Dott. Janez Janes: “Per lui l’ammalato aveva sempre ragione”

in copertina: Missionari e Missionarie Camilliani addetti al St. Mary Hospital (il primo a sinistra è il prof. Gianezzo).

di p. Antonio Didonè in Vita Nostra, Anno XLI, n. 190, luglio-settembre 1990, n.3 pp.474-480

L’11 ottobre 1990 a Lotung ha concluso la sua vicenda terrena il chirurgo Dott. Janez (Giovanni Giannezzo). «Medico missionario» è l’espressione che meglio lo descrive e lo qualifica. La sua vita infatti si è consumata al servizio dei malati in terra di missione: 4 anni nello Yunnan (Chaotung) e 38 anni a Taiwan (Lotung). Una missione, la sua, che ha svolto con spirito cristiano e camilliano, senza sosta e senza risparmi, fino al termine dei giorni.

Era nato a Dolsko, un paesetto poco lontano da Lubiana, il 14 gennaio 1913, terzi di quattro fratelli. Venne educato da una mamma religiosissima e da un papà severo, che aveva conosciuto le asprezze dell’emigrante in terra canadese. Giovane pio, la mamma desiderava avviarlo al Seminario; egli invece scelse la medicina. Si laureò all’Università Alexandrina di Lubiana il 26 maggio 1937. Continuò poi gli studi di specializzazione in chirurgia a Vienna e a Graz. Dal 1940 fu al fianco del famoso chirurgo Blumauer presso l’Ospedale Generale di Lubiana.

Coinvolto nelle vicende politiche del paese, al termine della guerra seppe di essere nella lista di quelli che Tito voleva eliminare. Scappò in Austria dove venne rinchiuso dagli inglesi in un campo di concentramento. Per liberarsi degli sloveni, il Gen. Alexander aveva fatto con Tito un patto di consegnarli a lui. Un primo scaglione fu messo su un treno che, dicevano gli inglesi, li avrebbe portati in Italia. Il dott. Janez era nell’ultimo vagone e ben presto si accorse dell’inganno. Quando il treno si fermò in terra jugoslava, approfittando di un momento di confusione, riuscì a nascondersi in un campo di grano. Ritornato in Austria, rivelò il tranello ai compagni. Gli inglesi furono cosi costretti a mandarli in Italia.

Il dott. Janez si recò dapprima a Roma e da qui emigrò in Argentina assieme ad altri esuli sloveni. A Buenos Aires incontrò il Lazarista P. Ladislav Lencek che aiutava i suoi connazionali. Attraverso di lui venne a sapere che un suo conterraneo Mons. Giuseppe Kere, Amministratore Apostolico di Chaotung (Yunnan), cercava medici per il suo ospedaletto dove già lavoravano alcune suore slovene Terziarie Francescane di Graz. Accettò volentieri la proposta.

Raggiunse Kunming, la capitale dello Yunnan, il 15 agosto 1948 (dopo aver viaggiato per nave fino a Shanghai). Rimase per qualche tempo presso la Scuola dei Salesiani diretta da p. Majcen, poi proseguì per Chaotung accolto lietamente da Mons. Kerec. Si possono immaginare le difficoltà che incontrò, data l’insufficienza di materiale sanitario e chirurgico. L’arrivo dei comunisti aggiunse preoccupazioni e fastidi. Gli toccò la sorte degli altri missionari: arresto, prigione ed espulsione.

Arrivò a Hong Kong il 6 maggio 1952. In una casa salesiana, si ritrovò con i missionari camilliani, pure provenienti dallo Yunnan. Nel frattempo le suore slovene erano state richiamate in patria. Sentito che i camilliani pensavano di aprire un ospedale a Lotung, nell’isola di Taiwan, decise di unirsi a loro. Mons. Riberi, Internuzio in Cina, lo munì di un lasciapassare vaticano nel quale si attestava che il missionario cattolico Rev. Bro Giovanni Giannezzo, nato a Trieste (Postumia), viaggiava per ragioni del suo ufficio apostolico e si pregavano le competenti Autorità di permettere il libero transito.

In seguito il passaporto vaticano gli venne rinnovato dai vari nunzi a Taiwan. Arrivò a Keekung (il porto di Taipei) il 17 giugno 1952.

Qualche giorno dopo si portò a Lotung, al nord-est dell’isola, assieme al gruppo dei camilliani. Li attendeva un ospedaletto in legno (12 letti), preso in affitto da un dottore locale. Si diedero subito ad allestirlo e rifornirlo delle cose più urgenti.

La prima operazione chirurgica è del 17 luglio 1952: l’inizio di una attività che negli anni doveva ampliarsi sino a dar vita all’attuale complesso ospedaliero costituito dal St. Mary’s Hospital.

1952-1990: 38 anni, come un giorno. Dott. Janez fece dell’ospedale la sua casa e del servizio ai malati un suo dovere irrinunciabile, senza mai negarsi un giorno alle loro chiamate… sempre presente, 24 ore su 24, senza un giorno di riposo. Questa una giornata tipica del dotto. Janez: ore 7,50 del mattino: visita ai malati del reparto chirurgico (160letti) accompagnato dagli assistenti e dalle infermiere; in seguito lavoro nel reparto radiologico, soprattutto per le scopie agli operatori di stomaco; indi visite in ambulatorio fino a mezzogiorno. Nel pomeriggio, ancora ambulatorio dino alle 4, poi in sala operatoria fino a tarda sera. Di notte, sempre di pronta reperibilità alle chiamate delle emergente e della sala operatoria.

L’attività più preziosa il dott. Janez l’ha svolta nei primi anni della sua presenza a Lotung, in mezzo a sacrifici e difficoltà inimmaginabili. Le carenze sanitarie erano enormi. I malati giungevano a Lotung da tutta l’isola, mentre il nome del chirurgo diventata leggenda. Era, ed è rimasto, il «dottore grande» oppure in giapponese «Okì». (il primo). Ha veramente salvato migliaia di vite. Professionalmente abile e generosamente dedito ai malati, ha rappresentato la salvezza di numerosi pazienti, fra cui molti sacerdoti e religiosi.  Credo di non esagerare nel valutare a centomila (circa 7 al giorno) le operazioni fatte dal dott. Janez nei suoi 38 anni di vita a Lotung.

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In ricordo del Dott. Giovanni Janez, di p. Giovanni Rizzi in Camilliani Camillians,  N.43 – Anno V, Gennaio 1991 pp. 63-68