Il malato di Alzheimer prova sin dalla fase iniziale della malattia gravi sofferenze psicologiche, l’ansia per il futuro connessa al timore della dipendenza e alla perdita dell’autonomia e della capacità decisionale, il disorientamento esistenziale dovuto alla progressiva difficoltà di “riconoscersi” e di “riconoscere”. Come far fronte alle difficoltà, trasformando gli ostacoli in occasioni di crescita? Come adattare i modelli di assistenza?
Il Seminario di studio prende in esame le risposte rivolte ai pazienti e ai familiari: farmaci, terapie non farmacologiche (laboratori artistici, musicoterapia, attività fisica), sostegno psicologico e supporto sociale. Siamo chiamati a leggere nella persona affetta da demenza non solo gli eventi della perdita e ciò che ci rende diversi, ma ciò che ci accomuna profondamente. Significative sono le parole di Alice Howland, professore di psicologia ad Harward e malata di Alzheimer: “Il mio cervello non funziona più al meglio, ma uso gli orecchi per ascoltare senza riserve, offro le mie spalle per piangere e le mie braccia per stringere altre persone malate come me”
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