di Arnaldo Pangrazzi
Oltre all’”homo credens”, all’”homo faber” e all’”homo patients” siamo chiamati a trovare anche spazio per l’”homo ludens” e l’”hominis otioso” nel tempo che ci è concesso di vivere.
Come ci ricorda la Genesi, anche Dio dopo aver creato i cieli e la terra, gli alberi e gli uccelli….il settimo giorno si riposò.
L’estate rappresenta un tempo speciale per rigenerare il nostro corpo, in particolare attraverso il contatto con la natura.
Poter fare una camminata nella pace di un bosco, contemplare un campo di grano o di papaveri, sedersi tranquilli ai bordi di un lago, godere l’alito del vento dal balcone di un rifugio di montagna o lungo la spiaggia del mare, contemplare la carovana di formiche che si incrociano trasportando pesi più grandi di loro, assaporare il sapore di qualche ciliegia o pesca appena raccolta dall’albero, sono gioie speciali per l’”homo ludens”.
Le ferie sono anche un’occasione per riprendere contatto con le proprie radici e con i famigliari rimasti, o scambiare due chiacchere con qualche amico dell’infanzia o della gioventù.
La rivisitazione dei luoghi del passato è un viaggio che unisce il volto della nostalgia, per un tempo che non ritorna più, con quello della gratitudine per quanto ricevuto; ingloba la percezione di posti conosciuti con la consapevolezza dei profondi mutamenti avvenuti nel tempo, sia attorno a noi che dentro di noi.
Andare in vacanza è staccare la spina dal lavoro, dal ministero, dalla comunità per rigenerarsi attraverso nuovi stimoli spirituali, che ognuno ritrova in spunti diversi: chi nel contemplare i fiori di un giardino, chi in un pellegrinaggio ad un santuario, chi negli incontri casuali con persone perse di vista, chi abbracciando un nipotino, chi ascoltando il cinguettio dagli uccelli, chi dilettandosi in letture benefiche.
Agostino osserva che: “la felicità è desiderare quello che si ha”.
L’estate è un’occasione propizia per prendere cura del corpo, respirare a pieni polmoni, dormire placidamente, dilatare lo sguardo, sorridere, cantare.
Albert Einstein scrive: “Un tavolo, una sedia, un cesto di frutta e un violino; dì cos’altro necessita un uomo per essere felice?”
In una parola, basta poco per essere felici.
Siamo riconoscenti a Dio, ai confratelli e alla vita per regalarci un tempo per il relax, lo svago e le opportunità salutari che ricarburano la nostra mente, il nostro corpo, il nostro spirito.
La mente si compiace nello scoprire nuovi panorami, il corpo si diletta nel consumare qualche pasto gratificante, lo spirito si nutre di linfa vitale per ritemprarsi, in vista delle sfide che il mistero del futuro riserva a ciascuno.
Marcel Proust riferisce che “il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”.
Godiamoci dunque, il riposo, l’immersione nelle bellezze della creazione, il ritrovo con amici e famigliari come doni gratuiti che consolidano il nostro impegno e la nostra missione ad essere dono per gli altri, in particolare per i malati e i famigliari, quando tonificati dalle vacanze ritorniamo in comunità e nei luoghi di lavoro, per dare il meglio di noi nell’esercizio del carisma camilliano.
in copertina: Summer day di Reginald Pentinio
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