Una lettura camilliana della parabola del Buon Samaritano
San Camillo ha avuto un insigne dono di amore di misericordia verso il malato, e la sua biografia (stesa da un Confratello suo contemporaneo, la celebre “Vita manoscritta” del p. Sanzio Cicatelli, e stampata per la prima volta tre anni fa) ci offre come introduzione il sunto e una gustosa applicazione a Camillo della parabola del buon samaritano:
«Questo cosi notabile e meraviglioso esempio di charità (se pur lecito mi sia di tal comparatione senza alcuna minima nota de gl’altri huomini santi) par che si possa propriamente al nostro p. Camillo applicare. Po che per l’huomo in mano de’ladroni capitato, e nella strada semivivo relitto per chi meglio intender si potrà che per li poveri infermi cosi ne gl’Hospitali, come nelle proprie case abbandonati?
Di modo che essendo fin dal principio della Chiesa per la strada di questa presente vita non solo uno, ma molti Sacerdoti, e Leviti passati, cioè molti huomini Santi, e gran servi d’Iddio fondatori d’altre Religiosni c’havendo tutti in altr’opere sante le loro Regole et instituti indirizzati, mai alcuno non pigliò sopra di se per instituto principale, et per voto l’aiuto di detti poveri infermi, agonizzanti, et dalla pestilenza feriti. Alfine passando di qua giù per misericodia d’Iddio il pietoso Sammaritano (che senza dubbio possiamo dire essere stato Camillo= huomo pirma del mondo, convertito poi al Signore, vedendo detti poveri languenti mosso à compassione di loro se gl’accostò, e medico pigliando sopra di sé il peso d’agiutari et di servirgli».
Alla fine, nel suo ritorno , il Samaritano è identificato con Cristo che nel giorno del giudizio viene a premiare “coloro che sono stati misericordiosi. Dicendo: Io ero infermo e voi m’havete visitato, venete benedetti del Padre mio…”
Due poli
Abbiamo in questa introduzione del Cicatelli due modi per i quali il malato diventa nostro prossimo: quando è accostato con amore alla maniera del samaritano (cioè alla maniera di Cristo), e quando è avvicinato come ci si avvicina a Cristo.
Ecco i due poli di tutta la spiritualità di San Camillo e dei suoi religiosi: identificarsi con Cristo nel suo atteggiamento di buon samaritano che si lascia guidare dall’amore misericordioso verso l’infermo, e servire l’infermo come si serve a Cristo che ha voluto indentificarsi con lui.
In sintonia con questa visione evangelica, la nostra Costituzione afferma – da una parte – che l’Ordine dei Ministri degli Infermi ha ricevuto da Dio il dono di “testimoniare nel mondo la presenza perenne della carità di Cristo verso gli infermi” (Cost. 1), per continuare nel tempo e nello spazio la missione di Gesù che andava attorno per tutte le città e i villaggi… predicando la buona novella del Regno e sanando ogni malattia e ogni infermità (cfr. Cost. 4; Mt. 9,35), adempiendo cos’ il suo mandato di unire alla predicazione del Regno la cura dei malati: “Curate i malati e dite loro: sta per venire a voi il Regno di Dio” (Lc 10.9).
D’altra parte, la Costituzione dell’Ordine afferma che servendo il malato noi serviamo Cristo stesso che ha detto: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt. 25,40). In questa presenza di Cristo negli infermi e in noi che nel suo nome ci mettiamo al loro servizio, troviamo la sorgente della nostra spiritualità (cfr. Cost. 13).
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