Educare alla vita

Coloro che si prendono cura di chi soffre

 possano trovare un aiuto per imitare gli stessi

gesti del Signore e portare, nel buio della sofferenza,

 una piccola luce di speranza.

 

Vorrei fare alcune brevi sottolineature sulla importanza dell’educazione alla vita.

Educare alla vita significa insegnare, anzitutto, che la salute non è un bene assoluto. Ci può essere una vita realizzata, anche in un corpo malato.

Ancora, educare alla vita significa educare alla gratuità, al dono di sé agli altri. Perché la vita umana ritrova la sua pienezza solo quando diventa gratuità, dono di sé.

Inoltre, educare al senso della vita, è imprescindibilmente unito al significato del dolore e della morte.

Di qui l’educazione al senso del limite, non come fallimento della vita, ma come attesa di un compimento. Per questo non si può prescindere da Dio, altrimenti “la vita diventa semplicemente una cosa che l’uomo rivendica come sua esclusiva proprietà, totalmente dominabile e manipolabile”.[1]

Educare alla vita significa, anche educare al rispetto della dignità della persona umana che si radica nella nostra reciprocità.

Che ci fa sentire uguali. Partecipi di un tessuto comune in cui ognuno, per la sua parte, è chiamato a costruire un disegno. Nel quale la vita trova senso e significato per tutti.

È stato detto: “Se vuoi conoscere l’identità di una persona, valla a trovare nel momento della sofferenza”.

Noi, operatori sanitari, siamo chiamati ad essere non solo guaritori della vita malata, ma anche educatori ad una vita sana, equilibrata, serena. Dobbiamo saper infondere negli altri fiducia, coraggio, speranza.

Sì, perché solo la speranza è la luce che illumina e da sapore alla nostra umana esistenza.

Tempo fa, ho incontrato una giovane che indossava una maglietta bianca su cui erano stampate queste parole: “Dedicatemi un briciolo di attenzione”.

Ho subito pensato alle tante persone anziane e malate che soffrono l’emarginazione, la povertà, la solitudine.

Fermiamoci più spesso, amici, accanto a coloro che soffrono per regalare loro almeno un briciolo di attenzione. Non ne chiedono molta. Solo un briciolo.

Quel tanto che basta per aiutarli a riscoprire, anche nella sofferenza, la voglia e la gioia di vivere.

Padre Luigino Zanchetta

 

 

[1] Giovanni Paolo II – Evangelium Vitae (25 marzo 1995 ).