Giubileo degli Ammalati 2025: speranza e carità nella missione dei Camilliani

Un inno alla dignità umana, un canto di speranza

Roma – Nell’ambito dell’Anno Santo 2025, in cui la Chiesa ci invita a diventare “Pellegrini di Speranza”, si celebra uno dei momenti più intensi e significativi del cammino giubilare: il Giubileo degli Ammalati e del Mondo della Salute, il prossimo 5 e il 6 Aprile. Una due giorni di grazia, ascolto e condivisione, dedicata ai malati, ai loro familiari e a tutti coloro che operano nella sanità: medici, infermieri, operatori socio-sanitari, cappellani, volontari, religiose e religiosi.

La speranza non delude: il cuore del Giubileo

«Spes non confundit», “la speranza non delude” (Rm 5,5): è attorno a questo annuncio, tratto dalla Lettera ai Romani, che Papa Francesco ha voluto costruire il senso profondo del Giubileo della speranza. Una speranza che “ci rende saldi nelle difficoltà, e offre alimento a quella virtù che è chiamata fortezza ed è – come la speranza – un dono di Dio”.

Nel messaggio per la XXXIII Giornata Mondiale del Malato, il Papa ricorda che nella sofferenza ogni speranza viene dal Signore ed è “un dono da accogliere e da coltivare, rimanendo fedeli alla fedeltà di Dio”. È proprio attraverso questa fedeltà che, come i discepoli di Emmaus, possiamo “condividere con Lui il nostro smarrimento, le nostre preoccupazioni e le nostre delusioni”, riconoscendolo presente nel dolore e nella fragilità.

Cura, dono e condivisione: il volto di Cristo nella fragilità

Per i religiosi camilliani, questo Giubileo si inserisce nel cuore del proprio carisma, che da oltre quattro secoli si realizza nella cura compassionevole del malato come volto di Cristo. Il Superiore Generale dell’Ordine, nella sua lettera di aprile, ci invita a vivere questo tempo come «un’occasione per riflettere sulla forza e sul coraggio di quanti affrontano la malattia con dignità e fede». E aggiunge:

“Il Giubileo degli Infermi è anche un tempo di riflessione sulla carità e sulla compassione, valori essenziali della nostra fede cristiana e modalità concreta di amare Dio e i fratelli”.

La malattia, allora, non è solo luogo di prova, ma spazio privilegiato di incontro, dono e condivisione. Papa Francesco lo ribadisce con forza: «Quante volte al capezzale di un malato si impara a sperare! Quante volte, stando vicino a chi soffre, si impara a credere! Quante volte, chinandosi su chi è nel bisogno, si scopre l’amore!». È questa esperienza, vissuta ogni giorno nelle corsie d’ospedale, nelle famiglie e nei luoghi di cura, a rivelare il vero significato della cura: essere angeli di speranza, gli uni per gli altri.

Il Giubileo degli Infermi nel cammino della Chiesa

Nel calendario giubilare, il 5 e 6 aprile sono giorni dedicati in modo speciale a coloro che abitano e servono i luoghi della fragilità. La CEI ha voluto dedicare questo momento non solo ai malati e ai professionisti della salute, ma anche a tutte le figure che nel silenzio accompagnano la sofferenza con amore: familiari, volontari, religiosi.

Il Papa li chiama “un inno alla dignità umana”, sottolineando che il camminare insieme «è un segno per tutti, un canto di speranza, la cui voce va ben oltre le stanze e i letti dei luoghi di cura». E proprio per questo, conclude Francesco, la testimonianza di chi cura e di chi si lascia curare “stimola e incoraggia la carità, dà voce a un’armonia sociale a volte difficile da realizzare, ma capace di portare luce e calore là dove più ce n’è bisogno”.

L’impegno camilliano: la carità come missione

Nel cuore di questo Giubileo, per l’Ordine dei Ministri degli Infermi, si rinnova con forza la vocazione a servire con cuore di madre. Come scrive ancora il Superiore Generale:

“Il nostro carisma ci chiama a stare accanto agli ammalati con uno sguardo che riconosce la dignità e il valore di ogni vita. Che possiamo essere strumenti della misericordia di Dio, portando luce e speranza nella vita di chi soffre”.

È un impegno quotidiano che si fa presenza, ascolto, dedizione. Un servizio che si concretizza nei gesti di cura più umili e preziosi, e che oggi, più che mai, chiede di essere condiviso e riconosciuto.

Un grazie speciale a chi cura

Un pensiero speciale va a tutti coloro che, ogni giorno, sostengono e accompagnano il cammino degli ammalati. Medici, infermieri, operatori sanitari, religiosi e religiose, volontari: il vostro servizio è segno visibile dell’amore di Dio per ogni essere umano. Come afferma il Superiore:

“Il vostro impegno è una testimonianza viva della luce che la Pasqua porta nelle nostre vite. Vi siamo profondamente grati per il vostro lavoro, che rende concreta la compassione evangelica”.

Camminiamo  insieme nella speranza

In un mondo spesso segnato dall’indifferenza e dalla solitudine, il Giubileo degli Infermi ci richiama a una speranza viva, che nasce dalla condivisione e dalla tenerezza.

Camminare insieme, come comunità che cura, è oggi più che mai una forma di profezia, un atto di fede nella dignità inviolabile di ogni persona.

Per noi camilliani, questo Giubileo è parte integrante dell’Anno Giubilare Camilliano, un tempo per rinnovare l’annuncio della carità che cura, seguendo l’esempio di San Camillo, e per ricordare che ogni gesto di vicinanza può essere seme di resurrezione.

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