e di lavorare. La significatività, nel nostro mondo, così diviso dalla la povertà, esige da noi una opzione decisa in favore dei più bisognosi ed ammalati.

La seconda è quella dell’elaborazione del Progetto Camilliani per l’Europa, ormai in fase di preparazione, e che coinvolgerà tutto l’Ordine. Questo Progetto, cioè le misure che dovremo prendere, significheranno una bella sfida per tutti noi, perché non guarderanno soltanto alla soluzione del problema vocazionale o alla ristrutturazione organizzativa dell’Ordine ma, soprattutto, a recuperare la significatività della vita religiosa camilliana. A questo scopo dovremo lasciar perdere o morire tutto ciò che non sia un valore essenzialmente camilliano, vissuto in modo evangelico.

Quale augurio, per questo nuovo anno, ai religiosi, alle religiose e a quanti operano nella grande famiglia di San Camillo?

Innanzitutto auguro un anno 2011 prospero, sereno e felice a tutti i nostri lettori e alle loro comunità o gruppi di appartenenza.

In questi tre anni che precedono il IV Centenario della morte del nostro Santo Fondatore, rileggeremo nelle nostre comunità la sua Lettera Testamento, vorrei, così, ricordare alla Grande Famiglia di San Camillo, la preziosa eredità che tutti noi abbiamo ricevuto. Penso che il modo migliore di celebrarlo sia quello di rinforzare il senso di appartenenza a questa grande e viva Famiglia e ringraziare Dio per questo meraviglioso dono.

È certo: come ripeteva San Camillo, ci ha toccato in sorte il cuore del Vangelo, la preziosa perla della carità!