Tra tutti i Santi di cui era devoto, Camillo onorò in particolare san Francesco di Assisi. Ne conobbe e seguì la Regola, lo spirito di povertà, di umiltà, di mortificazione, e lo imitò nel suo grande amore al Crocifisso.
Camillo fu ripetutamente in pellegrinaggio ad Assisi e ai luoghi santificati da San Francesco. In vita fece tesoro delle sue massime, ricordandole ai suoi Religiosi. Fu devoto di santa Maria Maddalena, proponendosi di imitarla nella penitenza. Ritenne che Dio stesso gliel’avesse concessa a speciale Patrona dal momento che gli presentò a Roma la chiesa dedicata alla Santa come casa madre dell’ordine e, in seguito, per luogo del suo riposo.
Venerà san Carlo Borromeo, che incontrò al Giubileo del 1575 a Roma, o l’anno dopo all’Oratorio del Padre Filippo. Nel 1610 assisté in San Pietro alla canonizzazione di lui. Parlava con ammirazione della grande carità del Borromeo nell’assistenza agli appestai: oh! – sospirava, – se il nostro Ordine fosse stato fondato in quel tempo, questo glorioso Santo non avrebbe penato tanto a trovar ministri necessari, cosi per l’anima come per i corpi degli infermi appestai!
Si raccomanda ai santi
Fu devoto di santa Caterina da Siena, andando in pellegrinaggio alla casa di lei. Cosi di san Bonaventura. Sia a Roma, che di città in città, si raccomandava ai santi, ai martiri, ai confessori, alle sante vergini di cui avesse in qualunque luogo incontrato memoria.
In occasione dello scoprimento del corpo di Santa Cecilia (1599), nella chiesa intitolata al suo nome in Trastevere, fu dal cardinal Sfondrati (nipote di Gregorio XVI) invitato a venerarlo. O beato me, – sospirò in mirarla – se Dio mi farà grazia e misericordia di farmi vedere questo santo corpo anche in cielo, glorioso e immortale!
Portava al collo una teca, in forma di croce, con alcune reliquie dei santi, ai quali si raccomandava nei suoi bisogni. Guidato dalla sua accesa pietà, prendeva parte, potendo a qualche particolare o straordinaria funzione religiosa. A Roma ne aveva continua occasione presso le tombe dei martiri, nelle grandi basiliche e nelle molte chiese dove sono in venerazione immagini e reliquie insigni. Con san Filippo Neri e altri devoti andò ripetutamente alla visita delle sette chiese, accompagnato dai suoi Religiosi.
La parola di Dio
Con pietà singolare si preparò all’acquisto del giubileo negli Anni Santi e 1600. Compì le numerose visite prescritte alle basiliche sempre a piedi, pregando, molto spesso a digiuno. Durante la quaresima prendeva parte qualche volta alle stazioni quaresimali. Se viaggiando gli riusciva di arrivare a un santuario non guardava a disagi pur di sostarvi in preghiera e per la santa Messa. In ogni città e paese si informava dei santuari, delle insigni reliquie, dei santi che vi si veneravano per venerarli. Nell’ultimo suo viaggio, nel 1613, andò di proposito in pellegrinaggio ai principali santuari, segnando poi, su un foglio, a suo ricordo e conforto, le devozioni compiute in ciascuno.
Camillo era avido della parola di Dio, ascoltata e letta. Andava volentieri alla predica e ai sermoni dei Padre dell’Oratorio, che frequentava da tanti anni. Per viaggio approfittava della compagnia di Religiosi di altri Ordini, per ascoltare da loro qualche devota esortazione.
Desiderava che anche i suoi religiosi si nutrissero di questo cibo spirituale. Nelle prime Regole della Compagnia ordinò: Tutti quelli che non saranno occupati per servizio degli infermi… si sforzino di andare almeno ogni quindici giorni alla predica, ma nella quaresima almeno due volte la settimana… ogni mesi si procuri che qualche padre spirituale faccia qualche esortazione.
I libri preferiti
Si preparò alla prima Messa con quindici giorni di profondo raccoglimento. Amava la lettura spirituale: il vero cibo dell’anima, com’era solita chiamarla. Fin da quando era maestro di casa a San Giacomo, introdusse il costume di far leggere un libro spirituale mentre gli infermi mangiavano.
Suo libro preferito era la Vita di nostro Signore. Altri autori a lui cari erano: la guida, ovvero scorta dei peccatori, del ven. padre Luigi da Granata; Il Combattimento spirituale del padre Lorenzo Scupoli, e l’Imitazione di Cristo. Portava con sé, anche in viaggio, l’umo o l’altro di questi, di preferenza il primo, leggendoli e facendoli leggere ai compagni.
Dal principio della fondazione stabilì che si attendesse ogni giorno per qualche tempo all’acquisto delle virtù, cioè alla lettura spirituale con un po’ di riflessione. Scrivendo il 19 ottobre 1596 al padre Oppertis, gli diceva: Le raccomando l’osservanza delle cose spirituali, in specie l’acquisto delle virtù: che nessuno lo lasci senza gran causa.
di Mario Vanti
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