Padre Luigi Tezza (1841-1923) è una delle figure più luminose dell’Ordine dei Ministri degli Infermi. Conosciuto come il “Padre dei malati,” la sua vita è stata un continuo esempio di misericordia, dedizione e servizio. In occasione del Giubileo, riscopriamo la storia di questo confratello che ha incarnato i valori camilliani attraverso il suo straordinario impegno missionario.
Una vocazione precoce
Nato a Conegliano, in Italia, Luigi Tezza entrò nell’Ordine camilliano giovanissimo, spinto dal desiderio di servire Dio e i sofferenti. Ordinato sacerdote, dedicò i primi anni della sua missione all’assistenza dei malati negli ospedali e alla formazione dei giovani confratelli.
La vita di Padre Tezza fu segnata da un’incessante attività missionaria che lo portò a superare confini geografici e culturali. Dopo essere stato inviato in Francia, trovò un paese devastato dalle guerre e dalla povertà, dove il sistema sanitario era precario e le condizioni dei malati estremamente difficili. Padre Tezza si immerse completamente in questa realtà, visitando ospedali, case di cura e persino luoghi di abbandono dove nessuno voleva andare.
Nonostante la povertà e le risorse limitate, ebbe l’intuizione di creare una comunità religiosa femminile dedicata alla cura dei malati: le Figlie di San Camillo. Questo progetto nacque per rispondere a un bisogno urgente, ma anche per garantire la continuità del carisma camilliano. Le Figlie di San Camillo, ancora oggi, operano in molte parti del mondo, offrendo assistenza ai malati e agli emarginati.
Un episodio emblematico del suo impegno si verificò durante un’epidemia di colera che colpì la Francia. Mentre molti fuggivano per paura del contagio, Padre Tezza rimase al fianco dei malati, offrendo conforto spirituale e assistenza concreta. La sua presenza, in quei momenti di disperazione, era un segno tangibile della misericordia di Dio.
Un esempio di misericordia e speranza
La vita di Padre Tezza è un racconto vivido di carità e compassione. Il suo motto, “Amare e servire Dio nei malati”, non era solo un ideale, ma una realtà vissuta quotidianamente. Un esempio commovente della sua misericordia è legato a un giovane malato terminale che incontrò durante il suo ministero. Abbandonato dalla famiglia e temuto da tutti per la malattia contagiosa che portava, il giovane trovò in Padre Tezza non solo un infermiere, ma un amico e un padre spirituale. Padre Tezza non solo lo curò, ma gli offrì dignità e amore fino all’ultimo respiro.
Questa storia ci ricorda che la misericordia non è solo un atto di carità, ma un’azione che restituisce umanità e speranza a chi vive nell’ombra della sofferenza. Il suo esempio invita ognuno di noi a superare le barriere della paura e a essere strumenti di conforto e guarigione.
Nel contesto del Giubileo, il ricordo di Padre Luigi Tezza ci invita a riflettere sul valore della carità vissuta nella quotidianità. La sua vita è un esempio per tutti coloro che, ispirati dal carisma camilliano, desiderano essere strumenti di misericordia e speranza.
Padre Luigi Tezza ci lascia un messaggio eterno: il servizio ai malati è il luogo in cui la fede si fa concreta, dove le mani e il cuore diventano strumenti dell’amore di Dio. Celebrare figure come la sua significa rinnovare il nostro impegno a vivere il Giubileo con spirito di carità e compassione.
I Camilliani su Facebook
I Camilliani su Twitter
I Camilliani su Instagram